Palermo, giovedì 31 maggio – “Ciao, Ibtisam! Il caso Ilaria Alpi” di Serena Marotta, edito da Informazione libera, sarà presentato giovedì 31 maggio alle 16 dal vice caporedattore del Giornale di Sicilia, Piero Cascio, presso la Biblioteca ‘Il fiore del deserto’ di via dei Cantieri, 4. Interverranno insieme all’autrice, gli editori Fabio Gagliano, Mario Tralongo e Liborio Martorana. Si tratta dell’appuntamento conclusivo della manifestazione ‘Il Maggio dei libri’ organizzato in collaborazione con la Biblioteca comunale di Palermo.

Il prossimo 8 giugno si attende la decisione sull’archiviazione del caso sul duplice omicidio di Mogadiscio del 1994 in cui persero la vita l’inviata  del Tg3 Ilaria Alpi e l’operatore Miran Hrovatin. Il 17 aprile scorso durante l’udienza preliminare sono emersi nuovi documenti trasmessi dalla Procura di Firenze a quella di Roma. Si tratterebbe di intercettazioni che risalirebbero al 2012 e che riguardano cittadini somali che fanno riferimento all’omicidio della giornalista e del suo operatore.

Il libro

La prefazione del libro è stata realizzata da Mariangela Gritta Grainer (già Presidente dell’Associazione Ilaria Alpi) e la postfazione da Fabio Gagliano (medico e scrittore).

1994: Mogadiscio è divisa da una linea verde immaginaria che la taglia in due: la parte Nord è sotto il controllo di Ali Madhi, la parte Sud di Aidid. Il 20 marzo i soldati italiani si preparano a lasciare la città. C’erano andati per una missione di pace “Restore Hope” decisa dall’Onu, dopo la guerra civile a seguito della dittatura durata anni da parte di Siad Barre. In questa città, il 20 marzo si perde il senso di giustizia, quella giustizia cercata da Ilaria e Miran che non potranno più raccontarlo. Da qui, dai momenti  che seguono il duplice omicidio, si sono verificati depistaggi, false dichiarazioni, ritrattazioni.

Ciao, IBTISAM! (traslitterazione della parola araba che significa sorriso) è un’inchiesta, un contributo a non dimenticare. Ilaria Alpi era una persona determinata, una «signora giornalista», una persona semplice e generosa. Ha tanto voluto quel viaggio, il settimo, l’ultimo. Con lei il 20 marzo 1994, a Mogadiscio, c’era l’operatore Miran Hrovatin di Videoest di Trieste. Quello è stato il loro ultimo viaggio. Sono passati ventiquattro anni da quell’esecuzione avvenuta per le strade di Mogadiscio Nord. Ventiquattro anni senza conoscere la verità, tra depistaggi, false dichiarazioni, ritrattazioni. Ci sono stati tre processi e una Commissione parlamentare d’inchiesta per tentare di dare un volto e un nome a chi ha voluto questo duplice omicidio.

Due tesi opposte si sono fronteggiate in questi anni: quella della sparatoria conseguente a un maldestro tentativo di rapina, nel quale emerge la figura del capro espiatorio Hashi (il somalo che è stato incarcerato ingiustamente per quasi 18 anni e al quale adesso è stato riconosciuto un risarcimento pari a tre milioni di euro) contro quella, ben più consistente, di un attentato premeditato per bloccare le inchieste che Ilaria stava conducendo in terra somala su traffici illeciti di armi e rifiuti, scomode anche per l’Italia. “Ciao, Ibtisam” mette insieme i tasselli di un mosaico. Una storia che ha visto susseguirsi e precedere una serie di morti sospette. Il libro si apre con il racconto di quei momenti: l’agguato a Ilaria e Miran. Dal secondo capitolo, invece, incomincia a tracciare il percorso seguito dagli inquirenti che si sono occupati delle indagini sino ad arrivare al processo di primo grado del 1999 contro il somalo Hashi Omar Hassan. Per passare poi a delineare i fatti di cronaca del periodo in cui viene commesso il duplice omicidio. Quindi si parla dei due processi, quello della Corte d’Appello del 20 ottobre 2000 e d’Appello-bis del 10 maggio 2002, che vedono imputato ancora lui: Hashi, detto “Faudo”. La penultima parte è dedicata invece al lavoro della Commissione parlamentare d’inchiesta sul caso Alpi-Hrovatin. Infine, l’ultimo capitolo ricostruisce le tappe di Ilaria e Miran nei dieci giorni trascorsi in Somalia: Mogadiscio, Balad, Merca, Johar, Bosaso, Gardo, Bosaso, Mogadiscio. In appendice è allegata la lettera di ringraziamento scritta a Serena Marotta da Giorgio Alpi, papà di Ilaria.

Informazioni sull’autrice

Serena Marotta è nata a Palermo il 25 marzo 1976. Ciao, Ibtisam è il suo primo libro.  È una giornalista pubblicista, laureata in Giornalismo. Ha collaborato con il Giornale di Sicilia e con La Repubblica, ha curato vari uffici stampa, tra cui quello di una casa editrice, di due associazioni, una di salute e l’altra di musica, scrive per diversi quotidiani online ed è direttore responsabile del giornale online radiooff.org. Appassionata di canto e di fotografia, è innamorata della sua città: Palermo.

Casa editrice

Informazione libera è nata a Palermo il 9 febbraio 2018. L’idea è di un gruppo di professionisti, tra medici, insegnanti, creativi, artisti, giornalisti per dare spazio alla creatività, a chi ha voglia di esprimersi, di disegnare con le parole. Chi ha voglia di raccontare: inchieste, racconti, gialli e molto altro, tutto  in un contenitore meraviglioso: il libro. Una casa editrice che non ha grandi pretese, se non quelle di dare voce a chi ha una passione e la vive forte sulla propria pelle.

La Biblioteca ‘Il fiore del deserto’

La biblioteca ‘Il fiore del deserto’, già attiva dal dicembre del 2013, dal 28 marzo 2018 ha stipulato una convenzione per l’adesione al Polo del Servizio Bibliotecario Nazionale della Biblioteca Comunale di Palermo. Questa biblioteca si trova all’interno del Centro diurno del Modulo 4 dell’Asp di Palermo (Azienda sanitaria provinciale) in via dei Cantieri, 4. Questa biblioteca è stata inaugurata grazie alla collaborazione degli utenti che hanno catalogato e digitalizzato i libri, hanno realizzato il logo della locandina e della brochure. Una biblioteca che è stata accolta con gioia dagli abitanti del quartiere che possono usufruirne grazie al servizio prestito libri e che contribuiscono anche attraverso la donazione di libri ad arricchirla con il loro contributo. Il fiore del deserto così può contare più di 3.000 volumi di narrativa di tutto il mondo. L’aspetto interessante è che la biblioteca è diventata non solo uno strumento di riabilitazione e di inclusione sociale per gli utenti che frequentano il Centro diurno del centro di salute mentale, ma è anche un’occasione di crescita e di cambiamento per tutta la comunità. È un modo anche di contrastare lo stigma nei confronti delle persone che soffrono di un disagio psichico.

di redazione