di Liborio Martorana 29/09//2021

Sono stati giorni frenetici questi ultimi dopo la sentenza di appello sul processo trattativa. Un verdetto che ha sentenziato come un processo partito con tutti gli onori ed in pompa magna, alla fine si sia ridotto a  un puro e semplice e inaspettato ribaltamento della sentenza di primo grado, alimentando la  diatriba tra tifoserie del pro e del contro.  Diventano a questo punto molto plausibili alcuni quesiti: La trattativa, intesa come accordo tra lo stato e delle organizzazioni criminali è un reato? No non è un reato per il semplice fatto che in nessun articolo del codice penale  viene menzionato che la trattativa è ascrivibile come reato. L’assoluzione degli organi dello stato in questo caso i rappresentanti delle forze dell’ordine chiamati in causa per avere trattato con i mafiosi per fare finire le stragi del 92, con molta probabilità sono stati assolti perché appunto il fatto non costituisce reato e fondamentalmente perché la loro azione che di sicuro non è stata qualcosa di propria iniziativa, ma certamente è stata suggerita ed autorizzata da qualche parte della politica, la quale,  non sapendo che pesci pigliare, pur di salvare la pax del proprio paese decideva di avviare una trattativa, affinché  la loro azione  servisse a salvare il nostro Paese da vari attentati che avrebbero causato decine di morti. E qui porto a ricordare il mancato attentato allo stadio di Roma alla fine di una partita, attentato che avrebbe causato un dolore inimmaginabile a decine di famiglie. Ciò che da subito si nota sono le sperequazioni dovute alle  assoluzioni e alle condanne emesse dal collegio giudicante. Da una parte tutti assolti e dall’altra tutti condannati. Le condanne dei mafiosi Leoluca Bagarella a 27 anni (in primo grado condannato a 28 anni), mentre l’altro imputato  Antonino Cinà – medico di fiducia di Totò Riina , con una pena a 12 anni emessa nel processo di primo grado e confermata in appello, con l’accusa di “minaccia ad un corpo politico dello stato”. Sono stati condannati,  a riconferma delle accuse poste dal pool antimafia nel processo di primo grado ed ora nell’appello ha visto la totale affermazione della sentenza. Mentre invece le assoluzioni date al generale Mori, al capitano De Donno alias “Ultimo”, al generale Subranni, e al ex senatore di Forza Italia Marcello Dell’utri hanno lasciato tutti abbastanza basiti. Quindi, secondo il collegio giudicante,  la trattativa non è un reato in quanto essa stessa non costituisce reato. E allora a cosa sarebbe servito mettere in campo tutte quelle risorse umane, temporali  ed economiche? Qualcuno direbbe e tanti altri hanno già detto che non è servito a nulla, che è stata una inchiesta che faceva  acqua da tutte le parti, dove l’ impianto accusatorio era molto leggero, malgrado fosse  piena di paroloni ed anche di tante buone intenzioni. Dietro a tutto ciò si sono formate le varie tifoserie, l’incensamento di diversi personaggi, le varie carriere che  sotto la spinta dell’opinione pubblica prendevano il volo e  gli articoli di giornali che alla minima frase si sprecavano alludendo a teoremi di pessimo gusto, senza che nessuno si porgesse il problema del fatto che “La Trattativa” era reato da codice penale o non era reato? Adesso non ci resta che aspettare per potere leggere le motivazioni di questa sentenza e allo stesso tempo capire se si ha intenzione di impugnare impugnarla e ricorrere al giudizio della cassazione per dare un chiarimento  definitivo a tutta questa vicenda.

(fonte immagine: Antimafia 2000)