Di Lorenzo Gagliano

La forza culturale statunitense si vede anche dal fatto che dopo 20 anni dagli attentati dell’ 11 settembre gli italiani (ma non solo) non accennano all’abbandono della retorica emozionale del “#NeverForget” e del “ricordo benissimo dov’ero quel giorno”, nonostante le 4.250 miglia che dividono Roma da NewYork.Eppure 20 anni sono un tempo storicamente rilevante e sufficiente per impegnarsi in un esercizio di memoria più “laica” di quel devastante 11 settembre 2001 e soprattutto dei cambiamenti sociali e geopolitici che ha prodotto, quelli sì, ci hanno colpito, nei fatti, molto più direttamente e continuativamente delle immagini che provenivano da oltre oceano.Dopo 20 anni, siamo sicuri che le decisioni prese dopo l’attacco al world trade center, sull’onda delle emozioni che tutt’oggi sono preponderanti nell’opinione pubblica, ci abbiano donato un mondo più pacifico? E in particolare, dopo “l’attacco all’Occidente” le società occidentali sono davvero più libere, più unite e più sicure? Proviamo a fare un piccolo resoconto:- l’attentato alle torri gemelle e pentagono di 20 anni fa danno il via alla guerra in Afghanistan, in cui muoiono 2400 soldati statunitensi, un secondo 11 settembre spalmato negli anni se si considera che quel giorno morirono circa 2700 cittadini americani.- la guerra coinvolge anche migliaia di italiani, alcuni, ben 53, non torneranno mai vivi, 200 rimarranno feriti. La missione italiana non prevedeva azioni di combattimento, relegate al ruolo esclusivo di USA e UK. – la provincia sotto la responsabilità dell’esercito Italiano è di nuovo sotto il controllo talebano e ora dobbiamo prenderci la responsabilità, doverosa, di migliaia di Afghani che ci hanno aiutato e che non potevamo abbandonare lì.- Il costo economico per i cittadini italiani ammonta a 8,7 miliardi di euro.- il costo in vite umane della guerra in Afghanistan: secondo il “Cost of war Project” sono 241mila le persone morte a causa della guerra in Afghanistan. Tra di loro, oltre 2.400 membri delle forze armate Usa e almeno 71mila civili, otre a 78.000 militari e poliziotti afghani e 84mila combattenti dei gruppi insorgenti. In particolare, negli ultimi 5 anni il 40% di tutte le vittime civili in Afghanistan, causate da attacchi aerei, sono stati bambini. La maggior parte di queste vittime, il 57%, sono state causate dalle forze internazionali guidate dagli Stati Uniti.Secondo l’UNICEF, 3 milioni e 700mila sono invece il numero di bambini in Afghanistan che non vanno a scuola, il 60% dei quali sono ragazze. Numeri che, naturalmente, tralasciano le morti causate da malattie, denutrizione, blocco di accesso all’acqua e alle infrastrutture e da tutte le altre conseguenze indirette della guerra stessa.- Alla guerra in Afghanistan si aggiunge la guerra in Iraq, che crea nuovi morti, e incide pesantemente sul fallimento Afgano in quanto distrae risorse e priorità. Oggi il Paese è una finta democrazia, così come lo era l’Afghanistan e l’instabilità politica generata ha aperto le porte all’ISIS e quindi ad una nuova guerra e una nuova instabilità.- il 2001 è la data sparti acque che avvia la “Guerra al terrorismo”, ma a 20 di distanza Al-Qaeda è stata ridimensionata ma non sconfitta, e i gruppi legati al terrorismo islamista si sono moltiplicati.- i territori che “ospitano” sigle terorristiche islamiste non sono più pochi e limitati in precise aree geografiche, ma si sono estesi nel Sahel, in Africa subsahariana e sud-est asiatico.- le guerre asimmetriche sono diventate la norma: la conseguenza è un maggior numero di vittime tra i civili, spesso indistinguibili dai “cattivi”.- in occidente la percezione della paura è aumentata così come gli attentati, in maniera direttamente proporzionale è aumentato il controllo sui cittadini da parte dei governi, gli Stati Uniti hanno cominciato a spiare in forma massiva i cittadini statunitensi con il Patriot Act e quelli dei Paesi Alleati. – la Paura degli occidentali si è trasformata in xenofobia che ha ingrassato le fila dei partiti populisti, i Trump, gli Orban, le Le Pen, i Salvini, sono il frutto amaro di una guerra al terrorismo senza obbiettivi precisi e senza strategia che invece di combattere gli estremismi li ha alimentati fino alla proliferazione. – gli Stati Uniti hanno perso il loro ruolo di “faro di democrazia e libertà”, la loro reputazione, proprio in conseguenza alla costellazione di decisioni prese dopo l’11 settembre, è ai minimi storici, complici gli scandali spionistici già citati ma anche i ripetuti tradimenti sui diritti umani: le torture nella prigione di Abu Ghraib, le condizioni disumane nella prigione di Guantanamo, i processi illegali, le esecuzioni extragiudiziali, l’utilizzo illimitato e indiscriminato dei droni armati sui civili, la persecuzione di Julian Assange ed Edward Snowden “colpevoli” di aver svelato al mondo i crimini di guerra usa.Dopo 20 anni, ne è valsa la pena? Dopo 20 anni, serve ancora ripetere “never forget”? Sì, ma solo se questo vuol dire non dimenticare anche tutto ciò che venne dopo e che ha reso il mondo e le società in cui viviamo così come sono.

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