di Fulvio Fisicaro Palermo, 27/10/2022

Il cuore pulsante del programma di governo della destra italiana è la riforma costituzionale in senso semipresidenziale secondo il modello del sistema francese. L’attuale funzionamento istituzionale dello stato transalpino è basato su una fusione tra presidenzialismo e parlamentarismo, sintesi delle tradizioni storiche del paese, costantemente alla ricerca nel suo esercizio del perfetto equilibrio di potere.

La carica più alta dello Stato è il Presidente della Repubblica. Anche se il titolo è omonimo a quello in uso in Italia, il ruolo istituzionale che assume in Francia è palesemente differente. In primis , viene eletto a suffragio diretto con la maggioranza assoluta dei voti; se nessun candidato la ottiene al primo turno, si va al secondo turno di ballottaggio tra i due più votati. Resta in carica per cinque anni e non può essere eletto per più di due mandati consecutivi. È il vertice del potere esecutivo: presiede il Consiglio dei ministri e ha potere di nomina del Primo ministro e degli altri membri del Governo. Partecipa al potere legislativo con ordinanze proprie e iniziative governative. Ha il potere di indire referendum popolare per l’approvazione di un testo legislativo non approvato dal Parlamento, scavalcandolo. In materia di potere giudiziario, è garante dell’indipendenza della magistratura ma firma i decreti di nomina del Consiglio Superiore della Magistratura, del quale la riforma del 2008 gli ha sottratto la presidenza. Ha il potere di sciogliere le Camere, anche se l’ultima volta che é successo risale al 1996; Le camere, a loro volta, hanno il potere di destituirlo solo per mancanza ai propri doveri incompatibile con il suo mandato.

Il Parlamento partecipa all’esercizio del potere legislativo approvando le leggi di iniziativa propria o governativa. Ha funzione di controllo dell’attività esecutiva del Governo e di valutazione delle politiche pubbliche. È composto da due camere: l’Assemblea nazionale e il Senato.

I 577 membri dell’Assemblea nazionale, detta Camera bassa, sono eletti a suffragio diretto in altrettanti collegi uninominali, con lo stesso metodo maggioritario a doppio turno previsto per l’elezione del Presidente della Repubblica: non è prevista l’assegnazione di seggi su base proporzionale. Il mandato dura cinque anni. Ha il potere di presentare la mozione di sfiducia al Governo, se sottoscritta da almeno un decimo dei membri.

I 348 membri del Senato, detta Camera alta, sono eletti tutti a suffragio indiretto; il collegio elettorale è formato per il 95% da delegati dei consigli municipali e per la restante parte da rappresentanti delle istituzioni nazionali e dipartimentali, con riserva di 12 senatori per la rappresentanza dei francesi all’estero. Dopo l’ultima modifica del 2008, il mandato dura sei anni con il rinnovo di metà della camera ogni tre anni. Il Senato è privo di potere di sfiducia del Governo.

A ben vedere, l’ordinamento francese prevede che l’unico soggetto antagonista politico del Presidente della Repubblica sia l’Assemblea nazionale. Ma i francesi giudicano questo antagonismo come un’imperfezione del sistema. Per favorire la coincidenza del colore politico del Presidente della Repubblica con quello della maggioranza in Assemblea nazionale, essendo questa considerata buona condizione di stabilità politica e di continuità​nell’azione di governo, è prassi consolidata che le elezioni del Presidente della Repubblica e dell’Assemblea nazionale avvengano la prima ad aprile e la seconda a giugno dello stesso anno. Così facendo, l’ultima “cohabitation” , ossia una maggioranza in Assemblea nazionale di colore politico diverso da quello del Presidente, risale a vent’anni fa. In questo quadro, il Presidente della Repubblica francese risulta il completo detentore sia del potere esecutivo che di quello legislativo, capace per ruolo istituzionale di influenzare fortemente il potere giudiziario, quasi del tutto affrancato da ogni responsabilità. L’unico argine al suo potere sarebbe il Senato, nella misura in cui la maggioranza in questa camera possa non coincidere con la dominante; ma non gli è attribuito il potere di sfiduciare il Governo. Insomma: il Presidente della Repubblica francese è oggi simile ad un imperatore eletto per plebiscito.

In buona sostanza, il semipresidenzialismo di modello francese cui il Presidente Giorgia Meloni ha fatto riferimento nel suo discorso programmatico al Parlamento e di cui la destra parla da anni, si è già evoluto nel frattempo in un presidenzialismo. I cittadini d’Italia, vecchi e giovani insieme, devono chiedere al Presidente Meloni un’immediata chiarezza sulle riforme costituzionali che ha in programma. Quali elementi del sistema francese intende importare in Italia? Intende modificare le attribuzioni del Presidente della Repubblica e introdurne l’elezione a suffragio diretto? Intende modificare il Parlamento? Vuole adottare il sistema maggioritario francese per l’elezione della Camera dei Deputati, togliendo ogni spazio al proporzionale? Vuole riprendere il vecchio broccardo del Senato delle Regioni, eleggere i senatori con il voto indiretto dei politici locali e vuole privarlo del diritto di sfiducia al Governo? O invece vuole l’elezione a suffragio diretto del Presidente del Consiglio, come proposto al Senato da Renzi, mantenendo (forse…) invariate le altre fondamenta dell’architettura istituzionale? Intende ispirare il suo progetto di riforma costituzionale al modello francese nel suo complesso o attraendo nella Costituzione italiana solo alcuni degli istituti francesi?

Ogni paese ha un ordinamento che corrisponde alla sua storia e alle sue tradizioni culturali e politiche. A prima vista, il sistema francese sembra troppo napoleonico per un paese culla della democrazia, con tradizioni parlamentari tra le più antiche della storia dell’uomo, abituato al dialogo e al confronto, ispirato al modello politico della sintesi, maestro della dialettica e dell’oratoria, qual è il nostro paese. L’Italia intera attende una chiara risposta.

(fonte immagine: open.online)