Che Ignazio Marino fosse diventato fastidioso non vi erano dubbi, che lo fosse diventato cosi tanto da fare smuovere addirittura i vertici del suo stesso partito per dimetterlo davanti ad un notaio è qualcosa di veramente eclatante. Chi non ricorda quel periodaccio che segno il confine tra l’interesse pubblico e quello privato di una masnada di dirigenti e di consiglieri comunali del pd. Dirigenti che probabilmente avevano cominciato  a temere il marziano per la sua opera moralizzatrice e di conseguenza avevano imbastito tutta quella manfrina con l’aiuto dei consiglieri comunali che si diedero disponibili ad andare davanti ad un notaio per sfiduciare il sindaco regolarmente eletto dal popolo romano. Le motivazioni sono sempre state molto vaghe nell’accusare Marino, ma forse la promessa di una ricandidatura hanno fatto si che da un momento all’altro si passasse dalla fiducia al tradimento. E’ stata una grande carognata duella della defenestrazione del sindaco di Roma, un complotto ordito per mettere un freno all’avanzata di Marino verso simpatie e la benevolenza degli elettori di un centro sinistra che voleva avere dei leader forti. E Marino questo nel suo piccolo lo era. La paura che il sindaco potesse scalciare certi dirigenti dalle vette del partito li ha fatti diventare neri di bile. Non si capisce cosa abbiano voluto fare poi, una volta caduto il sindaco ed andati ad elezioni candidare una quarta fila come Giachetti. E come ha potuto lo stesso Giachetti prestarsi a quella candidatura? I vari Renzi, Orfini che in quel periodo ricopriva la carica di presidente del partito, quindi una figura importante, e lo stesso Giachetti ma anche tutti coloro che non smossero un dito o dissero una parola di supporto al compagno di partito, bene tutti questi sono stati complici della consegna di Roma  ai 5stelle, dove un quattro di coppe con la briscola a mazze si andava a scontrare con una perfetta sconosciuta quale era Virginia Raggi prendendo una di quelle batoste che credo se ne ricorderà per tutta la vita. Tanto è vero che alle ultime primarie del pd ha racimolato un bel niente. Era ed è ovvio che lo stesso Giachetti è stato usato solo per fare il tappabuchi in quella storia che sapevano persa in partenza. Marino è stato dimesso dalle gerarchie del suo stesso partito e i cinque stelle si sono presi Roma. Onestamente che cavolo di strategia fosse quella non è che si è capito, ad un certo punto si era portati a pensare che potevano esserci degli accordi sottobanco tra pd e cinque stelle, perché non vi era nessuna ragionevole scusa per addossare certe labili accuse al sindaco, accuse che lo hanno portato a processo in tutti e tre i gradi di giudizio. Infatti Nel giudizio di primo grado Marino era stato assolto, mentre in appello la sentenza era stata ribaltata con la condanna dell’ex sindaco. E stata la cassazione l’altro ieri a dare la sentenza definitiva sui fatti contestati a Marino. Assolto con formula piena perché il fatto non sussiste. Adesso che è arrivata questa sentenza coloro che lo crocifissero si stanno affrettando a dare delle scuse più labili delle accuse fatte a quel tempo al sindaco di Roma dicendo che la loro opera fu qualcosa dettata da motivazioni politiche, motivazioni politiche che non sono mai venute fuori. E dichiarazioni per coprire i loro fallimenti e la salvaguardia delle loro posizioni. Oggi Ignazio Marino è tornato a fare il medico, ha lasciato il partito e dopo questa sentenza se la ride e se la sciaqua a tignité, mentre coloro che lo linciarono cercano ancora di difendere la loro miserabile posizione di elementi inutili alla politica ma soprattutto agli elettori del pd ed al popolo italiano.

Liborio Martorana

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