Un altro grande se n’è andato, cosi senza clamore e senza tante storie. Se n’è andato a novantanni pieni, con quel suo caratteraccio che a volte sembrava scherzasse, altre volte fosse uscito di senno.

Dario Fo ci consegna un’eredità culturale non indifferente, che comincia agli albori della sua carriera. Lascia libri, dipinti, ma soprattutto lascia opere teatrali dal suo “Mistero Buffo“, opera che lo portò alla ribalta nei primi anni Settanta, introducendolo nei circoli extraparlamentari della sinistra di allora.

Frequenti sono state le sue performance all’interno delle sezioni rivoluzionarie sparse in giro per l’Italia. Lui, che da giovane aveva aderito alla Repubblica di Salò, in effetti con l’ideologia fascista non ci azzeccava proprio nulla. Dopo questa squinternata militanza nel Partito fascista, capisce bene da che parte stare e, subito dopo l’8 settembre, abbraccia la causa politico – rivoluzionaria delle frange della sinistra estrema, non militando in nessuno di quei gruppi.

Con la sua prosa seppe regalarci pagine di puro teatro e letteratura, seguito sempre dalla sua indimenticabile compagna Franca Rame. Negli ultimi tempi si era schierato politicamente con il Movimento Cinque Stelle, ricalcando tutte quelle prerogative politiche apprese sin dall’inizio del suo impegno politico: a cominciare dalla Repubblica di Salò, passando per l’estremismo di sinistra e finendo adesso con i grillini.

Dario e Franca hanno dovuto subire anche l’onta della censura soprattutto sulle reti televisive nazionali per il loro modo di recitare, per i loro versi troppo vicini alle fabbriche occupate o usuranti; ma anche contro certi stereotipi vicini alla cultura mafiosa, cosa che gli procurò le “antipatie” dei vertici Rai di quei tempi.

Negli anni settanta con il suo “Mistero buffo”, un’opera che sbeffeggiava i vari poteri del nostro Paese, accentuò la sua definitiva uscita dagli schermi televisivi, però consacrandolo negli annali della cultura italiana.  Ha avuto spesso non poche difficoltà a portare in giro i suoi spettacoli proprio per questo suo modo provocatorio e sfottente, intriso di brio e sempre col sorriso sulle labbra. Ci lascia dopo avere vissuto una vita intensa e avere ricevuto anche un Premio Nobel per la Letteratura. Noi non possiamo che ringraziarlo per la sua eredità culturale.

Liborio Martorana