di giandiego marigo 27/02/2021

Mi hanno dato del Savonarola in bilico su un palco di cassette della frutta; ho risposto che se proprio devo bruciare come eretico preferisco grandemente Giordano Bruno. Perdonate l’escursus, ma serve per stigmatizzare un comportamento. Chi lo ha fatto è un vecchio “compagno di strada”, uno delle occupazioni, un 68ttino, uno che condivise poi con me la militanza in Avanguardia Operaia. Come si cambia con il tempo! Certo anche io sono cambiato, tutti lo facciamo in un modo o nell’altro. Però è strano quando un “ribelle” si trasforma in un “guardiano dai balconi”. Smetto di riferirmi a me stesso ed alla mia vita, anche se , in questo caso, viene usata solo come esempio. Quello che mi interessa è il fenomeno non le persone che lo “trasportano” persino quando, come in questo caso, sono stati, per me allora ragazzo, dei riferimenti. Quello di cui voglio parlare è quella cosa che ci trasforma… un po’ tutti, chi più, chi meno da rivoluzionari a conservatori. Non parlo solo del macrocosmo, dove questo fenomeno è ai limiti della vergogna, con interi comparti del presunto pensiero progressista mondiale convertiti al liberismo ed alle leggi di mercato; parlo del microcosmo delle nostre anime (che poi tanto micro non è) , di quella cosa, che ci ha trasformati in ignavi impauriti e mascherati, alla ricerca spasmodica di una panacea miracolosa. Generalizzo ovviamente, so benissimo che i libertari esistono, che quelli che rimangono ostinatamente a-sistemici, fortunatamente ed a volte superano anche i limiti pesanti dell’età. Parlo di quelli che popolavano le nostre piazze, che pur nell’illusione d’essere il mondo intero rappresentavano una “consistente minoranza” e condividevano apparentemente una visione di mondo “Altro”. Si badi che questa visione aveva premesse filosofico-spirituali, anche se ad esse non veniva data sufficiente importanza, non era solo un “atteggiamento tipico” della gioventù, ma una visione appunto, aveva una consistenza che si riverberava sui comportamenti (non sempre e non su tutti purtroppo), da cui ci si aspettava, quantomeno, uno scatto condiviso uno step generale del concetto di umana civiltà… e invece no! Basta un muro caduto ed un riflusso generalizzato a giustificare? Non credo! Non per il modo di porsi, per la maturità spirituale, per lo spirito di accettazione d’un pensiero diverso e di minoranza, non per il rifiuto di comportamenti da “maggioranza silenziosa” , non per il perbenismo bacchettone e per l’intolleranza normalizzata… no, non giustifica. È forse come la smemoratezza dei sionisti che dimentichi dei progrom e dei lager, ripropongono la medesima cura ai palestinesi… in nome della propria memoria distorta? ​ È come il comportamento degli stalinisti in Spagna contro i libertari? È l’eterna mancanza di chiarezza su cosa, realmente sia il cambiamento? Oppure è la rassegnazione, l’accontentarsi, l’essere, di fatto, sconfitti al punto d’accettare di divenire i Kapò del proprio campo di detenzione pur di sopravvivere? Certamente è una mancanza di chiarezza sulle premesse, una rivoluzione senza rivoluzionari, che si è fermata alla superficie,senza cambiare gli uomini che la trasportavano e li lasciati lì, così, uguali al nemico nel profondo… incapaci di cambiare se stessi dentro al cambiamento, sinché il cambiamento stesso si è riassorbito da sé. Il potere si è certamente sforzato nell’eliminarci, ma lo abbiamo molto aiutato, sino ad eliminarci da soli per mancanza di motivazioni. Ed oggi siamo/siete qui (consentitemi d’usare la seconda persona plurale, perché io, con altri, sicuramente non sono sui vostri stessi balconi a cantare) incapaci di tollerare il dissenso, primi censori e guardiani voi… molto più Savonarola e Calvino di questo umile Giordano Bruno. Il potere si è ritrovato con il silenzioso assenso servito su un piatto d’argento, gli è bastato spaventare solo un poco e mostrare l’idea di una panacea universale per conquistare il consenso. Chiediamoci perché, ma soprattutto chiediamoci come mai non ci sia nessuno, al di là di alcuni movimenti troppo spesso strumentali e strumentalizzati, a contrastarne il passo, realmente… nei contenuti, nella filosofia e nella spiritualità. Nelle cose alte e di contenuto, quelle che fanno cultura d’alternativa ed il dissenso si limiti a scoppietii estemporanei troppo spesso corporativi. O quantomeno perché siano così pochi, tanto da essere definiti pazzi, quelli che sono disposti a fare “diversità” . Dal “Savonarola della bassa padana, sulle sue cassette della frutta” è tutto!

(fonte immagine: web)

È come il comportamento degli stalinisti in Spagna contro i libertari? È l’eterna mancanza di chiarezza su cosa, realmente sia il cambiamento? Oppure è la rassegnazione, l’accontentarsi, l’essere, di fatto, sconfitti al punto d’accettare di divenire i Kapò del proprio campo di detenzione pur di sopravvivere? Certamente è una mancanza di chiarezza sulle premesse, una rivoluzione senza rivoluzionari, che si è fermata alla superficie,senza cambiare gli uomini che la trasportavano e li lasciati lì, così, uguali al nemico nel profondo… incapaci di cambiare se stessi dentro al cambiamento, sinché il cambiamento stesso si è riassorbito da sé. Il potere si è certamente sforzato nell’eliminarci, ma lo abbiamo molto aiutato, sino ad eliminarci da soli per mancanza di motivazioni. Ed oggi siamo/siete qui (consentitemi d’usare la seconda persona plurale, perché io, con altri, sicuramente non sono sui vostri stessi balconi a cantare) incapaci di tollerare il dissenso, primi censori e guardiani voi… molto più Savonarola e Calvino di questo umile Giordano Bruno. Il potere si è ritrovato con il silenzioso assenso servito su un piatto d’argento, gli è bastato spaventare solo un poco e mostrare l’idea di una panacea universale per conquistare il consenso. Chiediamoci perché, ma soprattutto chiediamoci come mai non ci sia nessuno, al di là di alcuni movimenti troppo spesso strumentali e strumentalizzati, a contrastarne il passo, realmente… nei contenuti, nella filosofia e nella spiritualità. Nelle cose alte e di contenuto, quelle che fanno cultura d’alternativa ed il dissenso si limiti a scoppietii estemporanei troppo spesso corporativi. O quantomeno perché siano così pochi, tanto da essere definiti pazzi, quelli che sono disposti a fare “diversità” . Dal “Savonarola della bassa padana, sulle sue cassette della frutta” è tutto!