Dal 21 settembre 2018 la piazza del Municipio di Vico Equense porta il suo nome. Era il 23 settembre del 1985 quando lui, Giancarlo Siani, giornalista de “Il Mattino” di Napoli è stato ucciso dalla camorra. Era di sera, i due killer erano pronti, sotto il suo appartamento. Giancarlo aveva solo 26 anni e stava per ottenere il contratto d’assunzione come redattore. Poco prima di morire era seduto alla scrivania per fare il suo lavoro. Il corpo è stato massacrato con numerosi colpi di pistola, mentre il cronista, era all’interno della sua auto, in piazza Leonardo, al Vomero (Napoli). Aveva scritto sul sistema di collusioni, di affari di boss e colletti bianchi circa gli appalti pubblici. Tutto materiale che sarebbe dovuto finire in un libro.

Giancarlo era nato il 19 settembre 1959 a Napoli. Dopo aver frequentato il liceo classico “Giovanbattista Vico”, si era iscritto all’università, in contemporanea, scriveva e collaborava con alcuni periodici napoletani. Da subito si occupò del fenomeno sociale della criminalità.

Una morte, la sua, che è stata decisa a giugno del 1985, dopo la pubblicazione di un suo articolo su “Il Mattino”. Il pezzo riguardava l’arresto di Valentino Gionta, boss di Torre Annunziata, condannato all’ergastolo. Un articolo dove Siani aveva approfondito i rapporti tra Gionta e il boss Lorenzo Nuvoletta (deceduto), amico e referente di Totò Riina.

Un articolo quello pubblicato il 10 giugno 1985 che segnò la sua condanna a morte.

Ci sono voluti dodici anni e tre pentiti per arrivare ai suoi assassini: le cosche dei Gionta e dei Nuvoletta.

Serena Marotta

 

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