di Pilar De Tozzi 06/10/2021

Il romanzo “Il principe dello spazio infinito e i misteri di Palermo” e il saggio “Arts therapies and the mental health of children and young people”: l’opera poliedrica di Salvo Pitruzzella

Salvatore Pitruzzella, per tutti Salvo, anni 66, è professore di Pedagogia e Didattica dell’Arte presso l’Accademia delle Belle Arti di Palermo. Ha praticato per anni la drammaterapia in ambiti psichiatrici con adolescenti affetti da disturbi della personalità; insegna questa disciplina presso il Centro ArtiTerapie di Lecco, centro che raccoglie quattro scuole di formazione in arteterapia e promuove la diffusione di queste discipline nel territorio nazionale. Scrittore poliedrico, è autore di romanzi e saggi. Il suo ultimo romanzo “Il Principe dello Spazio infinito e i misteri di Palermo” è stato dato alle stampe lo scorso gennaio. Che romanzo è il suo ultimo? “La trama del romanzo è ossimorica, esile e contorta allo stesso tempo. Risente sicuramente delle influenze di un certo tipo di fantascienza ironica come quella di Kurt Vonnegut, che introducono nella cultura fantascientifica un elemento giocoso. E’ anche una fiaba, perché è il viaggio di un gruppo di eroi alla ricerca della risoluzione di un problema che affligge tutta la comunità e che comporta anche superare delle prove con aiuti soprannaturali vari. E’ dedicato alla città di Palermo e soprattutto alla sua montagna sacra, uno dei miei luoghi del cuore, la vera protagonista del romanzo. Quando l’ho scritto, non pensavo assolutamente a Don Chisciotte; ma devo ammettere che alcune imprese degli eroi del mio romanzo condividono una natura donchisciottesca, sia nell’affrontare eventi misteriosi a cui nessuno crede, sia nell’ostinazione di reinventare sé stessi: rileggendolo, ho capito quanto Cervantes mi avesse segretamente influenzato. Alla fine, è venuto fuori un caleidoscopio di immagini palermitane e non, alcune ormai classiche, comunque filtrate attraverso culture e sensibilità differenti: l’immaginario pop, il neorealismo italiano, il giallo siculo con un piccolo pastiche , il romanzo postmoderno.” L’elevazione dei protagonisti e la loro presa di coscienza che stanno al centro della trama sono di natura solo intima personale o anche sociale? “Intanto devo dire che il termine “eroi” per definire i protagonisti del mio romanzo può essere fuorviante. Essi, come risorse, possiedono soltanto semplici doni di umanità; non hanno capacità o superpoteri particolari. Quello che fanno è quello che farebbe qualsiasi persona dotata di buon cuore; ma è proprio questo che mette in movimento le cose e che permetterà alla fine un coinvolgimento dell’intera comunità.” Passiamo alla raccolta di saggi “Arts therapies and the mental health of children and young people” di cui è coeditore e coautore, uscito proprio. Cosa sono le arti terapie? “Ormai è risaputo che praticare le arti fa bene. Questo lo ha riconosciuto anche l’OMS di recente. Le arti terapie non sono altro che l’applicazione organizzata e consapevole di questo principio, strutturata in modo scientifico ma senza perdere la qualità creativa delle arti cui si fa riferimento. Non è soltanto l’utilizzazione delle tecniche artistiche per fare diagnosi o capire come funziona un certo tipo di psiche, ma anche strumenti di dialogo e di co-costruzione che mirano all’equilibrio emozionale e cognitivo della persona. Le arti terapie sono ormai sperimentate da più di mezzo secolo in tutto il mondo, anche in Oriente, in India, in Cina. Io sono membro delle ECArTE, Consorzio Europeo per l’Educazione alle Arti Terapie, al quale partecipano Università e Centri di Formazione di tutta Europa e che ha promosso una serie di libri ai quali appartiene quello a cui ho collaborato. In questo libro sono descritti svariati approcci ai problemi dell’infanzia e dell’adolescenza attraverso le arti terapie. Questi metodi hanno una particolare efficacia con i bambini e con gli adolescenti perché possono fare a meno dello strumento verbale; utilizzano immagini, suoni, movimenti, improvvisazioni teatrali, che permettono ai soggetti di esprimere i loro problemi in maniera metaforica. Questo consente la giusta distanza per potersi confrontare con essi. Oltre a curarne l’edizione, ho scritto anche un saggio in questa raccolta, in cui spiego l’utilizzazione di un modello derivato dal teatro per capire e affrontare i disturbi dell’età adolescenziale. In esso racconto anche un’esperienza che ho avuto modo di fare nel Centro per adolescenti con disturbi della personalità a Palermo in cui ho lavorato per 17 anni.” Si possono riunire in unità le sue differenti esperienze di autore? “C’è una piccola chicca che lega il romanzo a questo saggio. In questo centro di Palermo, c’era un ragazzo a cui mi ero molto affezionato e che è diventato il modello di uno dei personaggi del libro. Una forma di creatività non invadente e controllata è uno degli strumenti delle arti terapie; nel romanzo ho solo un po’ aperto gli argini e ho lasciato andare il processo creativo più liberamente. L’unità si ricompone nelle mie esperienze di vita stessa.