Mala tempora currunt, sed peiora parantur diceva Marco Tullio Cicerone ai tempi dell’antica Roma, ed è una frase che al giorno d’oggi calza a pennello. Ciò è riferito agli ultimi fatti di violenza politica accaduti negli ultimi tempi nel nostro paese. Una violenza stupida che affonda le sue radici a dopo la proclamazione della repubblica, quando si permise ai componenti del “disciolto” partito fascista di essere amnistiati e in nome di una democrazia proclamata a quel tempo, dargli la possibilità di entrare in parlamento. Ma il periodo più cruento è stato quello degli anni settanta del secolo scorso, quando gruppi di neo fascisti al grido di “boia chi molla” tentarono una rivolta a Reggio Calabria. Si può dire che questo fu l’inizio palesemente dichiarato di guerriglia allo stato, cominciando quella che sembrava essere una caccia alle streghe,  attaccando in modo sproporzionato nei numeri e nelle azioni quei militanti di sinistra che dell’anti fascismo ne avevano fatto un fattore ideologico, ricevendo dalla resistenza partigiana quei valori di libertà e democrazia per i quali tanto si era lottato. Diventa poi chiaro e sintomatico che ad una azione si contrapponga una reazione, ed è in questo modo che si andò avanti tra imboscate coronate spesso anche dall’assassinio di militanti delle opposte fazioni. Erano quelli i tempi di Concutelli, di Mario Tuti, di Stefano Delle Chiaie i quali di li a poco sarebbero diventati degli assassini. La strage di Milano alla banca dell’agricoltura, di Piazza della Loggia a Brescia durante un comizio sindacale, del treno Italicus, ne furono testimonianza diretta.  Era un neo fascismo quello degli anni settanta che spesso andava a braccetto con i servizi segreti, o le forze dell’ordine, mentre all’orizzonte spuntavano sigle rifacenti alla galassia di estrema sinistra che intraprendevano una strada, quella del terrorismo, che non li avrebbe portati a nulla. Era il periodo della “strategia della tensione”.  Negli anni ottanta ci fu il momento, proprio del connubio tra estremismo nero servizi segreti deviati e massoneria i quali, con l’azione della strage alla stazione di Bologna che causò la morte di 85 persone, evidenziò quella strategia stragista tanto cara alla politica reazionaria dell’epoca . Lasciati questi periodi, è con l’avvento del berlusconismo che si instaura una dialettica di odio contro l’avversario politico e soprattutto verso una parte di italiani. Tutti ricordiamo la famosa battuta detta da Silvio Berlusconi sugli elettori di sinistra che in quanto tali erano dei coglioni. Ma prima di Berlusconi fu la Lega Nord ad inaugurare un linguaggio che aveva poco di politico e molto di razzismo nei confronti dei meridionali in generale. Oggi c’è il comico ligure Beppe grillo che con il suo colorito linguaggio ha dato modo ad una moltitudine di gente  che non aspettava altro che vomitare veleno nei confronti di una classe politica che pur quanto logora ed arrugginita garantisce una buona tenuta della democrazia. E sono questi leader che nell’ultimo ventennio non hanno fatto altro che esacerbare gli animi con i loro modi di esprimersi, per potere avere quella visibilità che in campagna elettorale tocca la pancia di un elettorato che usa questa per rivendicare la propria presenza politica. Gli ultimi fatti accaduti a Macerata, a Palermo ed a Perugia, altro non sono che il frutto del propagandare sicurezza verso una insicurezza da loro stessi costruita.  Difatti, oggi chiunque si sente politico, commentatore, e dispensatore di soluzioni per un paese che da tempo ormai si trascina dentro una crisi di valori di difficile rimembranze, non sapendo cosa ci aspetta domani.

Liborio Martorana