di Liborio Martorana 15/02/2022

                      

Nel giorno 12 del mese di febbraio del 2004  viene trovato morto nella sua casa di Viterbo Il giovane medico urologo  Attilio Manca e già da subito ci si è chiesto quali potrebbero essere state le motivazioni di questa morte. Attilio Manca nato A San Donà di Piave il 20 febbraio del 1969 vive con la famiglia Barcellona Pozzo di Gotto paesino sul mare facente parete della “provincia babba” , quella provincia che ha dato ospitalità e protetto la latitanza di parecchi mafiosi di un certo calibro e di personaggi a dir poco particolari.  E un giovanissimo medico specializzato nell’operare il tumore alla prostata col sistema della laparoscopia. Dopo la laurea e la specializzazione si trasferisce a Viterbo dove comincia a lavorare all’ospedale ‘Belcolle’ dove lavorava fianco a fianco con il primario Antonio Rizzotto.  E’ un brillante medico Attilio Manca, laureato a pieni voti e specializzato in chirurgia laparoscopica diventa quasi normale che un medico della sua capacità venga ricercato per dei casi estremi. Ed è un caso estremo quello di Bernardo Provenzano. Attilio Manca viene avvicinato tramite qualcuno probabilmente a lui abbastanza vicino, per conto di tale Rosario Cattafi boss di Barcellona Pozzo di Gotto, il quale chiese ad Attilio di operare alla prostata una sua conoscenza a Marsiglia. La conoscenza di Rosario Cattafi altro non era che Bernardo Provenzano sotto falso nome, con dei documenti falsi per muoversi agevolmente.. Dopo qualche mese dall’operazione Attilio Manca viene trovato morto nella sua casa di Viterbo buttato sul letto e con il viso tumefatto, dicendo che Attilio si era procurato le ecchimosi alla faccia e la rottura del setto nasale cadendo sul letto e sbattendo la faccia contro il telecomando della tv più due siringhe a terra che non recavano alcuna impronta digitale. Già da subito cominciarono le azioni di depistaggio. “Attilio si era suicidato con una overdose di eroina ed alcolici”. Questa fu la prima affermazione degli inquirenti. Ma già da subito si cominciarono a vedere le prime crepe nel depistaggio. Quando Attilio venne trovato aveva due fori nel braccio sinistro, cosa che apparve subito impossibile per la famiglia e che non avrebbe potuto fare in quanto era un mancino puro. Dopo la morte di Attilio ci furono ben 5 pentiti ad asserire che il giovane medico era stato ucciso dalla mafia. C’è un altro personaggio in questa storia, il boss Francesco Pastoia, colui che aveva gestito i periodi di latitanza di Provenzano. Costui in una intercettazione telefonica mentre stava in carcere asseriva che Provenzano era stato curato da un medico giovane e molto bravo, proveniente dalla Sicilia. Inspiegabilmente questo boss dopo qualche giorno venne trovato impiccato nella sua cella. Le domande che ci siamo  poste sono ben precise viste le evidenti manipolazioni della morte di Attilio.

1° chi è stato ad avvicinare Attilio per farlo parlare con Rosario Cattafi? E’ stato un parente? Un conoscente?

2° Perche è stato impiccato Francesco Pastoia? Perché sapeva troppo? Perché aveva parlato al telefono della operazione di Provenzano?

3° Chi c’era dietro i mafiosi a tenere le fila della operazione “prostata senza cancro?” Di sicuro c’erano i servizi segreti?

4° Perché da subito iniziò il depistaggio? Segno della connivenza tra mafia e servizi segreti?

5°Perché non è mai stata ascoltata seriamente la famiglia Manca? 

6°Perché la procura di Viterbo ha archiviato per diverse volte l’inchiesta sull’omicidio di Attilio?

Ecco, queste domande che non hanno mai avuto risposta sono solo alcune di quelle che vorremmo porre agli organi competenti e a coloro che condussero l’inchiesta dirigendola verso l’archiviazione, mentre la famiglia Manca da ben diciotto anni chiede giustizia per un figlio rubato  dalle magagne e dagli inciuci commessi da parte di apparati dello stato in combutta con la mafia.

(Fonte immagine: wikipedia)