1.  introduzione: che cos’è il cinema
    2.    cinema e psichiatriainiziamo questo ciclo di trasmissioni sul cinema e la società. Come dice lo stesso titolo della trasmissione parleremo di film conosciuti e probabilmente visti e rivisti. Tuttavia, prendendo spunto da un aspetto sociale, culturale o politico che ci sembra particolarmente interessante, vedremo come il cinema ha affrontato tale argomento. O meglio come l’argomento prescelto è stato di volta in volta rappresentato sullo schermo

    Prima di iniziare a discutere, ci sembra opportuno fare una breve introduzione su cosa è il cinema, almeno come a noi pare.
    Il cinema, è stato detto, è come uno specchio. Il mondo vi si trova semplicemente riflesso. Ma è stato anche detto che il cinema è sogno, è invenzione. Effettivamente realismo e fantasia, nel cinema si toccano, fino a fondersi. Il cinema può mostrarci il riflesso di un mondo e, sempre nel cinema, si può ritrovare, comunque, l’immagine di un mondo credibile. Nessun’altra arte è stata mai legata alla realtà come il cinema. Certamente anche la pittura è legata alla realtà. Un romanzo riproduce, in un modo o nell’altro, un mondo riconoscibile, fatto di personaggi e delle loro storie. Il cinema, però, è legato alla realtà attraverso un legame speciale: la finzione.
    Il massimo di realismo coincide, nel cinema, con il massimo di finzione. Più la macchina da presa viene annullata, più le realtà sembrano, come nel Neorealismo italiano, presentarsi al naturale e più, in effetti, si è realizzato l’artificio. La finzione della realtà è stata posta davanti ai nostri occhi in forma di immagine su grande schermo. Ma in fondo che cos’è la realtà? È la realtà rappresentata in un film come Fino alla fine del mondo di Wim Wenders o è quella di Rossellini? La realtà che diciamo essere quella vera non è anch’essa una rappresentazione, non è anch’essa il prodotto della nostra immaginazione, delle nostre aspettative, dei nostri stati d’animo? Ma, allora, le parti si invertono. Il cinema diventa una forma della realtà. La rappresentazione estetica del mondo può aggiungere degli aspetti nuovi al mondo che definiamo reale.

    Prima di iniziare le trasmissioni però è necessario affrontare in poche parole alcune nozioni di carattere tecnico.
    LE COMPONENTI DEL CINEMA
    Le componenti essenziali della struttura filmica, cioè gli elementi che entrano a costituire l’ insieme del film sono:
    una COMPONENTE VISIVA : il cinema si serve infatti di immagini. Questa componente visiva è dinamica, in quanto si sviluppa e trasforma nel tempo; a campo variabile, in quanto si può variare a piacere la porzione di realtà rappresentata; bidimensionale o più recentemente tridimensionale;

    una COMPONENTE VERBALE : essa può essere presente come didascalia scritta, come avveniva nei primi film muti, o come parlato
    una VICENDA O INTRECCIO : cioè dei fatti che vengono narrati.
    dei PERSONAGGI
    una COMPONENTE SONORA : musiche e rumori.
    Di questi elementi , solo il primo però è essenziale . Vi possono essere film senza sonoro e senza parole ( film muti ), senza personaggi e senza intreccio ( come alcuni documentari ). Ciò che caratterizza il Cinema è soprattutto la visibilità, cioè la presenza di immagini, il dinamismo o movimento di queste immagini, la varietà di campo, cioà di ampiezza, con cui la realtà può essere ripresa.
    L’ ILLUSIONE FILMICA
    Il cinema esercita sul pubblico una particolare suggestione, per l’ illusione di realtà che lo caratterizza. Se noi leggiamo un romanzo, ci rendiamo conto della presenza dello scrittore, che ha ricostruito e narrato una vicenda con il mezzo della parola. Nel cinema , invece, la presenza della fotografia e del movimento in genere, crea l’ impressione che non ci si trovi di fronte ad una finzione : la realtà sembra direttamente trasferita sullo schermo. Si tratta solo di un’ illusione di cui è bene essere consapevoli per affrontare in modo critico e cosciente lo spettacolo filmico e non lasciarsene trascinare passivamente.
    IL LINGUAGGIO FILMICO
    Normalmente usiamo il termine ” linguaggio ” per indicare la facoltà che hanno gli uomini di parlare con i propri simili. L’ uomo può però comunicare in molti altri modi: con i segni, con i colori. La pittura , la poesia, la musica sono altrettanti modi di comunicare, di trasmettere i messaggi. Il cinema può essere considerato anch’esso un sistema di comunicazione . Come il linguaggio è composto da una serie di ” segni ” ( le parole ) che vengono combinate secondo determinate norme grammaticali, così anche per il cinema possiamo parlare di segni ( le immagini ) che sono combinati in successione logica.
    Nelle prossime puntate affronteremo altre tematiche più strettamente tecniche.
    Cinema e psichiatria apre la serie delle trasmissioni.

    L’industria cinematografica ha mostrato da sempre un notevole interesse per la medicina e soprattutto per la psichiatria. Cinema e psichiatria, nati nella stessa epoca, hanno fin dall’inizio condiviso lo stesso soggetto: pensieri, emozioni, motivazioni, comportamenti e storie di vita rappresentano per l’uno e l’altro la principale, complessa, materia di studio. Freud si dimostrò poco interessato al cinema, rifiutando una offerta di consulenza del regista Georg Wilhelm Pabst per un film che avrebbe dovuto aumentare l’attenzione pubblica nei confronti della psicoanalisi. Fu Hans Sachs, suo allievo, nel 1926, a collaborare alla stesura del soggetto del film, e fu censurato da Freud. Il risultato di tale collaborazione fu I misteri di un’anima, film che rappresenta il primo tentativo di presentare sul grande schermo la teoria e la pratica psicoanalitica.

    Negli anni successivi, con la tendenza ad una crescita costante, la figura dello psichiatra diviene sempre più presente e diffusa nel cinema americano. Questo dato potrebbe rappresentare il fascino crescente di Hollywood per l’establishment psicanalitico che, proprio in quegli anni, rese gli psichiatri personaggi autorevoli che spiegavano le ideologie americane o, d’altro canto, malvagi ciarlatani con accento europeo che le confermavano, mostrando agli spettatori alternative inaccettabili.1

    La predilezione di Hollywood per gli psichiatri è legata inoltre, secondo Glen e Krin Gabbard, alle risorse che tali figure offrono in termini di struttura e manipolazione della trama: lo psichiatra opererebbe la funzione di una “ficelle” (la fune con la quale vengono mossi i burattini), simile a quella, descritta da Henry James, utilizzata nei romanzi per meglio definire i personaggi importanti attraverso l’uso di figure scialbe e poco caratterizzate.1 La presenza di un personaggio come lo psichiatra può facilitare il ricorso a confessioni inaspettate o a rivelazioni imprevedibili, e può far comprendere la tendenza da parte dei protagonisti a comportarsi secondo motivazioni seppellite in un passato traumatico o in una mente disturbata. Una volta compreso appieno il potenziale offerto dalla presenza degli psichiatri all’interno del film, i registi non hanno esitato a inserirli in pellicole di generi tra i più disparati, dal melodramma al film poliziesco (Vicolo cieco [1939]), dai film di fantascienza e dell’orrore fino ai western, ai musical (Girandola [1938]), o/e a quelli di genere pornografico (Gola profonda [1972].2
    Nelle trasmissioni verranno trattati i seguenti capitoli:
    La rappresentazione dello psichiatra e della psichiatria
    Stereotipi e archetipi
    La rappresentazione degli istituti psichiatrici
    La rappresentazione della terapia
    La rappresentazione della malattia mentale