Di giandiego marigo                                                                    22/07/2020

Possiamo solo ragionare speculativamente sul Recovery Fund, molti dei suoi aspetti evolveranno con il tempo e negli anni, per ora restano vaghi e di difficile interpretazione. Coloro che già sanno ed hanno capito tutto lo fanno strumentalmente, per ottenere un effetto.

Al di là dell’eterna abitudine tutta italiota del culto del personaggio, che si riproduce oggi nel non indispensabile culto di San Giuseppe Conte, incrementato dall’uso, ormai disastrosamente diffuso della personalizzazione in politica. Al di là quindi delle iconografie vecchie e nuove e degli altari improvvisati, restano alcuni aspetti tutti da interpretare.

Solo 82 dei 209 miliardi sono a fondo perduto, il resto è un prestito … e già questo, considerando che gli stati versano fior di miliardi in questo fondo è un poco grottesco, d’altra parte l’apparente condivisione dei rischi pesa sull’altro piatto della bilancia. È, oggettivamente, la prima volta che si delinea una volontà comune e di condivisione, quando si parli di finanza e di debito.

Il controllo centralizzato delle politiche di riforma, considerando ritardi culturali, politici ed economici dell’Italia rischia di essere interpretato come una grave perdita di sovranità dai nostri patriottardi del Prima gli Italiani. Poco importa che i loro alleati principali ed i loro compagni di merende al Parlamento Europeo (che per altro frequentano pochissimo) siano i più tenaci e offensivi avversari dell’Italianità, che insultano e deridono quotidianamente. Alla fine il giochino, ormai diffuso, del PRIMA GLI/I … diventa estremamente pericoloso e rischia di servire solamente a dividere, rompere ed a distruggere.

Una domanda sorge spontanea dal petto di un vecchio (ormai anche oggettivamente) libertario … chi pagherà questo conto? Sulle spalle di chi verrà saldato il presunto debito? (resta da individuare a chi sia dovuto),

Al di là dei giochi di retorica inter-borghesi sulle condivisioni e sulle facilitazioni di interessi, al di sopra dei litigi miserandi del fondo perduto vs. prestito a strozzo; resta una domanda trasversale. su chi ricadrà l’onere di pagare? Chi invece ne trarrà lucro e vantaggio?

Già, avete indovinato, è un discorso classista! Legato però ad una secolare esperienza ed a una conoscenza filosofico-storico-politica. Chi ha sempre pagato le trasformazioni interne al potere della borghesia?

È una risposta facile, in realtà, persino oggi che il classismo va così poco di moda, anche se le cose intorno cambiano a ritmo ormai 4.0. Anche se il proletario è difficile da individuare e si confonde con il sotto-proletario da una parte ed il piccolo-borghese dall’altra, divenendo più genericamente un “consumatore di bassa fascia”. Sarà lui, “l’ultimo fruitore”, quello che l’IVA non la recupera (o perlomeno non tutta), l’operaio, l’impiegato, l’insegnante … il contadino piccolo proprietario, l’artigiano, la partita IVA per disperazione … come sempre, come usa, come suole. Come storia ci ha insegnato.

Ed allora che dire? Quando il rombo dei tamburi mainstream ed il ronzio della pubblica venerazione dell’icona santificata coprono qualsivoglia razionalità? Meglio tacere, per evitare almeno l’onta del ludibrio?

Diciamo di NO! Almeno a parole, manteniamo l’indipendenza di giudizio.

Se ormai è palese che le classi subalterne abbiano quasi totalmente rimosso la loro coscienza e, per contro palese, che l’alta borghesia l’abbia , assolutamente, conservata e la sua “Lotta di Classe” non abbia mai smesso di praticarla … vincendola, diciamocelo pure.

Cassandra avvisò i troiani “Diffidate dei Greci, anche quando portano doni”, il riferimento ai greci è pura citazione (i greci di oggi sono le prime vittime di questo gioco al massacro). L’ovazione per San Giuseppe Conte, oggi vorrebbe coprire le differenze di classe, in un generale peana in onore del Salvatore della Patria, la falsa contrapposizione con le posizioni profondamente strumentali ed opportunistiche di una destra Europea che dice tutto ed il suo contrario pur di cavalcare l’onda del populismo facilone, la sommarietà con cui si “liquida” ogni forma di dissenso, mettendola nel mucchio delle farneticazioni di destra ed infine la tendenza all’assolutismo scientifico rischiano di far perdere di vista il colore della verità storica. Relativizzando il racconto.

Il potere non è stupido, anche se ci piacerebbe pensarlo, ed è abilissimo nel mimetismo e nella “commercializzazione del pensiero alternativo”.  Oggi riescono, per esempio, a rendere “La Politica” solamente un atto di ragioneria, facendone rilevare quasi unicamente l’aspetto finanziario ed eliminando ogni implicazione umanistico-filosofica. Assoluto pragmatismo, pagato in Euro. Non è da oggi che il potere pratica con discreto successo manipolazione, ipnosi ed inganno. Restiamo svegli, almeno proviamoci!

(Fonte immagine: web)