di Liborio Martorana

(le stragi sono cominciate da casa mia. – V. Agostino)

Ci sono voluti 32 anni per arrivare ad un minimo di verità giurisprudenziale, l’altra verità, quella delle parole gridate in faccia al mondo dal padre di Nino, quella verità la conoscevamo tutti da troppo tempo e tutti quanti ne abbiamo parlato in qualsiasi posto e con chiunque mettendo in risalto tutte quelle negligenze e depistaggi che sono stati messi in moto da falsi ed ipocriti servitori dello stato che ne hanno dette di tutti i colori contro questo agente ucciso assieme alla giovane moglie tra l’altro incinta. Sapevamo la verità sin dai primi istanti dopo il duplice omicidio, dal momento che su Nino Agostino venne gettata l’onta della solita storia di femmine. Sapevamo bene che quella era la prima fase di un depistaggio orchestrato a regola d’arte. Sapevamo bene quale era la verità. Lo sapevamo quando i falsi servi dello stato cercarono di impupare a Vincenzo Agostino il pupo vestito,  il falso pentito della strage di via D’Amelio  Scarantino. Lo sapevamo quando il funzionario di polizia Arnaldo La Barbera  mostrando delle foto ad Agostino, cercava con insistenza di fargli indicare lo Scarantino come l’autore dell’eccidio consumato a Villagrazia di Carini quel maledetto 5 agosto del 1989.  Sapevamo la verità perché “faccia da mostro” non era una identità astratta e sin dall’inizio di questa storia malgrado i ripetuti appelli di Vincenzo Agostino, nessuno da parte degli organi inquirenti si è preso la briga di andare ad indagare su questo personaggio. Sapevamo la verità malgrado i “troppi film gialli” che secondo qualche magistrato, Vincenzo Agostino avrebbe visto. Sapevamo la verità e conoscevamo le menzogne  che venivano perpetrate persino alle domande di alcuni ragazzini,  quali , chiedevano se “il pentito Vito Galatolo della famiglia dell’Acqua Santa, potesse essere a conoscenza della questione Agostino. Noi sapevamo la verità, quella verità che continuamente veniva gettata in faccia a coloro che avrebbero dovuto difendere lo stato ed invece  d’accordo con i mafiosi  ne minavano l’ordinamento. Quella verità che tutti conoscevano ma che per negligenza, paura o complicità, tenevano sotterrata. Quella verità che la mamma di Nino Agostino, la signora Augusta Schiera Agostino  andava chiedendo in tutte le sue apparizioni pubbliche e private, negli incontri con associazioni, con gli studenti di ogni ordine e grado, con le numerose interviste rilasciate.  Quella verità e giustizia che fino alla sua morte avrebbe ricercato. Oggi con la condanna all’ergastolo di Nino Madonia boss di Resuttana e con il rinvio a giudizio di Gaetano Scotto quale complice di Madonia e di Francesco Paolo Rizzuto per favoreggiamento, si scrive una nuova pagina in questa storia. Si mette un punto fermo . Certamente bisogna tenere conto che questa sentenza è solo di primo grado, ma noi portatori di verità inascoltati , poniamo la nostra fiducia verso quei magistrati che hanno fatto il loro lavoro con solerzia e serietà, nella convinzione che, come ha detto Vincenzo Agostino all’uscita dell’aula bunker  … “le stragi sono cominciate da casa mia”. E siamo anche convinti che se si fosse indagato prima su questo caso le sentenze sulle stragi non avrebbero subito tutti quelle anomalie che hanno comportato ben 4 processi sulla strage di via D’Amelio , ma questa è un’altra storia.

(Noi sappiamo la verità ma non abbiamo le prove – P.P. Pasolini )

(fonte immagine: liborio Martorana)