Sono momenti particolari quelli che Massimo Ciancimino sta passando in questi tempi. Il figlio dell’ex sindaco democristiano condannato per mafia,  ha subito  l’ennesima condanna per calunnia inflittagli dalla procura di Bologna. Condanna che, se confermata negli altri gradi di giudizio, andrebbe a sommarsi a quella sulla detenzione e il trasporto di esplosivi, infliggendogli un aumento di pena che ha già cominciato a scontare in carcere.

I guai per il figlio dell’ex primo cittadino mafioso, quindi, sembrano non avere fine. Ha dato  loro il via, negli ultimi mesi dello scorso anno con un ridimensionamento, il giudice Marina Petruzzella, che nelle motivazioni della sentenza Mannino dipinge il Ciancimino come un teste poco attendibile“L’analisi integrale delle dichiarazioni di Massimo Ciancimino, come si è già ripetutamente osservato nei paragrafi relativi, ne ha rivelato l’assenza di coerenza e ha reso palese la strumentalità del comportamento processuale del Ciancimino, la gravità degli artifici adoperati per rendere credibili le sue sensazionali rivelazioni e giustificare le sue molteplici contraddizioni e per tenere “sulla corda” i pubblici ministeri col postergare la promessa di consegnar loro il papello, carpirne così la considerazione e mantenere sempre alta su di sè l’attenzione generale, accompagnato nel suo luminoso cammino dalla stampa e dal potente mezzo televisivo, stuzzicati con altrettanta astuzia”. Cit.).

Dopo questa sentenza, che di fatto ha sferrato un bel colpo al processo sulla trattativa, è giunta la condanna a 3 anni e mezzo per la questione dell’esplosivo trasportato con la sua macchina da Bologna a Palermo e per averlo occultato sotterrandolo nel giardino della sua casa, in pieno centro cittadino.

Questa condanna ha, così, annullato l’indulto di cui beneficiava per un’altra pena, quindi adesso Massimo Ciancimino si ritrova a dover scontare quasi 5 anni di reclusione per sommatoria di condanne. Andando a quella degli ultimi giorni,  Ciancimino avrebbe calunniato l’agente dei servizi segreti Rosario Piraino che, come risulterebbe da un’altra sentenza, dovrà risarcire con un indennizzo di ben 50mila euro.

Il figlio dell’ex sindaco di Palermo, infatti, asserì di avere ricevuto minacce dallo 007, definendolo braccio destro del misterioso signor Franco. Ma la procura di Bologna, non avendo trovato alcun riscontro, archiviò l’inchiesta a carico di Piraino, marcando come illazioni false e calunniose le dichiarazioni del figlio di don Vito.

Non ci sono dubbi che quest’altra condanna, seppure in primo grado, sferra un altro non indifferente colpo al processo sulla trattativa, mettendo di fatto il teste principale dell’accusa in una posizione di mera inattendibilità innanzi all’opinione pubblica.

    Liborio Martorana