In tanti si stanno chiedendo quale futuro dopo le primarie? La domanda è bella ed anche logica, ed è una domanda che dovrebbero porsi anche i dirigenti vecchi e nuovi del partito, al fine di potere dare risposte concrete ai propri elettori.

Finite le elezioni per le primarie del PD, con la vittoria scontata di Zingaretti, il partito dovrà tirare le somme del cambiamento che gli hanno chiesto i votanti, gente che ha voluto tirare fuori gli artigli da mostrare alle compagini di governo. In effetti da più parti si sentiva l’esigenza di uno scatto d’orgoglio ed una voglia di esserci anche di  una certa sinistra, la quale ha voluto mostrare quella  esigenza di svegliarsi da quel torpore che vent’anni di berlusconismo e adesso la parabola grillina ne hanno offuscato il raziocinio e l’azione. Che l’elezione di Zingaretti fosse scontata si sapeva, come si sapeva il risultato risicato dei renziani con tale Giachetti e di Martina il reggente della segreteria dell’ultima ora. Altra cosa scontata è che all’interno del partito si sentiva il bisogno di un cambiamento, di avviarsi verso una nuova fase politica che mettesse al centro i bisogni dei cittadini e non di coloro che vogliono usare il partito per meri scopi individualistici.. Adesso passate le primarie si può dire che tutto è a posto? Assolutamente no. Se prima c’erano schieramenti con il coltello tra i denti adesso costoro si armeranno con armi ben più affilate per cercare di recuperare quello che hanno perso. Ed è inutile che i dirigenti si vantino dei numeri spuntati nei gazebo di domenica scorsa, gli elettori che sono andati a votare non erano mica tutti iscritti al partito, anzi e anche se questo non si può dimostrare, la maggior parte dei votanti erano semplici cittadini che pur di dare il ben servito a Matteo Renzi non hanno esitato ad andare a votare per Zingaretti. Stabilito adesso che il partito ha un nuovo segretario, gli elettori  sperano che costui possa potere fare quelle azioni che incidano sul tessuto sociale, facendo proposte che diano sicurezza a coloro che lo hanno votato. C’è bisogno di un ritorno  al dialogo con i sindacati soprattutto con la CGIL per ridare ai lavoratori quelle certezze che durante il governo Renzi si sono visti togliere. Bisogna ridare fiato ad un partito che una volta era a favore delle fasce più deboli ma che negli ultimi anni sono andati a prediligere frange di borghesia economica nazionale. Ma soprattutto tornare ad essere credibile dentro le cabine elettorali. Se Zingaretti si tirerà su le maniche mostrando discontinuità col passato ed aprendo un dialogo anche e soprattutto con tutte le altre forze di sinistra, allora veramente si potrà pensare ad un vero partito di sinistra, altrimenti, il de profundis che sta dietro la porta non tarderà a farsi avanti ed entrare a porte sbaragliate.

Liborio Martorana

(fonte immagine web)