di Antonella Camalleri
Mi ricordo quella data del 9 Novembre 1989, quando finalmente
quell’ultima barriera del muro di Berlino crollava e per i ragazzi come me,
quelli di 17/19 anni, significò l’aprirsi dei confini nazionali e il concetto di
patria poteva essere esteso oltre la stretta geografia che la storia ci aveva
assegnato. Ci vollero ancora degli anni perché finalmente potessimo
muoverci e decidere se studiare un periodo in un paese, fare esperienze
in un altro, partire senza un progetto preciso solo per conoscere vite, stili,
lingue, mentalità diverse. Significò libertà, che è quella che si conquista
quando davanti a te hai tante possibilità di scelta. L’individuo è libero
quando può scegliere cosa diventare, dove e come farlo. Ecco perché
nonostante tutto, nonostante l’Europa dei popoli che tutti speravamo è
solo un miraggio lontano, questa idea di libertà di scelta e di movimento
rimane uno dei diritti fondamentali dell’uomo Art. 13 Dichiarazione Universale dei Diritti Umani).
I giovani che adesso hanno 18/19 anni da sempre sono abituati a tutto
questo. Sanno che possono fare scambi culturali con la Francia, la
Germania, la Scandinavia, il mondo intero, sanno che fare esperienze di
studio o lavoro all’estero ti permette di formarti in maniera più ampia e
arricchisce il bagaglio culturale e di vita, sanno che studiare lingue ti
permette di aprirti al mondo, qualsiasi sia il lavoro che deciderai di fare, di
essere un cittadino che ha ampi spazi di visuale e che riesce a capire i
cambiamenti in atto proprio perché guarda oltre i propri confini. I ragazzi
non guardano più ad un lavoro sotto casa, ma sanno che le prospettive
devono cercarsele ad ampio raggio e non solo perché l’Italia offre
purtroppo molto poco, ma anche perché hanno voglia di scegliere, di
muoversi di conoscere e non riescono più a concepire un mondo diverso
proprio perché non l’hanno mai conosciuto.
Questa realtà è del tutto ignorata da chi fa politica, non ci si rende conto
che questi ragazzi, hanno idee, hanno valori, hanno progetti che sono del
tutto inascoltati. Con sprezzo vengono chiamati “millennials”, quasi fosse
una colpa non aver vissuto e non conoscere le nostre esperienze o la
storia precedente (magari proprio perché noi adulti non l’abbiamo saputa
raccontare). Ma basterebbe leggere il comunicato degli studenti che
hanno occupato il liceo Tasso a Roma per capire che forse siamo noi adulti
ad avere un enorme debito nei loro confronti, per non aver mai
raccontato loro che un tempo anche noi, con i nostri sogni volevamo
cambiare il mondo ma non ci siamo riusciti e che molti di noi non vogliono
ammettere la sconfitta. E siamo invidiosi e gelosi di quella giovane
incoscienza che noi abbiamo perso, rifugiandoci dietro la presunzione che
noi adulti abbiamo capito tutto.
Una lezione importante a noi adulti ce la danno ragazze come Silvia
Romano, la ragazza di 23 anni, cooperante in Kenya e rapita pochi giorni
fa, che si è formata e ha studiato per andare a portare le sue competenze
lì dove è più difficile, in quei paese che in molti definiscono “casa loro”
pensando che siano posti dove la gente non abbia voglia di migliorarsi e
che siano colpevoli della loro condizione. Persone come Silvia Romano
invece ci pongono davanti alle nostre responsabilità, quelle del mondo
occidentale che ha sfruttato quei paesi, chiuso gli occhi sui genocidi e le
guerre e adesso è inferocito perché non sono stati zitti e buoni a morire “a
casa loro”. Silvia ci dice che costruire un mondo diverso non solo è
possibile ma necessario perché nessuno ormai è solo cittadino del proprio
paese ma è coinvolto in prima persona con le sue scelte politiche quando
vota, economiche quando compra, consuma e inquina incidendo sui
cambiamenti climatici del pianeta, sociali quando non difende i diritti di
tutti gli essere umani.
“Casa loro” è più casa nostra di quanto si credi. I prossimi “Loro”
potremmo essere i “Noi” di domani se la politica continua ad ignorare che
chiudere le frontiere non risolve i problemi ma li esaspera e li moltiplica. Il
sovranismo, il nazionalismo, ciò che chiude e crea barriere forse nel medio
periodo dà una sensazione fatua di sicurezza, ma nel lungo periodo crea
paesi vuoti, poveri, senza futuro, vecchi. E bisogna sottolineare a gran
voce che il sovranismo internazionale è un ossimoro. Dove c’è sovranismo
c’è il controllo dei propri interessi e il non curarsi dei bisogni altrui. C’è la
difesa del più forte e nessun paese che si dichiari tale ha interesse ad
aiutare altri paesi “a casa loro”. Non può esistere un’Europa dei popoli
sovranisti. E’ una contraddizione in termini e una propaganda pericolosa.
E i ragazzi queste cose le sanno e ce le stanno urlando in faccia. Ma noi
adulti siamo troppo convinti che siano solo ragazzi, che non capiscano
nulla e non hanno voglia di fare niente. E questo è il segnale che già
abbiamo perso. Di nuovo.
(fonte immagine web)