Sembrerebbe che Totò Riina sia deciso a dare delle risposte alle domande che gli verranno rivolte nell’udienza del prossimo 16 febbraio  dai giudici che stanno conducendo il processo sulla trattativa. Dopo la battuta d’arresto di quest’ultimo per le condanne di Massimo Ciancimino, adesso la dichiarazione di Totò u’curtu sembrerebbe rilanciarne la prosecuzione.

E’ ovvio che in queste ore i dubbi che stanno attanagliando gli addetti ai lavori fanno sorgere qualche interrogativo non indifferente: quali saranno le domande che i giudici porranno all’ex boss di cosa nostra e quali  le risposte che lo stesso darà.

Di certo la notizia tende a mescolare le carte nel prosieguo del processo perché, sino a oggi, anche se qualche volta il boss di Corleone ha già risposto ammettendo la sua appartenenza a cosa nostra e la sua esistenza, oggi con la sua dichiarazione appare come l’unico teste che si dice disponibile a rispondere alle domande tenute in serbo anche per lui.

La richiesta fattagli dal presidente della Corte d’Assise, Alfredo Montalto, relativamente alla possibilitò di sottoporsi all’esame dei pm ha ricevuto la risposta affermativa di certo inaspettata: “Sì, accetto di rispondere alle domande dei pubblici ministeri”.

Non dimentichiamo che Totò Riina, negli anni scorsi, ha sempre inviato messaggi soprattutto all’indirizzo di quei magistrati che si sono occupati del processo sulla trattativa, ma si era trattato di semplici minacce lanciate in un contesto di sicura intercettazione in modo tale che potesse uscire dal carcere e alimentare medianicità a buon mercato.

Ora, su quello che dirà il mafioso corleonese nessuno può saperne niente, ma si possono fare diverse ipotesi. Soprattutto, poi, quella relativa alla possibilità che potrebbe dare vita a eventuali messaggi virtuali.

                                                                                                       Liborio Martorana