di Ornella Mallo 28/09/2021

Ritengo che una che ha per padre la rivoluzione francese e per madre quella russa, può fare benissimo a meno di una famiglia, osservò lui. Martha spinse la frizione, lo guardò da dietro quel velo che, non c’era dubbio, s’era interposto fra lei e il resto del mondo, e dopo una breve pausa: – Ecco una battuta davvero intelligente, convenne.” In questo breve dialogo tra il giudice Maynard e la protagonista, Martha Quest, è concentrato il senso del romanzo “Un matrimonio per bene”, scritto da Doris Lessing. Mr. Maynard è il magistrato che ha celebrato il matrimonio della ragazza con Douglas Knowell. Simboleggia la società sudafricana contro cui lei si scontra, inquadrato com’è, in modo inflessibile, all’interno degli stereotipi sociali. La scrittrice si serve di questo personaggio come di un contraltare rispetto alla protagonista, che viene descritta nella sua travagliata metamorfosi: da diciannovenne sposa infelice, imbrigliata in un’istituzione che vorrebbe tarparne le ali, a donna ventiduenne, libera ed emancipata. L’uomo appare fin dalle prime pagine del libro: la incontra per strada e, avendola riconosciuta, le chiede come va il suo matrimonio, cogliendo nella sua bocca “una piega di scontentezza”; la affianca per tutta la durata del romanzo, e pronuncia la succitata “battuta intelligente” alla fine della storia, quando ormai gli esiti del matrimonio sono ben chiari. E’ affascinato dall’avvenenza fisica e dalla personalità di Martha, che, senza troppa convinzione, sposa Douglas, suo coetaneo e funzionario dello stato: “mi sono sposata per il fatto che la guerra sta per scoppiare”, afferma. “Se così posso dire, fece Mr Maynard con un sorrisetto che era un invito a esporre i propri pensieri, il novantanove per cento delle persone non sanno affatto perché si sono sposate: lo dico, semmai lei nutrisse l’illusione di essere un caso più unico che raro.” Le vicende si svolgono in una cittadina coloniale dello Zimbawe. Fa da sfondo la Seconda Guerra Mondiale, che gioca un ruolo determinante per l’esito del matrimonio: intanto perché Douglas viene chiamato in guerra, anche se poi di fatto verrà riformato per le sue precarie condizioni di salute, e rimandato a casa; e poi, perché Martha sente crescere dentro di sé un fervore politico talmente forte, da decidere di prendere parte attiva alla nascita del partito comunista nel Sudafrica, sacrificando così il marito e la figlia, che decide di lasciare. E’ quindi un romanzo attualissimo, anche se ambientato in anni lontani nel tempo, perché offre spunti di riflessione sulla condizione della donna, e sul suo rapporto con l’uomo: riflessioni che si allargano anche alla violenza fisica e psicologica che puntualmente viene perpetrata dall’uomo sulla donna, tutte le volte in cui non si vede assecondato nelle sue richieste. Ma non solo: riflessioni sul ruolo che viene affibbiato alla donna dalla società, talmente radicato che la madre della protagonista si rifiuta di accoglierla in casa quando lei fugge dal marito che le alza le mani, dicendole che quella punizione le era dovuta. E’ quindi una riflessione sull’ipocrisia di una certa mentalità, che tende a nascondere quanto viene nei fatti tollerato, come per esempio l’aborto, praticato di nascosto, ma apparentemente aborrito. La scrittrice è abile nel delineare i tratti psicologici dei personaggi, scendendo giù in profondità, non tralasciando alcun dettaglio. Viene fuori così l’irrequietezza di Martha, costretta inizialmente ad assumere un ruolo che non le appartiene: “La lealtà nei confronti dell’amore la obbligava – nel momento stesso in cui il disgusto le dava la nausea – a fingere di non provare delusione né il minimo disgusto. Ma già quell’immagine dell’amante che la società offre alla donna, e che la donna si porta in cuore per tutta la vita, s’era scissa da Douglas, come un’immagine che si distacchi dalla decalcomania immersa nell’acqua.” Resta incinta suo malgrado, perché così si conviene, nella società perbenista di quei tempi: “Martha sentiva la sua carne come qualcosa di scomodo sulle ossa: bruciava e si gonfiava inaspettatamente; sembrava obbedire a propositi suoi propri.” Emerge il contrasto tra la donna, così di ampie vedute, e i salotti-bene che è costretta a frequentare, affollati di donne bon ton che non devono nemmeno permettersi di sognare una vita diversa da quella che conducono, fatta di cene e di assecondamento alle volontà dei mariti. Incinta, si sente oppressa dalla pancia che cresce, e questo non accettare fino in fondo la sua ​maternità incombente, affiora anche durante il parto, in cui le contrazioni dolorose che si alternano allo stato di quiete in cui si arrestano, non sono che una metafora dell’enorme conflittualità che Martha avverte dentro di sé, tra la donna che dovrebbe essere secondo gli schemi sociali, e che subisce forzatamente; e la donna che è, rivoluzionaria e dagli orizzonti politici vasti, che abbracciano la tutela degli indigeni indifesi. Questa ambivalenza si riflette anche nel rapporto fortemente conflittuale con la madre, che rifiuta il modo di essere della figlia, fino a negarle aiuto, prendendo le parti del genero. E nel rapporto con la figlia, Caroline, amata e mal sopportata insieme, nella misura in cui la priva della sua libertà, bisognosa com’è dell’aiuto della madre per la sua crescita. Ma con la figlia si riconcilia, alla fine, pur lasciandola piccolissima nelle mani del padre, quando decide di abbandonare il tetto coniugale. Scrive la Lessing: “Caroline giocava su una stuoia, e Martha intanto le parlava. Aveva l’impressione che la bambina comprendesse perfettamente ciò che le andava dicendo – e più ancora: che ci fosse un solo essere umano capace di comprenderla davvero, e questo fosse Caroline. Fra loro due, lo sentiva, esisteva un legame profondo, fatto di simpatia e comprensione”. La Lessing traccia il ritratto di una donna che ha il coraggio di ribellarsi a una società che impone il sacrificio della donna in quanto tale, scegliendo di rompere un matrimonio per bene, ragionevole, che l’avrebbe resa infelice per tutta la vita, con un uomo che si rivela nella sua piccineria e nel suo egoismo: Douglas sceglie di andare in guerra, per sfuggire al tran tran della vita quotidiana, rivelando di non essere, alla fine, così innamorato di lei, al punto che la tradisce; eppure, quando deluso dall’essere stato riformato torna a casa, non accetta la sua insubordinazione, usandole violenza psicologica, accusandola di flirt inesistenti; e violenza fisica, alzandole le mani. Scrive sempre l’autrice: “[Martha] Constatò con sorpresa che tutte le donne della sua cerchia erano venute da lei, una dopo l’altra, in gran segreto, a dirle che ammiravano il suo coraggio, e peccato che loro non riuscissero a fare come lei. Per loro si trattava solo di buttare a monte un matrimonio mal riuscito: l’aspetto politico della faccenda, quello lo ignoravano. Non s’interessavano di politica, loro.(…) Ognuna di loro, tuttavia, cominciava raccontando la sua vita intima, episodi che Martha mai avrebbe creduto possibili. E come si sfogavano, quanta passione nelle voci basse che divulgavano quei segreti (…); e precisamente perché volevano che lei, Martha, mettesse in piazza la crisi (…) attualmente in corso.” Un libro da leggere, dunque, ben scritto, intenso in ogni sua parte. Nulla viene tralasciato dalla Lessing, che non a caso ha vinto il Premio Nobel per la letteratura. Un libro che sicuramente è a difesa della dignità della donna, e della sua libertà di autodeterminarsi come meglio crede, senza sottostare ai voleri di uomini ipocriti, che hanno solo cura di dipingere di bianco i loro sepolcri, nascondendo il proliferare dei vermi dei cadaveri giacenti all’interno, in decomposizione.

(fonte immagine facebook)

maternità incombente, affiora anche durante il parto, in cui le contrazioni dolorose che si alternano allo stato di quiete in cui si arrestano, non sono che una metafora dell’enorme conflittualità che Martha avverte dentro di sé, tra la donna che dovrebbe essere secondo gli schemi sociali, e che subisce forzatamente; e la donna che è, rivoluzionaria e dagli orizzonti politici vasti, che abbracciano la tutela degli indigeni indifesi. Questa ambivalenza si riflette anche nel rapporto fortemente conflittuale con la madre, che rifiuta il modo di essere della figlia, fino a negarle aiuto, prendendo le parti del genero. E nel rapporto con la figlia, Caroline, amata e mal sopportata insieme, nella misura in cui la priva della sua libertà, bisognosa com’è dell’aiuto della madre per la sua crescita. Ma con la figlia si riconcilia, alla fine, pur lasciandola piccolissima nelle mani del padre, quando decide di abbandonare il tetto coniugale. Scrive la Lessing: “Caroline giocava su una stuoia, e Martha intanto le parlava. Aveva l’impressione che la bambina comprendesse perfettamente ciò che le andava dicendo – e più ancora: che ci fosse un solo essere umano capace di comprenderla davvero, e questo fosse Caroline. Fra loro due, lo sentiva, esisteva un legame profondo, fatto di simpatia e comprensione”. La Lessing traccia il ritratto di una donna che ha il coraggio di ribellarsi a una società che impone il sacrificio della donna in quanto tale, scegliendo di rompere un matrimonio per bene, ragionevole, che l’avrebbe resa infelice per tutta la vita, con un uomo che si rivela nella sua piccineria e nel suo egoismo: Douglas sceglie di andare in guerra, per sfuggire al tran tran della vita quotidiana, rivelando di non essere, alla fine, così innamorato di lei, al punto che la tradisce; eppure, quando deluso dall’essere stato riformato torna a casa, non accetta la sua insubordinazione, usandole violenza psicologica, accusandola di flirt inesistenti; e violenza fisica, alzandole le mani. Scrive sempre l’autrice: “[Martha] Constatò con sorpresa che tutte le donne della sua cerchia erano venute da lei, una dopo l’altra, in gran segreto, a dirle che ammiravano il suo coraggio, e peccato che loro non riuscissero a fare come lei. Per loro si trattava solo di buttare a monte un matrimonio mal riuscito: l’aspetto politico della faccenda, quello lo ignoravano. Non s’interessavano di politica, loro.(…) Ognuna di loro, tuttavia, cominciava raccontando la sua vita intima, episodi che Martha ​mai avrebbe creduto possibili. E come si sfogavano, quanta passione nelle voci basse che divulgavano quei segreti (…); e precisamente perché volevano che lei, Martha, mettesse in piazza la crisi (…) attualmente in corso.” Un libro da leggere, dunque, ben scritto, intenso in ogni sua parte. Nulla viene tralasciato dalla Lessing, che non a caso ha vinto il Premio Nobel per la letteratura. Un libro che sicuramente è a difesa della dignità della donna, e della sua libertà di autodeterminarsi come meglio crede, senza sottostare ai voleri di uomini ipocriti, che hanno solo cura di dipingere di bianco i loro sepolcri, nascondendo il proliferare dei vermi dei cadaveri giacenti all’interno, in decomposizione. Ornella Mallo