Con ben sette candidati presidente più quattrocento novanta aspiranti consiglieri si presume che ci sarà una campagna elettorale infuocata.

Mancano esattamente due mesi alle prossime elezioni siciliane per il rinnovo del consiglio regionale dell’ARS. La legge elettorale attuale prevede uno sbarramento al 5% e  il numero dei deputati dopo la riforma è sceso da novanta a settanta e non ci sarà ballottaggio. Ciò che vuol dire? Vuol dire che la battaglia per un posto da consigliere regionale sarà ardua e combattiva, un po’ come quella che c’è stata per la campagna elettorale delle comunali scorse che ha visto ridotto il numero dei consiglieri comunali palermitani da cinquanta a quaranta, e per i partiti presenti sarà come una grande guerra. Adesso, a quanto pare tutti i contendenti alla presidenza hanno trovato la quadra nelle alleanze partitiche delle coalizioni e chi più chi meno ha lasciato qualche cadavere sul campo.

L’alleanza di centro destra  fino a qualche giorno fa era divisa in diversi rivoli, adesso con l’accordo raggiunto ha ufficializzato il tandem Musumeci-Armao, cosa che mette d’accordo tutti quanti. Ma cosa significa un tandem per la presidenza? Semplicemente che governeranno prima l’uno poi l’altro, metà per ciascuno. Questo tandem sta a significare per gli addetti ai lavori la spartizione del potere tra le varie anime della coalizione in barba agli slogan retorici dell’amore per la Sicilia.

Il Partito Democratico con le sue eccellenze regionali ormai ridotto al lumicino, con una direzione che conta come il due di coppe con la briscola a mazze ha di fatto dovuto fare alleanze con AP, Centristi per la Sicilia, Socialisti e Sicilia Futura, aspettando le decisioni di Angelino Alfano hanno dato l’appoggio al rettore dell’università di Palermo Fabrizio Micari,  una candidatura consigliata ed imposta da Leoluca Orlando con la benedizione di Matteo Renzi e  stata ratificata con una riunione della direzione regionale  dopo un paio di giorni dall’investitura del candidato esterno al partito, mostrando tutti i limiti di decisione. Finalmente il PD ha un candidato. Anche se esterno al partito ma c’è l’ha.

Rosario Crocetta leader de “Il Megafono”, presidente uscente e candidato minaccioso, a quanto pare sembra che abbia raggiunto un accordo con Matteo Renzi. In un incontro a Roma tra i due si è discusso la sua messa da parte, anche se Sariddu da Gela fino a qualche giorno fa puntava i piedi cercando di procurare qualche problema al PD, di sicuro non darà l’appoggio a Micari senza ricevere qualcosa in cambio. Troverà un approdo certo e sicuro.

Storia diversa quella della sinistra  a sinistra del PD. La coalizione dei piccoli rivoletti formata dai tanti e vari partiti comunisti,  aveva designato come candidato presidente tale Ottavio Navarra, persona seria e per bene. Editore ed inventore di “Una marina di libri”, conosciuto più dagli addetti ai lavori che dalla grande massa di elettori, come dire “Ma cu u canusci?”. Ora è chiaro che sin dai tempi remoti del frastagliamento di una certa sinistra, i candidati cominciano a fioccare ed a sciogliersi come neve al sole. Ed ecco spuntare un altro candidato. Claudio Fava, appoggiato da Sinistra italiana ex SEL e da Articolo uno MDP. E’ nella logica delle cose che se questi pezzi di sinistra vanno alle elezioni con più candidati alla fine non raccoglieranno nemmeno le briciole di Lazzaro. Ed allora i gruppi di Fava e di Navarra cercano di mettere assieme le proprie forze ed appoggiare un solo candidato. Dal cilindro viene fuori Claudio Fava, suscitando l’ironia dei duri e puri che di più non può essercene. A Claudio Fava non credo che gli si possano imputare scheletri nell’armadio, anzi risulta il candidato più opportuno per conoscenza e visibilità ed anche per la possibilità di raccolta voti. Quindi la sinistra estrema se vuole raccogliere un po’ di sostanza non gli rimane altro che compattare i voti di chi di sinistra si sente, con un programma di sviluppo popolare.

Sui cinque stelle in verità c’è poco da dire, loro vanno da soli, non fanno alleanze con alcuno e propinano slogan accattivanti. Ma alla tirata dei conti i 5stelle che sono convinti di vincere a mano bassa di sicuro ricaveranno una barca di voti raccolti in seno a quei pezzi di società che sperano in una vendetta piuttosto che in una governabilità. Il candidato che hanno votato online ma che già da tempo era stato scelto dal duo Grillo-Casaleggio e pompato fino all’inverosimile sarà per l’ennesima volta candidato a presidente Giancarlo Cancelleri. In questa competizione credo che si giochi il futuro del movimento 5stelle.

Ci sono altri candidati alla presidenza che hanno ricevuto l’appoggio di associazioni, movimenti ma non avendo rappresentanti all ARS dovranno raccogliere le pirme per presentare i propri candidati. Tra questi ricordiamo:

Vittorio Sgarbi (rinascimento e moderati in rivoluzione). Roberto La Rosa ( Siciliani Liberi) – Franco Busalacchi (Noi Siciliani) – Piera Maria Lojacono (PLI).

Liborio Martorana