La Dda di Palermo riapre le indagini sull’omicidio del presidente DC della Regione Siciliana         

Sono trascorsi ben trentotto anni da quella mattina del 6 gennaio 1980, una mattina che segnò uno sparti acque dentro la politica siciliana e sancì  la collaborazione tra i NAR e la cosa nostra. L’uccisione del presidente della regione siciliana Piersanti Mattarella seguiva di un paio d’anni quella di Aldo Moro, ed avevano tutti e due in comune una formazione di governo con il partito comunista, una apertura a sinistra che mal digerivano diverse realtà, ed era ovvio che i governi col PCI andavano ad intaccare interessi che partivano dal patto atlantico fino ad arrivare a certe situazioni di casa nostra. Trentotto anni fa proprio nel giorno dell’Epifania il presidente assieme alla propria famiglia si stavano recando a messa e proprio all’uscita del garage di via Libertà un killer poneva fine alla vita di Piersanti Mattarella e di conseguenza alle speranze di cambiamento del popolo siciliano. Otto colpi vennero sparati dal killer otto colpi per avere la certezza della morte di quest’uomo, otto colpi davanti i suoi affetti più cari, la moglie ed i figli. Oggi dopo tutto questo tempo e su sollecitazione dei familiari del presidente, tramite lo studio degli avvocati Crescimanno, la famiglia Mattarella ha chiesto la riapertura delle indagini in quanto,in un confronto tra elementi venne fuori che la targa della 127 rubata ed usata per la fuga dal killer e del suo complice era stata divisa in due parti ed una di queste era stata poi ritrovata due anni dopo in uno dei covi proprio dei NAR, facendo cosi tornare al centro dell’attenzione quella pista che all’epoca fece tanto discutere  e dovela moglie del Presidente, la signora Irma Chiazzese, asserì di avere riconosciuto il killer del marito identificandolo in Giusva Fioravanti per il suo modo saltellante di camminare, il terrorista dei NAR che ebbe anche un ruolo nella strage alla stazione di Bologna ed il quale, passato sotto processo  venne assolto con una sentenza divenuta irrevocabile. Ora appare chiaro che alla luce di nuovi riscontri le nuove indagini siano doverose e sono in molti a chiedersi quali furono le motivazioni di quell’assassinio, il ruolo che ebbe Don Vito Ciancimino, allora confidente delle forze dell’ordine e depistatore delle  indagini, ed Il ruolo che ebbe cosa nostra e la sua collaborazione con i terroristi neri, collaborazione della quale ne era convinto anche Giovanni Falcone firmando il rinvio a giudizio il Fioravanti assieme al suo amico Gilberto Cavallini. E  soprattutto ci si chiede : quali interessi andava ad intaccare una persona come Piersanti Mattarella?  Sono trascorsi ben trentotto anni ed ancora nulla si sa di quell’omicidio, facendolo entrare con forza nell’alveolo dei grandi misteri italiani.

Liborio Martorana

(foto i nuovi vespri.it)