di Fulvio Fisicaro Palermo, 19 0ttobre 2021

Nel vasto panorama di romanzi gialli che fioriscono nel prato della letteratura siciliana contemporanea, l’ultimo nato “Fuoriorario” di Adriano Schimmenti porta un elemento di novità. L’autore è professore ordinario di Psicologia dinamica presso l’Università “Kore” di Enna, direttore scientifico dell’Istituto Italiano di Psicoterapia Psicoanalitica e componente del comitato scientifico del Centro Italiano di Psicologia Analitica. E’ considerato uno dei massimi studiosi italiani degli effetti della traumatizzazione psichica ed è autore di più di 250 pubblicazioni accademiche. Il suo romanzo d’esordio non poteva che appartenere alla categoria poco praticata dei gialli psicologici. In questo senso, “Fuoriorario” è una più che piacevole novità, la cui lettura è un’elaborazione introspettiva profonda, ricca di motivazioni e pregna di espedienti narrativi che ne arricchiscono la trama rendendola coinvolgente. Abbiamo incontrato l’autore in occasione della presentazione ufficiale della sua prima fatica letteraria, evento svoltosi ieri ai Cantieri Culturali alla Zisa di Palermo. Quali sono i confini entro i quali “Fuoriorario” può essere definito? “E’ un giallo psicologico ambientato a Palermo che si colloca su due linee temporali: una contemporanea e una di 22 anni prima, risalente a quando avviene la morte improvvisa e mai spiegata fino in fondo di una ragazza amica di un gruppo di giovani. Questi ragazzi, un tempo diciottenni, si rincontrano dopo ventidue anni perché uno di loro ha rivisto colui che pensa essere il colpevole di questo probabile omicidio. E da lì si scatena una sorta di catena di eventi intensi dal punto di vista psicologico che coinvolgono i sopravvissuti e che li porta a raccontare e raccontarsi le proprie storie. Rispetto alla psicologia dei personaggi, diventa per certi versi un romanzo di formazione e anche di deformazione, incentrato sui segreti dell’adolescenza.” La trama trova ispirazione da un fatto di cronaca? “Non è ispirato ad un fatto di cronaca; ma è un fatto reale che il numero più elevato di suicidi si ritrovi nell’adolescenza; ed è altrettanto reale che spesso in alcuni casi lasciano dal punto di vista psicologico una serie di traumi, o in altri casi stati emotivi non elaborati, nelle persone vicine; non solo nei familiari, ma anche nel gruppo degli amici che cresce con le persone che scelgono di compiere questo gesto.” Qual è l’idea centrale alla base dell’elaborazione del romanzo? “E’ legato alla città di Palermo non solo per la localizzazione in cui si verificano gli eventi. Anche se la storia che racconta ha molteplici aspetti archetipici e più generalizzati, prende ispirazione da un’idea delle caratteristiche tipiche dei legami sociali nel nostro territorio, in Sicilia e a Palermo in particolare: una città in cui si costruiscono legami molto forti, che si radicano nel tempo, e che però hanno anche​ spesso dimensioni di non esplicitato, forse legato anche alle vergogne di ciascuno individuo. Per questo è un giallo psicologico.” Quali sono i luoghi di Palermo che visita il romanzo? “Ce ne sono diversi; alcuni locali vicino al Teatro Massimo, nel centro di Palermo. Una piccola parte è ambientata a Valdesi. In particolare, vi si trovano alcuni istituti scolastici di Palermo, ovviamente non riportati con il loro vero nome seppur decifrabili, con le relative psicologie: condivisione, possibilità di creare relazioni intime, ma a volte anche possibilità di realizzare micro emarginazioni, cioè gruppi che si differenziano da altri gruppi e trovano forse proprio in quanto marginalizzati la loro identità.” Qual è la classe sociale cui appartengono i personaggi protagonisti? “Fanno parte tutti tranne uno della classe sociale media. Si elevano tutti dalla classe sociale di appartenenza ma a questo non corrisponde un’elevazione dal punto di vista della crescita psicologica. Sono studenti liceali che trovano le strade per crescere dal punto di vista economico sociale ma non pienamente da un punto di vista personale. Sta lì, secondo me, la parte più interessante del romanzo, anche se affronta comunque anche diversi tempi importanti, come le diversità in generale.” Quali sono le diversità cui si riferisce? “Sono tante. Si parte in adolescenza dalle passioni, da ciò che appassiona; ci sono persone che comunque costruiscono le proprie passioni in modo da essere accettati e persone che nascondono le proprie passioni. La diversità è quindi un fatto intimo relativo al modo in cui ci si definisce come individui nel mondo sociale, ma poi in realtà la propria vera definizione si realizza nel proprio spazio più intimo.” Quale indicherebbe come maggior pregio del suo romanzo? “E’ un libro che non condanna e non perdona.”