di Ornella Mallo                                                                                      22/12/2019
Forse perché nella mia testa si affollano confuse le voci che narrano dell’Avvento di un Bimbo, che verrà cullato in una mangiatoia, in una fredda grotta. Di un Dio che si fa Uomo.
Allora dov’è l’Uomo?
La luce delle lampade che si accende e spegne intermittente, esalta il vuoto disteso tra i loro interstizi.
Non è nelle circostanze obbligate, nelle riunioni imposte; nelle frasi fatte, nei richiami a chimere lontane.
Nei patetici marketing di se stessi, nelle foto immateriali di alberi addobbati di sfarzo.
Cerco l’uomo nel dondolio dei rami di abete, nel silenzio che sovrasta la retorica delle parole inutili.
Mi sporca l’unto di mani viscide, piene di doni, vuote di affetto.
Non è nelle Chiese invase dai mercanti del tempio, dai porci che polverizzano perle.
Lo abbraccio nei giacigli dei barboni, sotto i portici.
Nei reietti, nei diversi. Lo riconosco nel sorriso che illumina il viso dei lavavetri.
Negli sbarcati. Nelle barche affondate sotto il peso della speranza.
E’ nelle mani tese a chiedere aiuto.
Ma spaventa coloro che tingono di bianco i loro sepolcri.
Resta ai margini.
Rovista in silenzio tra i bidoni dell’indifferenziata.

Nel fruscio degli aghi di abete;
nel calore delle lampade,
che si accendono e spengono,
intermittenti;
nelle mani paffute dei bimbi;
nel crepitio dei tronchi
che bruciano nei camini;
e poi nelle barche cariche di speranza
negli occhi ubriachi
di nostalgie d’impossibile;
in quelli dei clochard,
distesi sotto i portici,
e degli sbarcati,
dei reietti;
o anche nei fiocchi di neve
che volteggiano lievi;
nei pianti silenziosi
che rigano i visi:
è lì
che nasce
l’Uomo
a Natale.

(fonte immagine:web)