Sono corsa, tuono, lampo.
Mi scaravento addosso alla gente, non guardo. Urto a gran velocità teste affollate, indistinte, agitate da lunghi tentacoli di Meduse.
Chiasso, fragore, disturbo.
Mi aggrappo a gonne che fuggono, mi trascinano gomme di macchine in corsa; mi scortico sul pavimento, le labbra sanguinano, mi condanno al silenzio.
Si chinano deformi i visi di chi mi sta intorno: curiosi, mi tolgono l’aria, non respiro.
Scappo.
Sono corsa senza mèta, angelo senza sesso: le mie ali percorrono corpi attorcigliati di chi vive con me, e di chi muore e non vive, senza saperlo. Mi accoltellano le loro voci, si intrecciano in nodi scorsoi. Non riesco a scioglierli, mi strangolano senza pietà.
Sono la velocità dell’angoscia. Non c’è più niente attorno a me. Mi lancio spietata contro un muro. Mi spezzo in mille frantumi, sparsi sul pavimento.
Fermi, finalmente.
Ornella Mallo