di Liborio Martorana 12/04/2021

Che la storia della inchiesta su Pino Maniaci estortore fosse più fasulla di una moneta da tre euro era troppo chiaro fin dall’inizio, soprattutto per coloro che di Pino ne hanno una minima conoscenza. Di Pino Maniaci, lo scassa minchia con la televisione, si può dire che gli piace stare sul palco a parlare male di mafia, mettersi in mostra e concentrare le sue energie in un giornalismo investigativo di grande fattura dietro i mezzi messi a disposizione dell’emittente Telejato da lui creata  in quel territorio partinicese dove tempo fa si scoprì che si consumava più zucchero che in tutta la Sicilia, potenza del fatto che il vino si può fare anche con l’uva. Ma queste sono storie vecchie, come vecchie sono le decine e decine di denunce da parte della Distilleria Bertolino, messa in stato d’accusa  dall’emittente di Pino. Decine e decine di servizi contro la distilleria rea di inquinamento ambientale. Dicevamo che queste sono storie vecchie mentre le accuse mosse nei confronti di Maniaci sono roba fresca, e sono la conseguente ritorsione dell’inchiesta sul cerchio magico della giudice Silvana Saguto sulla gestione ballerina dei beni sequestrati alla mafia, una gestione a quanto pare fatta con amici e parenti. Su questa tipologia di gestione ci ha messo gli occhi e lo zampino Pino Maniaci con la sua televisione, denunciando all’opinione pubblica le mal vessazioni che i gestori facevano. Quindi diventa chiaro il fatto che dopo avere scoperchiato la pentola d’oro  gli accusati in accordo tra di loro cercassero un modo per fermare il giornalista partinicese. Ed il modo lo hanno trovato , utilizzando la modalità della contro denuncia registrando un dialogo tra Maniaci ed il sindaco del paese. Un dialogo dove Maniaci chiedeva le sue spettanze per dei servizi pubblicitari fatti in televisione ad una attività della moglie del sindaco. Dialogo avvenuto nella stanza del sindaco, farcita di microfoni e di registratori. Da qui è scattata l’inchiesta che avrebbe dovuto vedere Pino Maniaci distrutto nelle sue inchieste. L’inchiesta con relativo processo è durata ben cinque anni, cinque anni di inferno che alla fine hanno visto l’assoluzione del giornalista. Certo adesso, Pino con tutta la sua famiglia meriterebbero almeno delle scuse se non un risarcimento per tutto il tempo passato dietro gli attacchi delle male lingue. Come faranno queste persone a camminare per le strade del paese? Avranno o no la dignità di riconoscere il loro errore? Ne dubito.

(fonte immagine: web)