di Fulvio Fisicaro 25/05/2023

Radio Off inizia una serie di articoli sull’autonomia differenziata e il disegno di legge Calderoli. Vista la centralità del tema nel panorama politico attuale, richiediamo anche i vostri contributi o commenti.

Il disegno di legge “Disposizioni per l’attuazione dell’autonomia differenziata delle Regioni a statuto ordinario”, attualmente in discussione alla Commissione Affari Costituzionali del Senato sotto il numero d’ordine 615, indica tra le finalità perseguite dal legislatore quella di “favorire la semplificazione delle procedure, l’accelerazione procedimentale e la sburocratizzazione” attraverso l’attribuzione alle Regioni di condizioni particolari di autonomia amministrativa e finanziaria, realizzando così quel decentramento previsto dall’art. 5 della Costituzione e ricavando maggior efficienza e miglior qualità dei servizi resi ai cittadini. Il testo prevede inoltre che le funzioni trasferite alle Regioni possano essere da queste attribuite a Comuni, Province e Città Metropolitane. Tutto questo è un astratto enunciato di filosofia del diritto. Guardando al concreto, abbiamo da poco sperimentato la debolezza, fragilità ed inadeguatezza degli uffici dell’amministrazione pubblica locale in occasione della recente necessità di rapida progettazione per il PNRR: l’intero sistema è andato in crisi. Questa stessa amministrazione dovrebbe trasformarsi per decreto in una macchina tanto efficiente da rispondere in maniera adeguata ai nuovi carichi trasferiti, addirittura migliorando la qualità dei servizi. L’esperienza storica delle Regioni a statuto speciale, che realizzano già un’autonomia differenziata, racconta tutt’altra storia. Le ampie autonomie di talune regioni a statuto ordinario nella sanità pubblica non hanno restituito altro che lo sviluppo della sanità privata. Non è realistico pensare che il trasferimento della responsabilità insieme a risorse umane e finanziarie da un apparato all’altro dello Stato porti sic et simpliciter maggior efficienza, per di più pretendendo che alla finanza pubblica non debba accollarsi alcun onere finanziario aggiuntivo per quella che sembrerebbe una rivoluzione epocale. Gli enti locali necessiteranno di maggior personale; potrà succedere ai lavoratori in servizio presso qualche Ministero romano di essere trasferiti in massa insieme alle funzioni? Oppure si procederà ad un piano cospicuo di assunzioni locali, strumento populista per eccellenza, contravvenendo l’enunciato di neutralità finanziaria? Le intese tra Stato e singola Regione potranno avere per oggetto materie differenti; alcune Regione amministreranno talune competenze che invece un’altra Regione non avrà avocato a sé. Anche nell’ambito della stessa competenza, ogni Regione sarà libera di organizzare il quadro amministrativo secondo un proprio schema; si finirà per avere tante Regioni, ognuna diversa. Come questi aspetti incideranno positivamente sulla “semplificazione delle procedure” cui aspira il legislatore è un mistero; è anzi prevedibile che i processi burocratici si complicheranno, in particolare quelli interregionali. Si potrà mai rendere efficace una politica nazionale in un quadro amministrativo così frazionato? Si rischia una Torre di Babele. Poiché la destra portatrice del disegno di legge è sedicente pragmatica, non ignorerà certo il vero stato dell’arte e saprà già quanto poco potrà incidere il decentramento sull’efficienza della pubblica amministrazione. Per forza di cose, le finalità vere della spinta all’autonomia differenziata sono da ricercarsi altrove.

(Fonte immagine: BASILICATA 24)

avrà avocato a sé. Anche nell’ambito della stessa competenza, ogni Regione sarà libera di organizzare il quadro amministrativo secondo un proprio schema; si finirà per avere tante Regioni, ognuna diversa. Come questi aspetti incideranno positivamente sulla “semplificazione delle procedure” cui aspira il legislatore è un mistero; è anzi prevedibile che i processi burocratici si complicheranno, in particolare quelli interregionali. Si potrà mai rendere efficace una politica nazionale in un quadro amministrativo così frazionato? Si rischia una Torre di Babele. Poiché la destra portatrice del disegno di legge è sedicente pragmatica, non ignorerà certo il vero stato dell’arte e saprà già quanto poco potrà incidere il decentramento sull’efficienza della pubblica amministrazione. Per forza di cose, le finalità vere della spinta all’autonomia differenziata sono da ricercarsi altrove.