Domani, giovedì 8 febbraio alle 17.30, si terrà un incontro presso la casa del Mediterraneo per discutere sul ruolo delle donne nella guerra di mafia e de “La mafia dimenticata”, libro di Umberto Santino. Un pomeriggio che vedrà confrontarsi su questo tema oltre all’autore anche Daniela Dioguardi, Simona Mafai, Anna Puglisi e Ilde Scaglione. L’evento è organizzato in collaborazione con Udi, Mezzocielo e Coordinamento Antiviolenza 21Luglio Palermo.

“La Mafia dimenticata” è un documento storico che propone  un’immagine della mafia e delle sue ombre finora in larga parte inedite, o non adeguatamente rappresentate. Parla di criminalità in Sicilia dall’Unità d’Italia ai primi del Novecento, le inchieste, i processi, le figure femminili che hanno avuto un ruolo.

Pagine in cui si incontrano boss che raccontano di guerre di mafia. Pagine di “donne e familiari di vittime che chiedono giustizia, politici e aristocratici che testimoniano a difesa dei mafiosi, dando un’immagine della genesi della mafia finora in larga parte inedita o non adeguatamente rappresentata. Qui si pubblicano per la prima volta integralmente i rapporti redatti tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento dal questore di Palermo Ermanno Sangiorgi, che tracciò un profilo della mafia che somiglia molto a quello che sarebbe emerso novant’anni dopo con le rivelazioni dei collaboratori di giustizia: un’associazione strutturata, con capi, gregari e un vasto sistema di relazioni. Ne emerge un quadro completo della criminalità organizzata dall’Unità d’Italia ai primi del Novecento, del contesto in cui si svolgevano il lavoro investigativo e i processi e in cui maturavano le prime lotte sociali, tra l’accavallarsi dei delitti e l’intrecciarsi delle complicità, anche all’interno delle istituzioni. Eppure per decenni l’esistenza stessa della mafia in Sicilia venne negata e quei preziosi documenti furono dimenticati a lungo negli archivi di Stato. Nel libro, oltre alle relazioni del questore Sangiorgi, con gli allegati, viene pubblicato un documento che si riteneva introvabile: la “bolla di componenda” con cui la Chiesa cattolica condonava i reati dietro versamento di una somma di denaro”.

 

Serena Marotta