di Liborio Martorana 14/08/2021

Di quale umanità ha bisogno l’essere umano per  definirsi  tale? Nessuna, perché non esiste una umanità particolare. Esiste solo l’umanità, quella che porta rispetto alle persone ma anche alle cose. Quella umanità che fa stringere il cuore al confronto di una catastrofe dovuta alla guerra, alla mancanza di cibo ed acqua in alcuni dei paesi più poveri, quella umanità che manca a coloro che mettono in subbuglio l’ordine delle cose, quella umanità che manca a coloro i quali, per il loro semplice tornaconto, non esitano a distruggere, uccidere uomini, animali, piante e l’ambiente in generale. In questi giorni di  torrido agosto la mancanza di questa umanità si è mostrata in tutta la sua interezza. Soprattutto ha distrutto ettari ed ettari di verde, causando la morte di piante ed animali. Distruggendo boschi, campagne ed oasi naturali, posti che sono stati creati dalla natura. Prendiamo ad esempio gli incendi che in questi giorni hanno decimato grandi zone boschive del mezzogiorno d’Italia. Quale mano opera dietro i “piromani”? E soprattutto, quali interessi ci sono dietro queste barbare azioni che causano  morte e distruzione?  E di chi sono le colpe e le responsabilità  politiche di chi dovrebbe attivarsi facendo prevenzione ?  Dietro ai piromani c’è quasi sempre la mano della criminalità organizzata che tende a devastare per i propri interessi tutto ciò che può essere riutilizzato per altri più nobili fini. Poi ci sono gli affari che si possono celare dietro la questione della manodopera per il ripristino delle suddette aree. Storia vecchia questa, la quale da troppi anni si è resa responsabile di negligenza e perché no, anche di dolosità. C’è l’affare dei voli dei canadair, quegli aerei di colore giallo che dovrebbero essere gestiti dalle regioni ma che è preferibile delegare ai privati, pagando per questo servizio, a quanto pare, circa 15.000 euro per ogni ora di volo effettuato.

Ma la ciliegina sulla torta è costituita dal futuro  interesse per l’energia fotovoltaica, i “bellissimi” pannelli solari che producono energia elettrica alternativa ma che necessitano di grandi superfici rispetto ad altri tipi di centrali. Già esistono in alcune zone della Sicilia enormi spazi che hanno sostituito, con una grande quantità di pannelli, vigneti, campi di grano e colture agricole che potrebbero fare diminuire, anche se di poco, l’importazione di materie prime.  Bruciando un  bosco, o un grosso pezzo di campagna si crea spazio per l’installazione di questi orribili ed antiestetici pannelli. In questo modo chi ci guadagna sono i proprietari terrieri che affittano o vendono i loro terreni e poi le aziende produttrici di fotovoltaico e coloro che gestiscono questo enorme complesso creato per fare affari. Il problema politico dove sta? Sta nel fatto che bisognerebbe gestire la prevenzione con coscienza e competenza, mettendo sul piatto della bilancia soldi per mezzi e personale che conosca il territorio. Cosa che non viene fatta. Poi, quando ci sono situazioni come quelle che si sono verificate in questi ultimi giorni, la politica, a parte qualche dichiarazione di circostanza, non fa altro che stare a guardarsi il pelo dentro l’ombelico. Le amministrazioni regionali sono molto spesso sorde  e le amministrazioni locali si trovano senza aiuto da parte di coloro che dovrebbero sbracciarsi le maniche e mettersi al lavoro per salvare un patrimonio che è fonte di vita per tutti.

(fonte immagine: Leonardo Cannata)