di Pilade Tozzi

Il sistema maggioritario è un golpe per sottrazione di democrazia Proporzionale: rappresentatività diffusa

Il Presidente Prodi in un suo recente intervento su LA7 ha riproposto la questione del sistema politico bipolare, evidentemente maggioritario. L’esperienza vissuta in passato ci racconta di un corpo elettorale a quel tempo diviso in tre grandi poli: socialista, popolare e liberale. L’insuccesso della formula fu dovuto alla prassi di comprimere in due soli schieramenti tre diverse tradizioni politiche ben radicate nella cultura del paese. Senza che nessuna delle tre fosse maggioritaria nelle urne, non si creò alcuna condizione di stabilità. Inoltre, i tre poli erano a loro volta frazionati in partiti più piccoli, molti dei quali si moltiplicarono, si divisero o si sommarono: il risultato fu sottrazione di trasparenza. Oggi, il corpo elettorale è ancora più frazionato. Sono ormai di vacuo significato le categorie tradizionali: sinistra, centro, destra, centrodestra, centrosinistra. Oggi in Italia è possibile riconoscere cinque poli diversi: progressista, civico, liberale, conservatore e sovranista. Le categorie tradizionali si sono trasformate e radicate velocemente. Inoltre, il corpo elettorale è divenuto liquido: gli algoritmi che lo rappresentano hanno validità breve. Una legge elettorale d’ispirazione bipolare maggioritaria applicata a questo maggior frazionamento non fornirebbe alcuna nuova garanzia di stabilità e limiterebbe la rappresentatività popolare; i suoi principi ispiratori devono interpretare la realtà del popolo, più che tendere a modificarla. Oggi, il principio che garantisce la democrazia diffusa è il proporzionale. La diminuzione del numero dei Parlamentari unita al maggioritario, maggiormente se associata a sbarramenti, è un golpe.