Radio Off intervista Fabio Alfano

di Fulvio Fisicaro Palermo, 9 novembre 2021

La fine dell’Era Orlando al Comune di Palermo libera in termini elettorali 145 mila voti, tante quanto sono state nel 2017 le preferenze che l’elettorato cittadino gli ha accordato. L’Amministrazione sta chiudendo l’ultimo quinquennio in modo deludente, e i più scontenti sono i movimenti civici di base appartenenti all’area della società civile. Il loro sostegno al Sindaco non è mai mancato nei decenni; ma la massima parte delle riforme promesse in sede programmatica non sono mai state realizzate. Il fitto dialogo tra istituzioni e comitati civici nei mesi di campagna elettorale si è puntualmente affievolito durante le sindacature sino a scomparire nel tempo, scollegando di fatto una parte di cittadini attivi e pronti a partecipare alle scelte dell’Amministrazione. Anche i mondi delle professioni e della cultura, altro tradizionale serbatoio elettorale dell’attuale Sindaco, sono stati delusi. Stabilire quanto queste parti dell’elettorato incidano oggi sui 145 mila del 2017 non è certo semplice; ma già a occhio si vede una discreta massa di voti che nella primavera del 2022 dovrà essere sensibile ed aderire alla proposta di un nuovo programma di amministrazione. Si è svolto ieri un incontro allo Spazio Lolli di Nadia Spallitta che ha visto incontrarsi e confrontarsi una ventina di diverse realtà associative cittadine, tutte mosse da uno spirito comune: realizzare un percorso politico che unisca tante associazioni che in questi anni con impegno e passione si sono dedicate alla cura dei problemi reali della città, senza riuscire tuttavia ad avere mai un vero dialogo con l’Amministrazione. L’incontro si è concluso con la volontà di estendere ulteriormente la rete delle associazioni con stretti appuntamenti futuri di verifica. Al termine dell’incontro, abbiamo parlato di questo e delle prospettive della società civile in vista delle prossime elezioni amministrative a Palermo con Fabio Alfano, architetto, fotografo, coordinatore del Comitato Bene Collettivo, impegnato da anni in senso professionale nei processi trasformativi della città.

Qual è il prossimo futuro della società civile a Palermo?

“La premessa è che siamo tutti società civile; al suo interno ci sono cittadini un po’ più consapevoli di altri, perché si rendono conto che il buon andamento della città non può essere lasciato in mano a pochi, ma deve essere il frutto di una collaborazione corale tra tutti i cittadini. Siamo una comunità e dobbiamo vivere come comunità partecipando alla ricerca delle soluzioni delle problematiche della città. Un buon metodo amministrativo si deve fondare su un patto di collaborazione tra amministratori istituzionali e cittadini, altrimenti non funziona. L’attuale sistema​ amministrativo blinda gli amministratori in un loro mondo e per il cittadino è impossibile interagire con l’amministratore se questo non glielo consente. Da anni, con il Comitato Bene Collettivo, insieme a tante altre associazioni, mi batto affinché avvenga quel cambiamento del modo di amministrare che consenta al cittadino di potere prendere parte ai processi decisionali della città. Purtroppo, rimanendo all’esterno dell’istituzione, la possibilità di trasformarla è impossibile, perché la vecchia politica non ha alcun interesse a fare partecipare i cittadini all’amministrazione. Pertanto, l’unica possibilità che hanno i cittadini attivi è quella di proporre un proprio progetto elettorale fondato sulla possibilità di partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa. Ed è per questo che noi, come Comitato Bene Collettivo insieme a tante altre associazioni, stiamo proponendo un progetto che si chiama “Progetta Palermo”, progetto civico basato sull’aggregazione della cittadinanza, che propone un nuovo modello di amministrazione e nuovi amministratori slegati dalle logiche dei partiti.”

Qual è il disegno complessivo di “Progetta Palermo?

“Questo nuovo modello amministrativo è stato studiato per tanti anni ed è stato concretizzato in un nuovo Statuto Comunale. Garantisce sia i processi partecipativi che tutte le altre istanze per il miglioramento della qualità della vita in questa città, ossia trasparenza degli atti amministrativi, programmazione condivisa del processo di trasformazione della città e qualità delle scelte. Prevede ad esempio la valutazione dei servizi da parte del cittadino.”

Quanto inciderà il rientro del disavanzo sulla futura amministrazione comunale?

“E’ un problema in più, ma non sarà impossibile amministrare. Una buona amministrazione può uscire da questo baratro.”

Cosa serve al vostro progetto elettorale?

“Il progetto elettorale che stiamo portando avanti ha bisogno della presa di coscienza e dell’assunzione di responsabilità di tutta quella parte della società civile più consapevole. Il cambiamento è possibile ma non può avvenire se non attraverso un’aggregazione di tutte le forze più positive della città, che devono fare da lievito per coinvolgere e motivare tutta quella parte di cittadinanza che è assolutamente delusa dalla politica tradizionale. Quindi dobbiamo aggregarci, e costruire insieme questa nuova amministrazione che ci corrisponde. Si deve intercettare una cittadinanza che deve dimostrare di essere matura per questo cambiamento. Se la città non risponde, resterà una buona intenzione e anche una buona azione ma il cambiamento non avverrà. Noi possiamo proporre il cambiamento, non possiamo certo imporlo. Però sentiamo la responsabilità di doverlo proporre. Aspettiamo i contatti di molti.”

amministrativo blinda gli amministratori in un loro mondo e per il cittadino è impossibile interagire con l’amministratore se questo non glielo consente. Da anni, con il Comitato Bene Collettivo, insieme a tante altre associazioni, mi batto affinché avvenga quel cambiamento del modo di amministrare che consenta al cittadino di potere prendere parte ai processi decisionali della città. Purtroppo, rimanendo all’esterno dell’istituzione, la possibilità di trasformarla è impossibile, perché la vecchia politica non ha alcun interesse a fare partecipare i cittadini all’amministrazione. Pertanto, l’unica possibilità che hanno i cittadini attivi è quella di proporre un proprio progetto elettorale fondato sulla possibilità di partecipazione dei cittadini alla vita amministrativa. Ed è per questo che noi, come Comitato Bene Collettivo insieme a tante altre associazioni, stiamo proponendo un progetto che si chiama “Progetta Palermo”, progetto civico basato sull’aggregazione della cittadinanza, che propone un nuovo modello di amministrazione e nuovi amministratori slegati dalle logiche dei partiti.” Qual è il disegno complessivo di “Progetta Palermo”? “Questo nuovo modello amministrativo è stato studiato per tanti anni ed è stato concretizzato in un nuovo Statuto Comunale. Garantisce sia i processi partecipativi che tutte le altre istanze per il miglioramento della qualità della vita in questa città, ossia trasparenza degli atti amministrativi, programmazione condivisa del processo di trasformazione della città e qualità delle scelte. Prevede ad esempio la valutazione dei servizi da parte del cittadino.” Quanto inciderà il rientro del disavanzo sulla futura amministrazione comunale? “E’ un problema in più, ma non sarà impossibile amministrare. Una buona amministrazione può uscire da questo baratro.” Cosa serve al vostro progetto elettorale? “Il progetto elettorale che stiamo portando avanti ha bisogno della presa di coscienza e dell’assunzione di responsabilità di tutta quella parte della società civile più consapevole. Il cambiamento è possibile ma non può avvenire se non attraverso un’aggregazione di tutte le forze più positive della città, che devono fare da lievito per coinvolgere e motivare tutta quella parte di cittadinanza che è assolutamente delusa dalla politica tradizionale. Quindi dobbiamo aggregarci, e costruire insieme questa nuova amministrazione che ci corrisponde. Si deve intercettare una cittadinanza che deve dimostrare di essere matura per questo cambiamento. Se la città non risponde, resterà una buona intenzione e anche una buona azione ma il cambiamento non avverrà. Noi possiamo proporre il cambiamento, non possiamo certo imporlo. Però sentiamo la responsabilità di doverlo proporre. Aspettiamo i contatti di molti.”