di Fulvio Fisicaro Palermo, 14 ottobre 2022

Per comprendere il Silvio Furioso al Senato, bisogna addentrarsi nei numeri del risultato elettorale del centrodestra.

Dalle tab. 1 e 2, è possibile rilevare l’attribuzione dei seggi ai singoli partiti della coalizione, alla Camera e al Senato. Sono riportati distinti i seggi ottenuti per la quota proporzionale e quelli per la maggioritaria. La coalizione di centrodestra ha ottenuto il 43,79% alla Camera e il 44,01% al Senato, ma per effetto dell’abominevole legge elettorale gli viene consegnata la maggioranza assoluta in tutti e due i rami del Parlamento. Detto questo, alla Camera sono toccati a Forza Italia 23 seggi da collegi uninominali e alla Lega 41, quando il risultato elettorale della Lega è maggiore solo dello 0,66% rispetto a quello di Forza Italia. Al Senato, ove i maggiori voti ottenuti da Salvini sono lo 0,58%, alla Lega vengono attribuiti 15 seggi da collegi uninominali e a Forza Italia 8: una sproporzione inaudita in entrambi i rami del Parlamento. Se gli eletti con l’uninominale di Forza Italia non sono in proporzione ai voti ottenuti, significa che non lo erano i candidati. Nella fase di distribuzione delle candidature uninominali, il peso di Berlusconi è stato sottostimato dagli alleati e al contempo quello di Salvini sovrastimato. Il Cavaliere ha perso centralità di ruolo quando ha accettato senza fiatare il ridimensionamento del suo partito; è stato trattato come la Cenerentola della coalizione a beneficio di Salvini, che si trova ora una compagine parlamentare ben più numerosa del peso elettorale dimostrato e ne trae adeguata consolazione alla perdita di consenso.

Dalle tab. 3 e 4, è possibile rilevare il peso dei singoli partiti all’interno della coalizione e la percentuale dei seggi attribuiti a ciascuno. Alla Camera, Forza Italia ha ottenuto un numero di seggi vicini al suo peso relativo all’interno della coalizione; ma Salvini, con un peso relativo del 20,03%, ottiene il 27,85% dei seggi. Al Senato, ancora peggio: a Forza Italia tocca il 15,65% dei seggi contro un peso in coalizione del 18,79%; Salvini pesa 20,11% e ne ottiene il 26,09%.

Per la formazione delle tab. 5 e 6, abbiamo provato a immaginare quale sarebbe stata la distribuzione dei seggi ai singoli partiti se le candidature e gli eletti ai collegi uninominali fossero stati in proporzione al consuntivo di ogni partito della coalizione. Così ragionando, per assurdo, a Fratelli d’Italia mancano 22 seggi alla Camera, 17 dei quali se li ritrova in più Salvini; al Senato, il Cavaliere perde 3 seggi e Salvini ne guadagna 4. Pertanto, Berlusconi è montato su tutte le furie per i candidati di Salvini all’uninominale eletti con i suoi stessi voti e cerca nel Governo un’adeguata compensazione che riequilibri il clamoroso errore tattico commesso a suo danno dalla coalizione nella formazione delle candidature uninominali. In effetti, Giorgia Meloni e i suoi Fratelli sono stati i più sottostimati e spingono a loro volta per un riequilibrio, con forza contraria al verso di quella di Berlusconi ma di molto maggiore; ben difficilmente i desideri del Cavaliere potranno essere esauditi. Anzi, la sua posizione vacilla: la sua dimensione è tale da non destare preoccupazioni particolari per il reperimento di eventuali sostituti nella maggioranza. La destra italiana può governare anche senza Berlusconi e lo ha dimostrato proprio alla prima votazione al Senato per l’elezione del Presidente. La XIX legislatura nasce debole non tanto per il voto negato a La Russa dai senatori di Forza Italia, quanto per le evidenti contraddizioni che stanno alla base dell’alleanza di centrodestra e ne minano la stabilità.

(fonte immagine di copertina: AndKronos.com)