Chi si ricorda di Ignazio Marino, l’ex sindaco di Roma, di sicuro ricorderà la gogna che gli venne appioppata per farlo fuori politicamente. Fu un’ azione congiunta da più parti: in primis con il suo partito di appartenenza, con a capo il commissario Orfini e il premier Renzi che ne chiesero le dimissioni senza saperne motivare le cause; subito dopo con un’opposizione, che vedeva i 5Stelle in prima fila a inveire al canto di “onestà – onestà”.

Di certo ci si ricorderà l’appuntamento che la maggioranza dei consiglieri si dettero nello studio di un notaio per firmare un documento congiunto, nel quale chiedevano le dimissioni di Marino.  Ci si rammenterà anche di tutte le accuse sugli scontrini relativi a qualche bottiglia di vino o di qualche pranzo, oppure della storia della Panda che posteggiava nell’isola pedonale. Ci si ricorderà pure di quel ristoratore che dichiarò la presenza di Marino nel suo ristorante, elencando cosa aveva consumato con la solita bottiglia di vino di accompagnamento.

In tanti, nel periodo che doveva vedere Marino andare via, si accanirono sul sindaco come se fosse il peggiore dei nemici. Persino all’interno del Pd, la direzione non volle prendere le difese del primo cittadino quasi fosse il peggiore dei delinquenti, preferendo la sua defenestazione per poi candidare alle ultime elezioni un perdente.

Tutti si sono accaniti contro Marino, reo di avere tolto dalle strade più frequentate dai  turisti tutti i camion bar della famiglia dei Tredicine; camion bar ritornati prepotentemente in auge dopo le sue dimissioni e adesso rimasti con il tacito consenso della nuova giunta.

Ecco, di Marino si ricorderanno tutti per queste accuse, ma non  ricorderanno  quanto di buono abbia fatto per la capitale. Adesso l’ex sindaco è stato assolto sia dalle accuse di peculato, truffa e falso per alcune consulenze della sua fondazione, in quanto il fatto non costituisce reato. E’ stato allo stesso modo assolto  per la storia degli scontrini perché, anche in questo caso, il fatto non  sussiste. Il pm aveva chiesto ben tre anni e quattro mesi di pena, invece i giudici, riunitisi in Camera di Consiglio per quindici minuti, hanno deciso di assolvere Ignazio Marino.

Certamente non cambia molto nel panorama politico romano, ma di sicuro c’è tanta gente che da oggi non ha il coraggio di guardarsi allo specchio e di chiedere scusa all’ex sindaco. Pubblicamente. In tutta questa vicenda, Marino ne esce a testa alta rimarcando il rispetto verso la magistratura. Quelli che staranno mogi mogi sono ben altri, a partire dalla dirigenza suo stesso partito.

Liborio Martorana