Entravano e uscivano da un cancello dove c’era scritto: “Arbeit macht frei”.

Erano prigionieri.

Vivevano in baracche, privi dei loro abiti, rasati.

Non avevano un nome: a identificarli un numero, tatuato sulla pelle.

Cancellata la loro dignità, il legame con il passato.

Prigionieri di una mente folle.

Vittime dell’Olocausto.

Serena Marotta

 

Giornata della Memoria

27 gennaio 1945

rubrica a cura di Fabrizio Vasile

fonte immagine: web