«Slow Motion» è un racconto che si ispira alla canzone omonima del gruppo Third Eye Blind.

 

La Signora Di Giovanni insegna lingua e letteratura inglese al mio liceo, è molto brava ed accondiscendente con noi studenti ma io ho appena sparato al figlio. Non ci credete? E’ stata una cosa accidentale, potrei dire. E invece no, è stata una cosa che già fermentava nella mia mente criminosa da un bel po’. E come mai, mi chiederete. Be’, quel bastardo di Ivan mi doveva dei soldi. 12 euro e 60 centesimi per la precisione. Non è tanto, dite voi. E voi che cazzo ne sapete di come vive un adolescente cresciuto da due genitori spilorci, vegani e quasi mormoni – cosa che loro non ammetteranno mai – e quindi se solo sapeste, come può un adolescente del duemila vivere con una misera paghetta come quella che mi elargiscono ‘sti stronzi. Comunque, tornando a Ivan – da dire che la madre è una bravissima persona e non si meritava affatto un figlio del genere – mi doveva quel denaro e io gli ho sparato! Un colpo secco, bang! Dritto al petto. Lui usciva da scuola e io, appostato dietro un cespuglio come un cecchino professionista, bang! L’ho preso in pieno il coglione, non se l’aspettava mica. Nessuno si aspetta qualcosa di simile. Ora con un bel proiettile infilato nel costato non può correre da nessuna parte. Non se la può mica filare come faceva prima ogni volta che vedeva il sottoscritto per la strada. 12 euro e 60, pezzo di merda, me li dovevi! Nulla? Non vuoi pagare? Bang! Eccoti servito, stronzo!

Be’, ripensandoci un secondo dopo, forse non volevo realmente, forse sotto sotto la mano ha premuto il grilletto ma la mente diceva di no, forse, avreste dovuto vederlo, signori. Ah, avreste dovuto vederla la sua carne esplodere nel sangue, uno spettacolo, veramente. Sembrava la scena di un film, già, era proprio come un film. Era come se stessero girando una scena in slow motion. Stop, rallenty, ora, stop, piano, slow motion mentre io vado via, slow motion mentre lo stronzo esplode nel sangue, slow motion e si accascia a terra, slow motion e zoom sulla sua faccia, slow motion e la sua smorfia di dolore.

Ora: cosa fare ora? La mia parte l’ho fatta, già, come immaginata, come sognata così tante volte. Ora tocca a loro: ora le guardie cercheranno di prendermi. Le guardie mi acchiapperanno, ma prima ci vuole un bel tentativo di fuga. Uno figo, teatrale. Tra le grida della gente e delle povere compagne impaurite, con un balzo monto sul motorino e via, a tutto gas. Eccolo, lui, sì, è stato lui, prendetelo!

Volo, per le strade della mia città ormai insanguinata che diventerà un nuovo caso di sputtanamento nazionale. Ci verranno in tanti, sì, a vedere i posti dell’attentato, la casa della vittima e del carnefice, sarò famoso, saremo famosi Ivan, anche tu dannato figlio di troia sarai famoso e osannato e magari ti faranno santo, sta’ un po’ a vedere. Io, per il momento, mi do alla macchia ma le guardie mi sono alle calcagna. Sento le sirene. Driiin, driiin, driiin. Cosa farò? Voglio che sia chiara una cosa e sarà la prima dichiarazione ai giornalisti che già stanno accorrendo: l’ho fatto anche per voi. Bel titolone per i giornali di domani, vero? Questa città era un mortorio e grazie al mio intervento ora ci sarà qualcosa di cui parlare, ora sì che verranno troupe e giornalisti e turisti e guardoni e tutto andrà in giro alla velocità della luce. Ah, la TV poi renderà la mia rabbia molto più fascinosa.

E’ uno psicopatico, diranno. Uno psicopatico? Uno psicopatico professionista, però. Avete visto che colpo? L’ho fatto secco a primo tentativo, dritto al torace. Un cecchino, sì, sono un fottuto cecchino e guai a contraddirmi. Ho ancora il ferro caldo con me.

Corro verso le colline, ripenso alla Signora De Giovanni che non si meritava tutto questo, no, non si meritava un figlio del genere, in primis. E allora, cara Signora, le ho fatto un favore, vede, gliel’ho tolto di mezzo. Sarebbe stato un fallito, un buono a nulla, avrebbe condotto una vita misera, le avrebbe creato solo problemi, le avrebbe ingrossato la bile Signora, creda a me. Questo lo so ma ora, forse, provo un piccolo pentimento. Scusate, forse in verità è stato troppo. Forse mi son spinto più in là anche se, dopo tutto, quel bastardo se l’è cercata! 12 euro e 60 mi doveva e questa è una cazzo di motivazione, se l’è cercata, s’è beccato una pallottola nel petto, e che sarà mai? Viviamo in un mondo crudele, succede a tutti prima o poi. Lo sapete anche voi, quel che è giusto è giusto. Io sono stato giusto perché i debiti si saldano. Io sono una persona onesta. Sennò, di questo passo, dove diavolo andremo a finire?

E ora via agli spazi sui rotocalchi televisivi, le interviste a sociologi e psicologi, criminologi d’alto rango a provare a spiegare i meccanismi che portano a cose così. E via a paroloni e spiegazioni accademiche. Soffre delle deviazioni sociali delle periferie. E’ stato influenzato nella crescita dal decadimento urbano. Non ha ricevuto l’educazione necessaria per distinguere tra bene e male. E’ un prodotto del nuovo isolamento tecnologico. Della solitudine della generazione X. Stronzate. Andate a vedere quanti amici ho su Facebook: quasi quattromila. Per non parlare degli altri social network. Io sono una persona a posto. Io volevo solo i miei soldi. Io volevo solo qualcosa di giusto una volta tanto.

La polizia sta arrivando, le sirene più vicine, i giornalisti, ci sono i giornalisti e la TV? Voglio troupe belle folte e giornalisti competenti, per cortesia. Questo caso andrà in prima serata, cavolo! Siamo entrati nella storia, io e te Ivan, pezzo di merda, saremo ricordati per sempre. Basta con le chiacchiere, basta con le speculazioni, basta con le lamentele.

Slow motion il motorino va, slow motion e mi giro sudato verso la polizia, slow motion ottima inquadratura, slow motion diretta direttissima su tutti i canali, che onore! E tutto per voi telespettatori, mettetevi comodi e gustatevi lo show. E non ditemi che siete degli angioletti. Non fatemi ridere, per carità, son concentratissimo sulla fuga.

Cosa? Voi non l’avreste fatto?

E cosa avreste fatto, voi sapientoni?

Voi che ne combinate anche di peggio.

Io avevo bisogno dei soldi.

Quale sarebbe la vostra scusa?

Robert Sanasi

 

Rubrica a cura di Fabrizio Vasile

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