Oggi 2 agosto 2018 ricorre il XXXVIII anniversario della strage del 2 agosto 1980: 85 le vittime, oltre 200 i feriti nell’esplosione di una bomba alle 10.25, nella stazione di Bologna. Ancora oggi si cerca una verità completa sui mandanti della strage contro le “zone d’ombra” . Intanto quest’anno, in corteo, insieme ai familiari delle vittime che aspettano ancora delle risposte dallo Stato, a commuovere è stato il passaggio dell’autobus 37, ormai simbolo di questa strage: è il mezzo che ha trasportato 38 anni fa le salme delle vittime estratte dalle macerie dalla stazione sino all’obitorio.

«L’impegno e la dedizione di magistrati e servitori dello Stato hanno consentito di ottenere risultati che non esauriscono ma incoraggiano l’incalzante domanda di verità e giustizia», è questo il messaggio alla città del capo dello Stato Sergio Mattarella.

Dopo la strage, le prime ipotesi investigative parlano dello scoppio di una caldaia. Tuttavia, nel punto dell’esplosione, non ci sono caldaie. Viene scartata l’ipotesi dell’incidente e viene fuori la causa: una bomba ad alto potenziale. Per la giustizia italiana è un attentato compiuto dall’estrema destra. Da qui la condanna all’ergastolo degli esecutori materiali, siamo al 23 novembre 1995: Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che, seppure hanno ammesso di aver compiuto numerosi delitti, si sono sempre dichiarati innocenti per la strage di Bologna. Poi le piste alternative: nel Novanta, l’avvocato  di Delle Chiaie (estremista di destra coinvolto in numerose inchieste) parla di un depistaggio attuato “per coprire la strage di Ustica”, avvenuta un mese prima. Anche in commissione stragi si parlerà della possibile connessione tra le due stragi.

Resta fissa l’immagine delle lancette dell’orologio che segnano le 10.25 di quel sabato mattina di 38 anni fa. Il boato lacera l’ala sinistra dell’edificio della stazione piena di gente in attesa di partire per le vacanze: tutto si trasforma in un cumulo di macerie.

Serena Marotta

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