di giandiego marigo                                                                          17/08/2020

In un articolo del 16 agosto 2020 QUI pubblicato da Vittorio Pellegra sul Sole 24 Ore si affronta una tematica scottante, un’epidemia che sta mietendo vittime infinite e senza pietà e di cui, nessuno si cura, un’epidemia per cui non basteranno mascherine o distanziamenti, per la quale esiste un solo possibile vaccino (di cui parlerò più avanti) che è però difficilissimo da ottenere perché non servono scienziati per elaborarlo, ma coscienza e consapevolezza diffuse (materie assolutamente rarissime).

Parte dagli USA, non a caso, e presto invaderà il mondo, anzi per chi sappia vedere lo sta già facendo. Ha un nome si chiama “Mancanza di Senso”.

L’articolo in questione si muove da un corposo studio del Premio Nobel per l’economia Angus Deaton che con Anne Case dal titolo Deaths of Despair and the Future of Capitalism”(Princeton University Press, 2020).

In questo trattato si affronta la tematica dei “Morti per Disperazione”che ha visto, solo negli Stati Uniti, nel 2017, morire 158.000 persone di suicidio, overdose o malattie correlate all’abuso di alcool. È un numero esorbitante ed è in aumento esponenziale.

Nello studio di Deaton e Case si stigmatizza la modificazione profonda della “popolazione” dell’area della disperazione suicida o autolesionista, essa era prima caratterizza dalla preponderanza di medio borghesi e ricchi, oggi , sempre più si popola degli ultimi, della classe lavoratrice precarizzata ed usurpata del senso della propria stessa esistenza, dei disperati senza assicurazione sanitaria, senza speranze, senza prospettive. Di quelli che chiamiamo ultimi e che perdono il senso del loro esistere.

Deaton e Case definiscono chiaramente questa tendenza come esponenziale radicata, consolidata ed ormai affermata.

L’articolo in questione poi si perde in un vano tentativo di recupero dei valori del capitalismo degli inizi, quasi che fosse mai esistita un’etica ed una morale nell’accumulo e nello sfruttamento.

Il vostro scrivano invece si dedicherà ad un’altra considerazione, se questa analisi è vera e purtroppo lo è le classi subalterne sono gravate oltre che dello sfruttamento anche dalla depressione endemica d’un capitalismo in crisi, pagandone il prezzo non una ma più volte ed a diversi livelli.

La domanda sorge spontanea: può il capitalismo rigenerarsi? Ammesso che il suo non sia un difetto, come personalmente credo, di nascita?

In questo senso mi sovviene una citazione di Giordano Bruno che disse “Chiedere a potere di riformare il potere, che ingenuità” non a caso lo bruciarono subito dopo.

È possibile pensare ad un capitalismo diverso da questo, se le sue fondamenta

sono la competitività, il diritto del più forte e del più ricco, l’assoluta verticalità della società, l’appropriazione indebita basata sulla forza, l’usura legalizzata? Ha senso chiedere al potere di riformare sé stesso?

È palese come occorrano fondamenta differenti per costruire una casa diversa, serve una visione diversa dell’umanità per avere una umanità nuova. Compassione, circolarità, orizzontalità, condivisione sono valori che cozzano frontalmente con l’idea stessa del Capitalismo.

Sostenibilità ambientale, compatibilità, una società a misura delle persone, appartenenza non sono valori capitalistici. Il Sistema così come è congegnato oggi piega la natura alle proprie esigenze, premette il benessere dei pochi ai bisogni reali dei molti, pratica lo sterminio animale ed umano è fondato sul genocidio e si nutre di sangue e di dolore. Come può essere diverso da così?

Come può curarsi dei propri ultimi un sistema che giustifica le armi, la guerra preventiva, i blocchi di potere… che stermina intere popolazioni ed azzera le foreste pluviali solo per interessi economici?

Sono in debito di una risposta sul vaccino necessario per curare questa epidemia, lei sì mortale ed esponenzialmente in sviluppo: vi dico quello che penso io, che non sono un sociologo o uno scienziato, ma uno scrivano di Fantasy e Fantascienza.

Io credo che senza una trasformazione radicale, senza una rivoluzione che inizi dall’anima delle persone nulla potrà avvenire davvero.

Quando ragazzi pieni di speranza urlavamo la necessità di una rivoluzione, forse non comprendevamo pienamente di cosa stessimo parlando e pensavamo fosse solo una questione di forza… non è così è una questione d’anima di premesse.

Non per questo è meno radicale, meno totalizzante, meno traumatica è sicuramente un gesto di ribellione profonda a questo sistema , Un rifiuto senza se e senza ma, come piace dire ai miei amici marxiani. Ma è un rifiuto che parte da dentro, da noi, dal nostro vedere, sentire, percepire, guardare. Dall’empatia e dal “Senso di quella che riteniamo vita”. Perché è proprio quel senso che oggi soffre la peggiore delle malattie.

(fonte immagine: Ph BRUSA