Quattrocento donne insieme ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo il 22 settembre 2018 alle 9.30: un’assemblea cittadina per ricordare…

a cura di Clotilde Alizzi

 

Forse è passato inosservato, ma ripercorrendo segni passati, e tuttavia prossimi, come la manifestazione  che ha riunito le destre più estreme il 12 novembre 2017 in Polonia, a Varsavia, fa pensare che quanto stava sommerso, riaffiorante sporadicamente, nutriva in silenzio stuoli di persone. All’appello hanno risposto in  60.000. A Varsavia ultranazionalisti da tutto il mondo hanno sfilato inneggiando alla supremazia della razza bianca con slogan antisemiti, giovani con il capo coperto imbraccianti le bandiere verdi filo-fasciste hanno inneggiato lo slogan “ Vogliamo Dio”, frase di una tradizionale canzone polacca, la stessa frase pronunciata da Donald Trump quando visitò la Polonia.

Segnali che passano inosservati ma che se colti ci ripiombano in atmosfere del passato, dimenticate.

Dimenticate.

Ho visitato Berlino quest’anno, superando un’antica repulsione verso questa città per cosa ci ricorda. Solo poco più di 60 anni fa, solo 60 anni per dimenticare. Invece lì più che mai si vuole ricordare. Ti accoglie con tutti i segni del passato bene in vista. Ti accoglie con l’efficienza dei servizi, le facciate nuove di palazzi ricostruiti, le sfavillanti piazze di architetture dei nostri Renzo Piano o di prestigiosi architetti americani, e con i bronzi e i mausolei in cemento della memoria. Le piastrelle di inciampo, non solo sui marciapiedi, visibili anche spaziando lo sguardo, nei cartelloni che sugli edifici raccontano e riraccontano a tutto il mondo, cosa lì è avvenuto. Ti accoglie con le ferite tutte  aperte, a vista,  nel muro tranciato,  i murales che tracciano una storia di pace gridata da un popolo dilaniato dalla separazione della città, di nuclei familiari, di affetti, famiglie ed economie. Murales che inneggiano ai giusti della terra: Sacharov, Mandela, e alla storia che ha segnato il volto di questo popolo in ginocchio.

Il bronzo Train de vie, Train de morte, raffigurante i bambini ebrei da un lato e quelli tedeschi dall’altro, con fiori appassiti lasciati tra quelle braccia da turisti commossi, racconta all’uscita della stazione Friederich, di come 10.000 (o forse anche di più) bambini ebrei furono salvati da nazioni, che ne permisero l’accoglienza, dopo il primo pogrom del 9 novembre 1938, conosciuto come notte dei cristalli. I disordini e le polemiche anche interne sulle disposizioni al pogrom, permisero un programma di esodo forzato da parte dei nazisti nei confronti degli ebrei. Da quella stazione transitarono verso nazioni accoglienti, come Lituania, Unione sovietica,  Svizzera, Gran Bretagna,(finché queste ultime acconsentiranno all’accoglienza) questi bambini tristi e laceri con la stella di Davide appuntata sul petto (train de morte), all’opposto (train de vie) raffigura i bambini tedeschi belli, sani che partono gioiosi. Non ultimo il Museo della memoria ove in un percorso sensoriale ripercorri le sensazioni di disorientamento dell’Esodo forzato, il buio delle camere a gas, ricordi e memorie che dalle teche, esigue, stimolano lacrime copiose. E il mausoleo della Memoria di tutte le vittime dell’Olocausto europeo, a pochi passi dalla Porta di Brandeburgo, con gli asimmetrici blocchi di cemento, evoca centinaia di tombe ove tacciono per sempre.

Berlino non si vergogna di ricordare.

Ricordare.

Ricordare  un giorno come il 18 settembre di tanti anni fa, in cui Mussolini promulgò le leggi antirazziali a Trieste, città che per l’antisemitismo avrebbe accolto con favore tali disposizioni. Ricordare Luciana Segre, deputato parlamentare ebrea salvatosi dai campi,  che ci racconta una  giornata feroce nel campo di Auchwitz, quando una fettina di carota, esile, sporca, donatale da una compagna di prigionia, le permette di superare le brutture subite.

Ricordare che la crisi economica dopo la prima grande guerra provocò quell’ondata di malcontento che fu scaricata sul “capro espiatorio” ebreo, così come oggi viene scaricato sul “capro espiatorio” immigrato. Di come vanno colti i segni dei tempi di quel sommerso sottotaciuto che viene adesso gridato. Di come una società di intellettuali, donne, 400, ha sottofirmato per un’assemblea cittadina, per dire che esserci per ricordare ha più valore di tanto sbandierato malcontento che si nutre nella pancia nera di tutte le destre.

E così il 22 settembre sei invitato anche tu, all’assemblea cittadina che si terrà ai Cantieri Culturali alla Zisa, dalle 9.30 alle 13.30, per RICORDARE. RICORDARE. Palermo come Berlino.