In politica si sa c’è un tempo per tutto ciò che la riguarda, c’è il tempo delle parole e c’è il tempo dei fatti, c’è il tempo anche degli annunci che molto spesso sono sinonimi di cazzate orbe. Come c’è anche la teoria e la pratica del essere volta gabbana, ma soprattutto c’è il tempo del fare credere quello che non è. Mi disse una volta un vecchio politico della prima repubblica che per essere credibili agli occhi degli elettori bisogna dire in continuazione quello che si vuole fare per aiutare il popolo, poi alla fine farai il contrario di quello che hai professato adducendo le più svariate scuse, ovviamente dando la colpa agli altri. Oggi tutto quello che sta succedendo ricalca testualmente le parole di quel vecchio politico che magari poteva anche essere stato un boiardo di stato ma, veniva da una scuola politica non indifferente, quella della salvaguardia dello stato, dove una cultura politico sociale era messa in primo piano nella vita di tutti i giorni. Con queste parole era chiaro che in parlamento un politico viene giudicato per quello che vota e non per quello che dice. Oggi i rappresentanti dell’attuale governo, politicamente campano di rendita, quella rendita che gli perviene da ciò che i loro padroni gli intimano di dire. I cinque stelle che da oltre dieci anni non hanno fatto altro che diffondere veleno contro i suoi avversari, mazziando a destra e a manca e professando onestà a tutte le latitudini. Oltre alla onestà, onestà si sono posti come salvatori della patria e del popolo italiano. Più di dieci anni a spararle grosse e a fare proseliti in tutte le categorie sociali, soprattutto dentro il popolo semianalfabeta del web. Proprio quei semianalfabeti funzionali che ripetono a mantra le parole d’ordine impartite dai veri padroni del partito a cinque stelle. Subito dopo le elezioni conquistate con una legge elettorale da loro contestatissima, si vanno ad alleare con un nemico storico, dai tempi dei proclami per formare un inciucio di governo che oltre a fare il contrario di quanto detto in campagna elettorale si vanno rimangiando certi loro punti fissi. Prima tra tutte la questione onestà. Di Maio e Di Battista componenti di aziende familiari beccati come si suol dire con le mani nella marmellata, dove queste aziende hanno avuto problemi con la giustizia. La Taverna con la madre che viveva da anni in una casa popolare di Roma a canone ridotto. Per ultimo proprio fresco, fresco di giornata c’è una indagine scaturita da alcune intercettazioni contro Luca Pasquaretta, ex portavoce della sindaco Appendino, per estorsione e fino a ieri componente dello staff della sottosegretaria all’economia Castelli.. Ora appare sempre più chiaro che la famosa onestà onestà era rivolta solamente agli altri, mentre loro ponendosi in una posizione al di sopra di tutti quanti , forse credevano di potere fare ciò che volevano. La giustizia è lenta ma arriva. C’è un tempo per tutto. Rivolgendosi invece alla lega c’è da dire che mai come adesso questo partito si è dimostrato più fasullo di quello che fa vedere ed é nella persona del suo leader massimo che sta questa fasullagine condita da falsa retorica, ponendo l’accento continuamente su un falso problema, i migranti. D’altrotronde se Salvini non parla di migranti di cosa può parlare? Può parlare del nulla, dove lui ha delle emerite competenze, per il resto è a corto di argomentazioni che interessano il benessere degli italiani. Anche lui fa parte della ciurma dei voltagabbana, ed è presto detto: Migranti, la sua propaganda è soltanto tale, perché passato qualche giorno dal suo impuntarsi nel negare gli sbarchi alle navi ONG, mogio mogio si deve calare le braghe a situazioni più grandi di lui, vedi nave guardia coste Diciotti, vedi più recente la Sea Watch. Tanto clamore per nulla. E fino qui tutto sembra correre su un filo illogico della sua propaganda. Ma è sulla questione della richiesta della magistratura a procedere contro il  ministro a proposito della Diciotti con l’ipotesi di sequestro di persona e abuso di potere. Dopo questa richiesta nell’inciucio di governo si è scatenata una vera e propria corsa a chi la sparava più grossa. Di Maio: voteremo a favore della richiesta. Salvini: processatemi pure non ho paura e tiro dritto per la mia strada. Parole che hanno visto soltanto il tempo di un giorno. Già il giorno dopo quasi in concomitanza i due cice segretari facevano delle dichiarazioni che sembravano estrapolate da un unico pensiero “Il Salvini non s’à da processare”. Di Maio con la sua boria penta stellata si rimangiava quello che aveva detto il giorno prima, in linea con quel cambiamento che dicono di avere espresso, come lo stesso Salvini che anche lui pieno e tronfio del suo seguito metteva in pratica la formula del volta gabbana, rimangiandosi tutto quello che aveva dichiarato fino al giorno prima nella tipica posizione di “spalle dentro e petto in fuori”. Oggi a distanza di quasi un anno dalle elezioni sono in molti dei votanti soprattutto penta stellati a chiedersi se non hanno sbagliato, in quanto credendo di avere votato per qualcosa di nuovo, si ritrovano ad essere impelagati in una formula fascio leghista, cosa che loro di certo non avrebbero voluto. Ora fino a quando queste persone non usciranno fuori a mostrare l’imbroglio di cui sono state vittime, devono ritenersi complici dei razzisti che governano assieme a loro.  C’è un tempo per tutto e solo chi non vuole vedere resta cieco. Oggi i due leader si trovano impelagati in un abbraccio mortale che al momento vede i cinque stelle soccombere nelle percentuali e nei sondaggi a favore dei leghisti, mentre il ministro dell’interno parla alle pance di coloro che non vogliono pensare traendone benefici elettorali.

Liborio Martorana

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