Alla fine è venuta fuori quella verità che la procura di Palermo stentava a dichiarare. Scaduti i termini di indagini preliminari sul caso Agostino, i pm della trattativa che hanno in mano l’indagine, non hanno ancora fatto sapere alcunchè alla famiglia.

In realtà, visto che erano scaduti i termini dell’indagine, avrebbero dovuto affrettarsi a comunicare la sua fine e le relative motivazioni. Invece niente, il silenzio più assoluto e, come al solito, qualche pacca sulle spalle.

Ora viene fuori che la procura in questione a quanto pare ha chiesto di nuovo l’archiviazione del caso. Viene fuori, secondo quanto riporta un quotidiano locale, che c’è una nuova pista top secret. Ma che cosa significa? Una nuova indagine? Un’altra attesa decennale? Come funziona questa storia? Da un lato l’archiviazione perché non ci sono prove a sufficienza per rinviare a giudizio Giovanni Aiello alias “faccia da mostro”, Gaetano Scotto e Nino Madonia, dall’altra una nuova inchiesta ancora segreta.

Come verrà comunicato ufficialmente alla famiglia Agostino la notizia di questa archiviazione? Cosa verrà fuori dalla procura di Palermo? Ci saranno motivazioni valide, pacche sulle spalle o semplicemente cosi è se vi pare?

Se questi giudici avessero visto in questi giorni la faccia buia e scura di Vincenzo Agostino e della sua famiglia, la fatica caricata e portata da 27 anni sulle loro spalle, magari avrebbero avuto un atteggiamento diverso. A cosa è servito fare il confronto tra Vincenzo Agostino e “faccia da mostro“? A cosa è servito andare su e giù per il Paese a raccontare la storia della loro vita, quando poi una procura come quella palermitana rimette in ballo l’archiviazione del caso, senza osare  con una presa di coraggio l’istituzione di un processo?

Vincenzo Agostino in questi 27 anni è sempre stata una persona corretta e rispettosa della magistratura, ha salito le scale del tribunale di Palermo non si sa quante volte, ha chiesto notizie in continuazione a tutti coloro che hanno avuto in mano il caso di suo figlio Nino. Tutto questo quasi con profonda umiliazione. In compenso ha sempre ricevuto risposte vaghe, le solite pacche sulle spalle, lo zuccherino per tenerlo buono.

Vincenzo Agostino che parla dall’inizio di questa storia di “faccia da mostro”, ha dovuto aspettare le indicazioni del Gup, Maria Pino, perché il pool di pm palermitani si interessasse di “faccia da mostro” e, quando ha insistito, si è sentito rispondere che “vedeva troppi film gialli”. Come quando venne chiesto a un magistrato della procura se il pentito Vito Galatolo, appartenente alla famiglia dell’Arenella che dominava su tutto il territorio costiero, potesse sapere qualcosa sul delitto Agostino. Il magistrato rispose che Vito Galatolo aveva solo diciassette anni e,  quindi, “cosa volete che ne sapesse?”. Era troppo giovane e non poteva sapere nulla, mentre invece in una dichiarazione del pentito dell’Arenella dice che “nella sua famiglia tutti conoscevano Nino Agostino ed Emanuele Piazza quali cercatori di latitanti (Antimafia 2000)“.

L’impressione che si ha é che la procura di Palermo con i suoi quattro pm non si sia mossa abbastanza per cercare di fare luce su questo caso. Da qui la richiesta di avocazione da parte del procuratore Roberto Scarpinato con una motivazione di inerzia. Non si capisce come mai, dopo tutto questo tempo, non si è arrivati a qualcosa di positivo. Chissà perché tutto questo tempo. Forse perché avevano altro da fare? Così, aspettando le motivazioni ufficiali della chiusura e dell’archiviazione dell’inchiesta, apriamo un altro capitolo di questa assurda storia. Ovviamente top secret.

Liborio Martorana