di Fulvio Fisicaro 20/09/2021
NADIA SPALLITTA: PALERMO FERMA ALLE CRONACHE DI VENT’ANNI FA I problemi sono gli stessi e si sono trascinati senza soluzioni. Le scelte politiche attuali non nascono da un percorso costruttivo partecipato e trasparente.
Nadia Spallitta, avvocata, è stata ed è tuttora uno dei soggetti di spicco dell’area politica progressista palermitana. Il suo curriculum mostra due consiliature al Comune di Palermo (dal 2007 al 2017), eletta da indipendente in liste civiche. E’ statala prima e unica donna presidente della commissione urbanistica del Comune di Palermo e vicepresidente del Consiglio Comunale. Si devono alla sua azione politica l’istituzione dei parchi Uditore e Villa Turrisi (2009), l’azione volta al conferimento alla Polizia Municipale delle attività di notifica dei verbali con conseguente risparmio di circa 2 milioni di euro (2009), innumerevoli mozioni, interrogazioni, proposte ed interventi volti a limitare il consumo del suolo e a garantire la tutela e lo sviluppo del verde cittadino, molteplici iniziative per incrementare i livelli della raccolta differenziata, interventi sulla gestione del canile municipale, sulla gestione degli immobili confiscati alla mafia, sull’emergenza abitativa, sulla residenza virtuale, sulla diminuzione del traffico urbano, dell’inquinamento acustico e atmosferico anche attraverso la realizzazione di percorsi ciclistici e ciclopedonali protetti, interventi rivolti alle associazioni culturali, ed azioni di controllo delle società partecipate. Nel 2017 si è candidata a sindaco di Palermo, non condividendo le scelte politiche dell’Amministrazione Leoluca Orlando.
Avvocata Spallitta, qual è la situazione politico amministrativa oggi a Palermo?
E’ evidente che la città non sia ben governata e che alcune annose problematiche non siano state mai risolte. Le questioni legate al sistema dei trasporti e le relative carenze, la gestione dei rifiuti che si caratterizza per l’assoluta inadeguatezza della raccolta differenziata con enorme aggravio di costi e rischi per la salute del cittadino, la gestione del territorio con la città che ancora attende il nuovo piano regolatore, le questioni organizzative interne in relazione alle quali inverosimilmente è fermo da circa un decennio il concorso per dirigenti tecnici, la nota e drammatica vicenda delle sepolture, le questioni sociali, la scarsa trasparenza e limitata partecipazione civica alle scelte fondamentali dagli atti di programmazione e pianificazione comunale, l’inadeguata risposta all’emergenza sanitaria in periodo di Covid19,con l’adozione di provvedimenti a mio avviso inidonei ad affrontare le problematiche connesse, sono solo alcune delle questioni irrisolte del nostro territorio. L’azione amministrativa di governo è caratterizzata dall’assenza di politiche ambientali in un momento storico in cui i cambiamenti climatici dovrebbero rappresentare una priorità nelle scelte e tutte le azioni dovrebbero confluire verso la sostenibilità ambientale e l’innovazione ecocompatibile. A Palermo, inverosimilmente, proprio durante l’emergenza sanitaria sono stati installati numerosi impianti 5G, in assenza di adeguate certificazioni idonea garantire la tutela della salute. Aldilà delle dichiarazioni d’intenti, la politica comunale si caratterizza per una totale assenza di pianificazione e programmazione e le scelte non nascono da un percorso costruttivo partecipato e trasparente. La partecipazione per me è un valore che questa amministrazione ha tradito.
Il pre-dissesto finanziario dichiarato dal Consiglio Comunale lo scorso 16 settembre getta un’ombra sinistra anche sulla gestione finanziaria del Comune di Palermo.
Il pre-dissesto e il rischio di dissesto finanziario sono legati all’incapacità di acquisire finanziamenti europei e statali per la realizzazione di opere pubbliche, cui i bilanci degli ultimi anni hanno dedicato sempre meno risorse, e che sono indispensabili per la nostra economia, ma anche per la qualità della vita e il decoro cittadino; all’incapacità di rendere economicamente vantaggiose le immense risorse del territorio, anche nel settore dell’ambiente; all’assenza di una politica economica che metta in sicurezza le piccole e medie imprese, che vengono anzi vessate da un’imposizione fiscale tra le più alte d’Italia, cui non corrisponde, tra l’altro, l’erogazione di servizi adeguati. Inoltre, l’assenza di politiche giovanili porta ad una vera e propria diaspora dei ragazzi, con invecchiamento della popolazione locale e perdita di energie, insieme all’assenza di interventi efficaci nel settore della cultura che diano respiro e voce alle tante eccellenze e rendano nel contempo internazionale la città.
A chi attribuisce la responsabilità di questo sfacelo?
La responsabilità di tutto questo a mio avviso non è solo del Sindaco, che in realtà non governa da solo ma con il sostegno, quanto meno in relazione agli atti principali, dello stesso centrodestra. E’ noto che tra le file dei consiglieri che lo hanno sostenuto alle ultime elezioni molti candidati provenivano proprio dal centrodestra. Ci tengo a sottolinearlo: l’amministrazione della città non è esclusiva responsabilità del Sindaco, e non condivido gli attacchi spesso univocamente diretti ad Orlando proprio perché ritengo che in realtà si stia governando grazie alla mancata opposizione reale del centrodestra, che per me quindi è altrettanto responsabile dell’attuale situazione cittadina. D’altro canto, a mio avviso, la sinistra non ha svolto un ruolo forte ed efficace e comunque realmente riconoscibile e visibile; anzi, la sistematica adesione all’azione ed alle scelte del governo cittadino ne ha ridimensionato se non annullato ogni forza e autonomia con le conseguenti ricadute che si vedranno probabilmente alle prossime consultazioni amministrative, quando, venendo a mancare l’effetto trascinamento di Orlando, il centrosinistra dovrà fare i conti con una scarsa visibilità sul territorio.
Come si esce da tutto questo?
I problemi della città di Palermo sono problemi decennali. E’ sufficiente leggere le cronache di 20 anni fa per scoprire che le questioni sono sempre le stesse e si sono trascinate, nel tempo, senza soluzioni. Anzi, c’è un deterioramento del tessuto economico e un impoverimento della popolazione che il Covid19 ha solo accentuato, ma che già era in atto. Mancano a Palermo le infrastrutture. Il problema delle scuole è atavico. Mancano gli asili nido. Si muove il sottobosco illecito, come le varie indagine penali dimostrano, ma le attività alla luce del sole spesso sono ferme. Forse ci dovremmo interrogare su questo sostanziale immobilismo che caratterizza la nostra città. Mancano, ad esempio taluni servizi essenziali, con carenze inconcepibili in qualsiasi altra parte del Paese, ma di fatto non si registra nessuna reazione. Come è possibile che si accetti una così scarsa qualità della vita senza esprimere un moto d’orgoglio? La domanda che andrebbe fatta non è, quindi, a mio avviso, solo sulla gestione amministrativa della citta, ma sulla società cittadina e sulle dinamiche che hanno portato nella sostanza e consentito la cristallizzazione delle problematiche. Credo che il problema da affrontare sia in primo luogo culturale; e sarà sempre più difficile da superare, alla luce del fatto che i più giovani e i più colti, le risorse umane migliori, spesso vanno via, anzi si lasciano andar via. La responsabilità della politicae dei governi è stata questa: non aver scientificamente contribuito a determinare lo sviluppo culturale soprattutto delle classi sociali più deboli, che poi sono la maggioranza degli elettori, anche emancipandole dal bisogno. A mio avviso, manca l’espressione di una borghesia illuminata, che normalmente è rappresentata dall’Università o dalle professioni, che faccia sentire con forza la sua voce e la sua posizione critica e consapevole; anche la borghesia è assuefatta all’inerzia del sistema. Sicuramente occorre ripartire dalle scuole. Il processo è assolutamente lento e graduale. Valorizzare i docenti e la loro funzione e dedicare i principali obiettivi di governo alle nuove generazioni, che sono quelle che raccolgono i disastri della politica, compresi quelli ambientali, e delle quali in concreto ci si occupa ancora davvero poco.
Guardando alle amministrative del 2022, chi sono i leader candidabili dal centrosinistra?
In questo quadro in cui il centrosinistra e l’aria progressista cittadina non si è distinta rispetto alle scelte dell’amministrazione che anzi ha condiviso, è difficile individuare figure di leader credibili e forti. Si fanno alcuni nomi ma nessuno mi sembra effettivamente proponibile e in grado di superare l’avanzata inarrestabile del centrodestra, determinata anche da una certa assenza del centrosinistra. Stanno emergendo delle figure femminili di estrazione civica che potrebbero essere interessanti e potrebbero in qualche modo farsi portatrici dei valori del campo progressista. Una delle figure che stimo particolarmente per il suo impegno, la sua lealtà politica e la sua coerenza è Ciro Lomonte: è una persona preparata e dedita in modo disinteressato alle vicende politiche.
Diamo uno sguardo alla Sicilia. Il 2022 sarà anche anno di elezioni regionali.
La cosa che mi lascia perplessa è questa: è evidente il disastro socio-economico e ambientale (si pensi, solo per fare un esempio, ai tanti incendi recenti, ma l’elenco delle inadempienze sarebbe troppo lungo) della nostra, sempre più povera regione, guidata dal centrodestra; altrettanto evidenti, soprattutto in questo momento storico piagato dalla pandemia, emergono le gravissime lacune di un sistema sanitario totalmente inconsistente. Si tratta di un settore le cui ricadute negative coinvolgono tutta la popolazione. Ebbene, di fronte a quello che dal mio punto di vista ed in relazione alle nostre potenzialità è un disastro amministrativo del centrodestra, trovo incomprensibile come i cittadini siciliani possano voler sostenere alle future elezioni, siano esse comunali, dove per quello che ho detto prima, già governano, che regionali, esponenti ed alleanze di centrodestra, che hanno già dato ampia prova di non saper governare.
FULVIO FISICARO
(foto di Fulvio Fisicaro)
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