Di Fabio Gagliano

La storia ci insegna quanto sia sempre stata importante per chi vuole conservare il Potere, o cerca di raggiungerlo, la manipolazione dell’informazione e un’informazione deviata che comporti poi una serie di conseguenze nella percezione dell’opinione pubblica.

Un esempio classico è quello in cui si può alimentare nella popolazione la percezione di insicurezza: prendiamo l’anno 2006: in quei dodici mesi gli omicidi in Italia furono 621, un dato notevolmente inferiore ai 1901 omicidi del 1991; nello stesso periodo gli omicidi commessi dalla criminalità organizzata toccarono il minimo storico, mentre aumentarono quelli in ambito familiare e i delitti passionali. Eppure, oltre una persona su quattro si sentiva poco o per niente sicura quando camminava da sola la sera per le strade intorno alla propria casa. Questo dimostra che la percezione di insicurezza rimane sempre molto forte se si appronta un martellante e morboso tam-tam mediatico sulla cronaca nera. Così facendo si ottiene un annebbiamento di molte menti tra chi guarda i telegiornali e legge certi quotidiani, notoriamente ben schierati. Ma, in questi anni, è stata proprio la percezione pubblica che ha assunto un’importanza fondamentale in quanto target verso cui indirizzare certa informazione, e in particolar modo se si tratta di informazione elettorale. In questo ambito, fabbricare notizie volte a orientare l’opinione pubblica, ha sempre giocato un ruolo fondamentale e così sono nate società di pubbliche relazioni con il precipuo scopo di creare e modellare ad arte notizie per conto terzi, sia che si tratti di governi, imprese o personalità pubbliche. [1]

SEDUZIONE E INFORMAZIONE.

Se qualcuno ritiene che la seduzione sia una “truffa”, una messinscena, che gioca un ruolo fondamentale nella vita di tutti i giorni e domina ogni forma di espressione sociale condizionando i rapporti interpersonali, ha perfettamente ragione. Chi manipola l’informazione, sa bene come suscitare desiderio per una persona o per un determinato oggetto, offrendo in cambio la promessa di soddisfare un bisogno affettivo oppure un’esigenza materiale.

La notorietà di un politico non implica l’essere desiderati. Al contrario, l’obiettivo del politico è riuscire a veicolare sensazioni ed emozioni che trascendono la semplice conoscenza dell’uomo per creare un rapporto empatico con l’elettore e avvolgere la propria immagine con elementi “mistici” e “di fascino”. Bisogna vendere emozioni ed esperienze e questa è una cosa tipica di chi può gestire cospicui mezzi di informazione come le televisioni, sia pubbliche che private. Chi le gestisce ha la possibilità di conquistare una buona fetta di elettorato indipendentemente dalla campagna elettorale degli avversari politici contro di lui.

In questo modo si riesce ad offrire un’offerta di esperienza coinvolgente per gli elettori accentrando il messaggio elettorale sulla unicità percepita e il coinvolgimento emotivo: le esperienze vivono nella mente e nell’anima di chi le vive, attivando la sfera emotiva e sentimentale, costituendo così, attraverso il coinvolgimento, la precondizione dell’attaccamento al candidato. La storia delle elezioni politiche di questi ultimi anni e in particolare quelle negli USA, hanno fatto emergere che gli elettori considerano questo tipo di approccio elettorale il mezzo di gran lunga più influente, capace di guidare le loro scelte, ben oltre i mezzi più tradizionali. Si assiste quindi ad una impressionante somiglianza tra le strategie di Marketing e le strategie elettorali.

Se vogliamo essere più precisi, al coinvolgimento esperienziale sono attribuite importanti potenzialità: L’Event Track Study del 2018 dell’Event Marketing Institute (EMI) ha indicato che il 74% dei consumatori ha un’opinione più positiva dei brand che offrono eventi di qualità ed esperienze significative e il 98% ha indicato che partecipare a eventi marketing esperienziale li ha portati a sentirsi più connessi col brand e propensi a comprarne i prodotti. Il 72% ha anche detto che i post degli amici sui social media riguardanti esperienze con i brand li hanno convinti a considerare i prodotti di quel marchio.

Oggi non basta più avere una chiara identità politica. È opportuno, invece, che i candidati abbiano una personalità da trasmettere. L’identità di partito fa riferimento alla sua capacità di essere riconosciuto e attiene direttamente alla sfera della consapevolezza. La personalità, invece, fa riferimento al carisma, al carattere, alle qualità del politico, uniche e distintive. La personalità del politico costituisce quindi il contenuto della strategia di differenziazione dagli altri candidati e la possibilità di sperimentare questa personalità è fondamentale per affermarne la credibilità.

La stessa strategia di marketing che si usa per vendere un prodotto, ci insegna che una merce può essere desiderata anche se è scadente. Sono le emozioni quelle che indirizzano il consumatore, così come l’elettore, non la qualità di un prodotto. Prendiamo le automobili, per esempio: chi un tempo usava l’automobile per la mobilità, oggi la usa per far viaggiare i propri sensi; gli elettrodomestici da incasso non sono fatti per essere funzionali in cucina, bensì per sedurre; chi prima vendeva telefonini oggi vende desideri e ispirazioni; la pasta diventa “un’esperienza dei sensi”; mentre sulla tavola non c’è una bottiglia di acqua ma una “dining emotion”. E la lista potrebbe continuare. Notare bene come la tendenza alla spettacolarizzazione, che sta investendo gran parte dei comparti politici dei paesi occidentali, trova giustificazione in almeno due ordini di motivazioni: concorrenza politica sleale e influenza sugli elettori.

OPINIONE PUBBLICA: IL RUOLO DEI SOCIAL MEDIA

“I social media sono diventati una estensione di tutto questo.”[2] Oggi gli incentivi economici su internet promuovono un ambiente di clickbait (“esca da click” – indica un contenuto web il cui scopo è quello di attirare il maggior numero di persone) e di gratificazione immediata, originariamente usato abilmente per la pubblicità online e guadagnare, ma che risulta perfetto anche per gli slogan politici, in particolare in un momento come questo di demonizzazione della politica.

Con i social media che stanno diventando sempre più la piattaforma primaria per il consumo di informazioni, è chiaro che siano diventati anche un campo da gioco per la propaganda e le campagne di disinformazione. “Ma Internet non è una entità a parte, è semplicemente un riflesso della società, con tutto il bene e il male che ne deriva.”

“L’iperconnettività del mondo odierno è qualcosa che fa ormai parte di noi, questo è indubbio, ma il fatto che nessuno si sia mai chiesto se questo sia un bene o un male, testimonia la pochezza di contenuto che questa infinità di messaggi veicola”.

IN CONCLUSIONE

Qualsiasi cosa, soprattutto se influenza la nostra vita tanto quanto fanno i mass media, deve essere prima di tutto sottoposta a critica. La bontà o meno di uno strumento, si basa sulle ragioni che ne giustificano il suo utilizzo. Giustificare qualcosa a priori smaschera la debolezza delle ragioni su cui quella cosa si basa.[3]

PER SAPERNE DI PIU’: https://mega.bupnet.eu/


[1] “Il manager della percezione di Enrico Sabatino”

[2] “Social media e manipolazione dell’opinione pubblica” Claudio Guarnieri, Amnesty International 29/05/2017

[3] “I Mass media come strumento di manipolazione” Giacomo Lovison, 24 settembre 2018, La gazzetta filosofica