Non sembra essere una rapina da disperati quella messa a segno l’altra sera intorno alle 21.30  al bar di Francesco Massaro. Piuttosto, visto il numero di rapinatori scesi in campo sembra che sia un’opera di avvertimento verso un imprenditore che nel 2015, dopo avere subito un’altra rapina dichiarò che mai avrebbe pagato il pizzo. Francesco Massaro noto giornalista, da qualche anno ha deciso di gestire l’attività di famiglia, il bar caffetteria che sta proprio all’inizio del viale delle Scienze. Un locale frequentatissimo ai margini del quartiere Santa Rosalia, un locale che dà da vivere a diversi dipendenti e di conseguenza attira le attenzioni delle famiglie che gestiscono il racket delle estorsioni nella zona. Come dicevo sopra, Francesco Massaro si è esposto pubblicamente con le sue dichiarazioni contro il pizzo e di certo questo ha attirato le attenzioni della famiglia di Pagliarelli. Detta famiglia è stata quasi decimata dagli arresti nelle varie operazioni, portando persino all’arresto del boss Nicchi(u picciutteddu), raffinato killer di mafia, ma ovviamente è come una medusa, la quale tagliata una testa subito le si ricresce. Tornando alla rapina fatta al bar Massaro è chiaro che si pongono diverse riflessioni: il periodo in cui questi hanno agito ed il numero dei rapinatori. Di solito certe rapine avvengono sotto le feste comandate, perché le famiglie devono fare bella figura con quelle dei carcerati e per rimpinguare le casse dell0organizzazione. Un po’ come quelle aziende che a Natale regalano il panettone ai propri dipendenti ed a Pasqua la colomba con annesso ramoscello di ulivo simbolo di pace. Sono ben sette il numero dei rapinatori, il chè non è indifferente, perché in questo caso a prescindere della entità del bottino, un numero di soldati cosi consistente significa una prova di forza da parte della famiglia mafiosa della zona. E dunque significa che la caffetteria se vuole lavorare tranquillamente, deve sottostare al giogo del racket. Purtroppo. Mentre la politica si affanna a cercare di occupare qualche posto al sole.

Liborio Martorana

 

(foto fonte web)