di Ornella Mallo                                                                                                            16/04/2020     Celeste, il mio destino. Come gli occhi che ho piantato dritti dentro i tuoi, la prima volta: trasparenti, come le acque di un lago. Come i jeans delle foto che mi scattavi: una nuvola di capelli biondi si mescolava a fili d’erba verdi, come i miei anni.

Quando mi baciavi, mi davi la vita. Per questo ero sempre pronta a perdonarti. Ero sicura che senza di te non ce l’avrei fatta: tu eri l’aria,  mi servivi per respirare …

Con te sognavo un avvenire biondo come il grano, come i capelli che carezzavi con le dita, pettini che districavano nodi: li aggrovigliavano, invece, stringendoli  sempre di più.

Sempre di più mi allontanavi dagli altri. Non ti piacevano i miei genitori, mio fratello, le mie amiche. Mi piacevano tanto i bambini, non fare la parrucchiera. Ma in ogni angolo, vedevi qualcuno che mi poteva rapire: una gelosia morbosa, un’ ossessione.

Mi hai chiusa dentro una bolla: la tua statuina di cera, da modellare e vestire a tuo piacimento.
Cambierà, dicevo, lo cambierò. Ti difendevo contro tutto e tutti, con la testardaggine dei miei anni: dentro di me morivo, sbranata dai dubbi. Scenata dopo scenata, sono caduti i veli di Caino. E io ero Abele.

Celeste, il mio destino. Come i miei occhi, sbarrati nelle acque del lago, profondo da inghiottirmi. Non placido, ma increspato da venti di ghiaccio, nella notte di Halloween.

Ne sento ancora in bocca il sapore dolciastro, la sabbia che entra nelle mie nari, con furia, fino ai bronchi, ferma il cuore. Grigia, la sabbia di fine ottobre, gelida, come l’acqua che mi ha avvolta, e che mi ha tolto la vita. La mia saliva è impastata di alghe …

Su di me ora solo alghe, viscide alghe che invischiano i tuoi pantaloni come fossero fili che ancora ci uniscono, in questo delirio a due, che è stato il nostro amore.
Ma amarti non può essere stato vano.

Non sei stato tu a cacciare la mia testa con forza in quel maledetto lago; le tue mani, così generose di carezze, non possono avere fatto questo.

Non sei Caino. Per me sei sempre il ragazzo dei momenti più dolci.

Sai, sono un angelo, adesso. Ti aspetto, quassù, nel cielo.

Non vedo l’ora di riabbracciarti.

È tutto.


(fonte immagine: web)