Il sindacato dei medici Cimo Sicilia lancia un appello alle istituzioni regionali affinché possano trovare adeguate soluzioni e intervenire sulla questione che riguarda l’ospedale Giglio di Cefalù contro il nuovo statuto redatto dal commissario ad acta dell’assessorato regionale della Salute, l’avvocato Ferdinando Croce. In particolare, si legge nella nota, si tratterebbe di «un atto illegale».

«Il nuovo Statuto redatto dal Commissario ad Acta dell’Assessorato Regionale della Salute, Avv. Ferdinando Croce, sembrerebbe una burla, una delle tante “fake news” che circolano su internet sulla quale magari riderci sopra, se non fossimo in presenza di un documento reale, scritto nero su bianco e con tanto di firma in calce – scrivono dal sindacato». Un documento, come chiariscono dal Cimo, che contrasta con le norme nazionali che stabiliscono con chiarezza i requisiti necessari per le nomine del Direttore Generale e dei Direttori Sanitari e Amministrativo.

E spiegano: «Oggi, l’agognato rilancio della struttura sembra allontanarsi ancora, e in più si aggiunge una pesante ombra di illegalità, con uno Statuto che prevede (art. 8 e 11) al posto del Direttore Generale previsto dalla Legge, la figura di un Presidente con il diritto di nominare Direttore Sanitario e Amministrativo in possesso di generici requisiti di Diploma di Laurea, senza le dovute specifiche su quelli previsti dalla normativa nazionale».

L’ospedale Giglio di Cefalù è nato «dalla sfortunata joint venture con il San Raffaele di Milano e che, dopo la burrascosa fine del sodalizio, ha decretato la nascita di un ibrido che non è più giuridicamente né pubblico né privato, con una gestione che ha portato una struttura sanitaria d’eccellenza verso un lento declino qualitativo in termini di assistenza sanitaria, sperperando un patrimonio di professionalità acquisito negli anni col sudore e la fatica di tutti gli operatori sanitari», dicono dal sindacato dei medici.

Ma torniamo allo statuto e all’appello. «Riteniamo che la Regione, dal Presidente Musumeci all’Assessora Razza, debbano intervenire con prontezza per scongiurare che tale abominio giuridico possa veramente andare in porto, finendo per scatenare una serie di lunghi e pericolosi  contenziosi, finendo col paralizzare la struttura sanitaria stessa in un momento in cui l’unica esigenza realmente avvertita sarebbe quella del rilancio dell’attività assistenziale», spiegano dal sindacato Cimo Sicilia, e aggiungono: «del caso potrebbe anche interessarsi il Ministro della Salute, Giulia Grillo, che nella sua qualità di Ministro della Repubblica italiana, con ogni probabilità non sarebbe soddisfatta nell’apprendere che all’interno del territorio nazionale esistono piccole ed autoproclamatesi Repubbliche della Banane».

Serena Marotta