Quello tenutosi ieri a Washington D.C. è stato il discorso dei record: quasi 120 minuti, il più lungo nella storia (anche più lungo di quello tenuto da Barak Obama nel 2016, 105 minuti) il più tweettato:  4,5 milioni di tweet contro gli “appena” 2,5 di Obama  e intriso di un inaspettato messaggio di patriottismo collaborazione rivolto ai rivali democratici.

Il primo discorso di Donald Trump sullo stato dell’Unione  è stato sobrio, per certi versi più ottimista di quello pronunciato nel giorno della sua inaugurazione: se nel 2017 aveva parlato di una “carneficina americana” cui lui avrebbe dovuto porre rimedio, nella notte scorsa Trump ha usato la consueta relazione annuale del presidente americano, per infondere ottimismo improntando il suo monologo sui nuovi tempi che la nuova America si troverà a vivere e su quanto gli Stati Uniti dovranno avere un ruolo di primo piano nello scacchiere globale, sia economicamente che politicamente.

Il “Make America great again” sembra ormai lasciare posto al “New American Moment”  intriso del classico patriottismo che il Tycoon si trascina sin dai tempi dalla campagna elettorale, rivolto al Congresso ha dichiarato: “stiamo costruendo un’America forte, sicura e orgogliosa”, e ancora: “L’America è solida, non c’è mai stato un momento migliore per vivere l’American Dream”.

Un discorso insolitamente pacato, dove non si è accennato al Russiagate o agli avversari della presidenza, come ha fatto notare il Washington post: “Niente urla, niente gesti grandiosi, niente citazioni del ‘terrorismo islamico’ o della ‘rete di banditi selvaggi’. Il Trump di stasera ha parlato semplicemente di ‘ISIS’, non ha mai citato i suoi avversari né i suoi critici. L’uomo arrivato al potere con una retorica aggressiva sembrava fosse stato sedato da un caldo bicchiere di latte”. Le proposte concrete di Trump rivolte al Congresso sono state grossomodo due: una sull’immigrazione e una sulle infrastrutture. Entrambe sono state presentate con evidenti appelli ai Democratici perché collaborassero con i Repubblicani, all’insegna del nuovo spirito patriottico promulgato da Donald, appelli che sono stati accolti in aula con ovvio scetticismo e incredulità, dato il registro bellicoso al cui il Tycoon ci ha sempre abituati.

Il presidente ha chiesto un investimento per le infrastrutture di 1,5 miliardi di dollari che ha fatto storcere il naso ai repubblicani più conservatori ma che è volto a schiacciare l’occhio ai democratici al senato senza l’appoggio dei quali sarebbe difficile ottenere l’approvazione di quasi ogni cosa. Riprendendo le redini della questione dei “Dreamers” (gli immigrati approdati in giovane età negli states non ancora naturalizzati) ha proposto un “equo compromesso”, perché  “Il mio dovere è proteggere il sogno americano. Perché gli americani sono dreamers anche loro”: la loro messa in regola e con i proventi delle loro tasse finanziare la costruzione del famoso muro col Messico.

In materia economica ha proseguito il solco già annunciato da tempo, ovvero una politica commerciale più aggressiva volta a tutelare in toto gli interessi degli Stati Uniti. “L’America ha finalmente voltato pagina su decenni di accordi commerciali iniqui che hanno sacrificato la nostra prosperità e portato via le nostre società, i nostri posti di lavoro e la nostra ricchezza nazionale, […]  “Dalle elezioni abbiamo creato 2,4 milioni di nuovi posti di lavoro, compresi 200.000 soltanto nel manifatturiero. Dopo anni di stagnazione, finalmente vediamo i salari aumentare. Le richieste di disoccupazione hanno raggiunto livelli minimi da 45 anni. E qualcosa di cui sono molto orgoglioso: la disoccupazione fra gli afroamericani è ai minimi mai registrati. Anche quella fra gli islamici ha raggiunto livelli minimi nella storia. A tutti coloro che ci stanno guardando da casa: non importa dove siete stati o da dove venite, questo è il vostro momento, se lavorate sodo, se credete in voi stessi, se credete nell’America, potrete sognare tutto ciò che volete e diventare tutto ciò che desiderate. E insieme possiamo conseguire assolutamente qualsiasi cosa”.

Per quanto riguarda la politica estera gli affondi alle potenze rivali sono stati netti, e Trump ha proposto un massiccio programma di ammodernamento delle forze armate unito ad un aumento delle testate nucleari strategiche: “Mosca e Pechino stanno minacciando ora la nostra economia, i nostri interessi e i nostri valori. Per questo – ha proseguito-  dobbiamo rendere più forti le nostre Forze armate per dissuadere chiunque da qualsiasi aggressione contro l’America”. Parlando anche di Corea del Nord:  “Non possiamo permettere che ci siano complicità e concessioni verso un regime depravato che vuole distruggere gli Stati Uniti, non farò gli errori delle precedenti amministrazioni “.

Fabrizio Tralongo

 

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