di Giandiego Marigo

E dunque siamo qui, usando un incipit insolito che parte con una congiunzione, circondati ed assediati. Abbiamo l’esercito agli incroci e sulle rotonde (tanto per non dare una cupa sensazione di allarme) e le balle di fieno sulle ciclabili. Tutto è fermo, in animazione sospesa.
Qui ad interrogarci su chi sia il paziente zero, visto che il manager viaggiante che era stato accusato di esserlo era sano come un pesce e del tutto privo degli anticorpi al coronavirus.
Mentre il grottesco invade il campo e Trump vieta i voli dall’Italia, scopriamo che abbiamo ben due focolai, distinti, senza alcun inizio … così, nati dal nulla. Siamo davvero fortunati.
Scopriamo altresì che Codogno ha più casi di Parigi, di Londra, di Berlino ed un poco ci interroghiamo su questo dato, apparentemente, incoerente, considerando che i rapporti con la Cina di Codogno non sono maggiori che in qualsiasi altra città del Nord.
Osservando il capitalismo farsi del male da solo, bloccando un’azienda fondamentale, per il settore auto (a livello Europeo) come MTA.
La politica continua tritare frasi fatte, mentre la paranoia poco utile delle mascherine invade anche il parlamento.
Insigni infettivologi e dirigenti di laboratori importanti (non rivenditori d’aria fritta improvvisati e compulsivi) riportano il piano dell’analisi su una realtà più tranquilla e molto più logica: segnalando i dati incontestabili che l’epidemia sia scarsissimamente letale, che probabilmente i deceduti lo sarebbero comunque per patologie pregresse, che il coronavirus è comparabile ad una para-influenza, che l’allarme ed il panico sono eccessivi e , tutto sommato, ingiustificati. Sembra quasi e lo si dice con immensa amarezza, che la “battaglia elettorale” si sia impossessata del caso riducendolo a tragico pretesto.
Così i NAS alla ricerca di un paziente zero qualsiasi mettono sottosopra l’ospedale di Codogno, già molto provato di suo, anche precedentemente al corona. Mentre Conte e Fontana litigano e Speranza spera.
La politica, quella vera, che risponde ai bisogni e che ha risposte valide, latita, fra impotenza e arroganza ad una distanza siderale dalla realtà.
I negozi sono aperti e dopo l’assalto che ha portato nelle case scorte inimmaginabili ed eccessive, sono rientrati in una normalità, tutto sommato tollerabile (ci si domanda cosa mai se ne faranno ora gli italiani delle tonnellate di vettovaglie e deperibili che si sono stivate in casa).
L’accaparramento ora riguarda le mascherine e i disinfettanti ed è tale da spingere le associazioni di malati terminali ed oncologici a pregare di lasciare loro le mascherine ed i disinfettanti, che, nel loro caso, sono salvavita.
Il dato rilevante è quindi la paura, tale e tanta e tutto sommato senza reali basi da abbozzare i tratti di un procurato allarme, ridondando i termini di un “al lupo … al lupo” di infantile memoria.
Il danno economico però … quello sì, è tangibile, il danno d’immagine rilevantissimo. Porti chiusi e città blindate, divieti di accesso e controlli all’entrata, ma per i Lombardo-Veneti (come si sta ad essere oggetto di xenofobia fuori luogo?). È molto preoccupante il futuro del turismo ed il PIL soffrirà moltissimo nell’aver fermato la cosiddetta locomotiva Lombardo-Veneta, gli artefici dell’allarmismo, gli odiatori professionisti, gli spacciatori di chiusure forzate e luoghi comuni … i ministri della paura oggi si sono fatti del male da soli, in un blaterante soliloquio che non riesce a fermarsi nemmeno di fronte all’evidenza ed il vortice di botta e risposta in cui hanno costretto il confronto ideale in questo paese, ormai non dà più alcuna risposta, ridondando d’autoreferenza, imprigionato in una logica di esagerazioni incrociate.
Qui a Codogno, Città assediata. Paese di untori e d’appestati, tutto sommato, va bene. In giro c’è pochissima gente e quelli che fuggono verso le loro case al mare vengono presi prima dopo … la caccia al codognese è aperta.