Recensione di Amalia Vingione 27/02/2025
Giuseppe Di Piazza ci regala con Malanottata un noir avvincente e denso di atmosfera, ambientato nella Palermo del 1984, in un periodo in cui la città è segnata da tensioni sociali, criminalità e da un giornalismo che si muove in bilico tra la ricerca della verità e il rischio di pestare i piedi sbagliati.
Il romanzo prende il via con un caso brutale: Veruska, una delle escort più conosciute e desiderate della città, viene ritrovata agonizzante, sfigurata dall’acido e picchiata senza pietà. Quando il giovane giornalista Leo Salinas, soprannominato “Occhi di sonno”, viene a conoscenza della notizia, capisce subito che questa potrebbe essere la grande occasione per la sua carriera. Correre per primo sulla scena del crimine, accaparrarsi l’esclusiva, scavare nel passato e nelle ultime ore di Veruska: tutto questo è il pane quotidiano della cronaca nera, ma per un giovane alle prime armi rappresenta anche il battesimo del fuoco. Salinas si lancia nell’indagine con un misto di ambizione e passione, scoprendo presto che non si tratta solo di un efferato delitto passionale, ma che dietro la morte di Veruska potrebbe esserci qualcosa di molto più grande e pericoloso.
La narrazione segue il ritmo incalzante della sua inchiesta, che si intreccia con il giornalismo di quegli anni: fatto di telefonate convulse, notizie apprese nei bar e nelle redazioni fumose, rapporti tesi con la polizia e, soprattutto, con il potere. Salinas si ritrova ben presto a fare i conti con il lato più oscuro di Palermo, dove le verità più scomode vengono nascoste e dove la linea tra cronaca nera e mafia è sottilissima. Il lettore lo segue passo dopo passo, cercando di rispondere ai sui interrogativi che si accumulano anche nella vita privata.
Uno degli aspetti più affascinanti di Malanottata è proprio il percorso di crescita del protagonista: Leo Salinas non è un investigatore, non è un eroe, ma un giovane reporter che cerca di farsi strada in un mondo difficile, partendo dalla vera gavetta della cronaca nera. Lo vediamo sbattere contro i muri di chi lo canzona, lo vediamo scontrarsi con superiori che vogliono solo notizie vendibili e scritte bene e ancora misurare sulla propria pelle la differenza tra il fascino dell’inchiesta e il pericolo di scavare troppo a fondo. È un racconto di formazione professionale, che mostra quanto fosse complicato essere giornalisti in un’epoca in cui la libertà di stampa era minacciata da forze oscure, in cui la verità era un’arma a doppio taglio e in cui il confine tra il dovere di raccontare e il rischio personale era estremamente labile.
Giuseppe Di Piazza scrive con uno stile asciutto e diretto, con una prosa efficace e ritmata, che tiene il lettore incollato alla pagina. I dialoghi sono taglienti e realistici, i personaggi ben caratterizzati, e l’ambientazione di Palermo è resa con straordinaria vividezza: la città è quasi un personaggio a sé, con le sue strade umide, i quartieri residenziali in contrasto con i vicoli oscuri, i bar affollati di cronisti e informatori, il silenzio inquietante di chi sa e non parla.
Un elemento che rende ancora più interessante il romanzo è il fatto che la vicenda, pur essendo frutto della fantasia dell’autore, si ispira a un reale fatto di cronaca. Questo contribuisce a dare alla storia un senso di verosimiglianza e profondità, trasformandola non solo in un thriller avvincente, ma anche in una riflessione su un’epoca e un contesto storico ben precisi. La Palermo degli anni ’80 era una città attraversata da conflitti, dove la mafia dettava le sue regole, e dove il giornalismo cercava di raccontare la verità spesso a costo della vita.
Malanottata è, dunque, molto più di un semplice noir: è un romanzo che fonde magistralmente suspense, indagine giornalistica e affresco storico, offrendo una lettura coinvolgente e stimolante. È un libro che non si limita a intrattenere, ma che fa riflettere sul ruolo dell’informazione, sulla difficoltà di far emergere la verità in un contesto di omertà e potere, e sul coraggio di chi sceglie di raccontare il mondo senza filtri.
Consigliato a chi ama i thriller a tinte forti, le storie di cronaca e i romanzi che non si limitano a raccontare un mistero, ma che scavano nella memoria di un’epoca e di una città.