di Ornella Mallo

La lingua italiana è naturalmente poetica: in modo istintuale ci esprimiamo per endecasillabi, alternando alle parole pause di silenzio, secondo una cadenza musicale.

Quindi, perché non usare il linguaggio poetico per tratteggiare le biografie dei grandi uomini della storia?

E’ questa l’impresa in cui si cimenta Serena Marotta, nelle sue “Storie in versi”: dipinge i personaggi da lei scelti come i più significativi ed emblematici, con tratti essenziali, cogliendone aspetti incisivi e poetici insieme, lì dove per poesia si intende la ricerca, compiuta da ciascuno di loro in modo diverso, del senso della vita, dei suoi significati più reconditi, andando al di là della realtà visibile.

Ecco quindi emergere dal foglio di carta bianca Alda Merini, nata in un giorno in cui si sveglia la natura, e si sveglia il mondo, grazie alla lettura delle sue poesie: “i tuoi occhi si aprono al mondo”, “davanti a te c’è il mondo”. Così scrive la poetessa, sottolineando come questa grande artista, pur rinchiusa tra le mura del manicomio, ha saputo cogliere e portare alla conoscenza di chi legge, la profondità universale del sentimento amoroso, e della solitudine, come condizione indispensabile per scrutare dentro se stessi.

Poetessa intimista, che sa parlare al mondo del mondo, se pure chiusa tra le pareti domestiche, è la Dickinson. Schiva e riservata, conosce l’amore rinunziando ad esso: e chiude in un cassetto quel tesoro prezioso costituito dalle sue poesie, pubblicate solo dopo la sua morte. Scrive Marotta: “Il vero amore è quello per i versi, che ti permette la conoscenza di te stessa e del senso della vita./ Ti isoli dalla società che è diversa da te. / Non cerchi conferme né notorietà.”

Diametralmente opposte le vite della Fallaci, di Ilaria Alpi e di Graziella De Palo: donne che hanno fatto del giornalismo indipendente il fulcro della loro esistenza, vivendo in trincea, e valicando qualsiasi barriera potesse essere interposta dalla paura.

Diverse nel vissuto, ma non dissimili nella ricerca della verità, e della giustizia.

Ilaria Alpi e Graziella De Palo hanno pagato questo loro impegno con la vita.

Allo stesso modo di Falcone, Borsellino e Mauro Rostagno, che si sono ribellati all’ingiustizia e alle menzogne della mafia, andando alla ricerca di un mondo finalmente libero da ogni schiavitù, soprattutto intellettuale.

Eroi del nostro tempo. Scrive l’autrice, a proposito di Ilaria Alpi, ma vale per ciascuno degli uomini e delle donne che ho testé citato: “Quel filo di silenzio adesso si è rotto./ La verità non piace a nessuno./ C’è l’urgenza, adesso, di cancellarti … ma il / tuo ricordo vive. / Il tuo impegno vive.”

Altre figure che si servono della letteratura per rompere col passato, e tracciano la strada per un avvenire che è divenire, sono Bukovski, Pirandello, Calvino, Umberto Eco, scrittori che hanno scomposto i meccanismi della vita e della società di oggi, in ogni singolo tratto; e che dell’ironia si sono serviti per staccare le maschere dai volti delle persone, svelandone le vere identità.

Di Pirandello scrive: “Con le parole disegnavi una realtà dove ognuno indossa una maschera e recita un copione”. Di Eco: “La tua arma è l’ironia. Un filosofo che scrive frasi come questa: La semiotica è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire”.

E poi, Marotta non manca di ricordare alcuni tra i più grandi poeti della storia della letteratura: da Leopardi e D’Annunzio, passando per Ungaretti, Montale, Quasimodo, fino a Neruda, il “poeta dell’amore, che sa sedurre dalle pagine, donne e uomini”. Tutti diversissimi nella loro storia, sia da un punto di vista biografico, sia da un punto di vista storico e geografico.

Ma tutti accomunati dall’utilizzo della poesia come grimaldello per scardinare dalla vita le apparenze superficiali, per scendere negli abissi delle sue profondità, oltre che dalla ricerca della bellezza del verso poetico.

E’ proprio Leopardi l’inventore del verso libero, di cui si sono serviti ampiamente i poeti successivi, a cominciare proprio da D’Annunzio. Anche Leopardi canta “il sentimento dell’amore, fonte di passione e al tempo stesso di sofferenza continua.”

Ed ecco coloro che hanno saputo accompagnare le loro poesie con la musica: De André e Gaber.

I due hanno condiviso impegno politico e sociale. E hanno cantato “verità amare, versi d’amore, di vita, storie eterne di attualità.”

E per finire, due grandi, rispettivamente della storia della musica e dell’arte: Mozart e Kandiski.

Uniti dall’impiego dei colori, per scrivere musica, da parte di Mozart, che sa dare tinte forti alle sue arie; e “dalla passione per la musica per realizzare le tele”, da parte di Kandiski, tele non a caso chiamate “Composizione”.

Serena Marotta usa un linguaggio gradevole, lineare e musicale: ma soprattutto denso, quintessenziale, come solo il linguaggio poetico sa essere.

E ci insegna a cercare sempre la poesia, nel vivere e nel parlare: per usare solo parole degne di spezzare il silenzio.