di Fulvio Fisicaro Palermo, 14 ottobre 2021

La crisi delle grandi aziende trascina a fondo anche l’indotto, termine generico in uso nel linguaggio politico economico che però ha il viso, la carne, le ossa e le lacrime dei lavoratori che perdono il diritto al lavoro per avvenimenti economici lontani. Il caso Almaviva Contact a Palermo fa scuola. I 622 lavoratori dello storico call center dell’Alitalia, arrivato in passato a impiegarne più di 700, sono stati travolti dal processo di trasformazione del loro principale contraente. Dopo vent’anni di qualificato servizio, il loro posto di lavoro è a rischio. Oggi Alitalia chiude i battenti e ITA prende il suo posto. Come quello di Alitalia, anche il suo azionariato è tutto in mano al Ministero dell’Economia e della Finanza. Nel quadro del trasferimento delle competenze, la nuova compagnia bandisce ad agosto una gara d’appalto per il servizio di call center rifiutandosi di inserire la clausola sociale prevista dalla legge 11/2016, fatta apposta per garantire la continuità occupazionale in questi casi. Secondo ITA, la fattispecie non è pertinente perché i due committenti sono diversi. Covisian, uno dei principali player nel settore dei call center in Italia, vince l’appalto con un ribasso di prezzo. Senza clausola sociale, il vincitore può assumere chi vuole e non è tenuto ad impiegare i dipendenti altrui. Tutti i lavoratori di Almaviva Contact Palermo sarebbero di fatto in esubero. Ma la discontinuità, peraltro necessaria al rispetto della normativa europea, appare alquanto artificiosa. C’è un’evidente continuità d’appalto e di servizio che non si può certo oscurare. Per fare valere il proprio diritto al lavoro, i dipendenti di Almaviva hanno proclamato uno sciopero permanente sino al 15 ottobre e hanno manifestato facendo sentire la propria voce in tutta la città: davanti alla sede di Covisian, alla Prefettura, al Teatro Massimo. I Sindacati hanno ottenuto un tavolo di trattativa con l’intermediazione e la vigilanza del Ministero del Lavoro. Covisian ha proposto un piano di riassorbimento a scaglioni di tutti i lavoratori entro la fine del 2023, ma con un taglio del 15 per cento del profilo orario, almeno 15 per cento di ammortizzatore sociale e una parziale rinuncia agli scatti di anzianità maturati. Chiediamo a Emiliano Cammarata, Segretario cittadino del SLC CGIL e RSU Almaviva Palermo, quali sono le richieste del Sindacato. “Il Sindacato chiede l’applicazione della clausola sociale in formula piena, senza se e senza ma. Chiede l’applicazione di una legge dello Stato. Il paradosso è che lo Stato sta cercando di aggirare le stesse norme che si è dato! Covisian deve assumere tutti subito. Gli eventuali problemi di volumi di lavoro andranno gestiti con gli strumenti che il Ministero del Lavoro mette a disposizione, ossia Fondo nuove competenze o​ ammortizzatori sociali. Se i lavoratori dovessero rimanere in Almaviva verrebbero posti in ammortizzatore sociale a zero ore, ossia 100 per cento, per diventare esuberi strutturali, destinati ad un sicuro licenziamento.” A che punto è la trattativa con il Governo? L’incontro dell’altro ieri presso il Ministero del Lavoro a Roma non ha registrato sostanziali avanzamenti. Il Governo si è impegnato a presentare entro poche ore una nuova proposta che possa essere accettabile anche sulla base delle rivendicazioni sindacali. Silvia Cammarata lavora ad Almaviva dal 2001; è stata assunta in occasione della commessa Alitalia. Come vivono la crisi i lavoratori? “Il grado di professionalità del personale Almaviva è altamente qualificato; tutti professionisti del settore forniti di più che adeguato titolo di studio. Nel tempo, abbiamo gestito con efficacia tutti i mercati esteri di Alitalia, e molti di noi parlano più lingue. Che queste professionalità vengano svilite o peggio annichilite da questa offerta indegna è un depauperamento del tessuto sociale, umano e personale. Da un lato, Covisian vuole spendere poco; ha vinto la commessa sul prezzo. Dall’altro, chiede alta professionalità. Bene: quella professionalità in Almaviva c’è. E deve essere rispettata e adeguatamente retribuita. Noi siamo tutti pronti a fare la nostra parte. Più di 600 famiglie vivono nell’incertezza; ci sono casi di moglie e marito che lavorano nella stessa azienda, o di famiglie monoreddito. Non voglio neanche pensare alla profonda disperazione nella quale tutti noi rischiamo di cadere. Siamo consapevoli della difficoltà della trattativa, ma anche dei nostri diritti.”

(fonte immagine: Palermo mania.it)

ammortizzatori sociali. Se i lavoratori dovessero rimanere in Almaviva verrebbero posti in ammortizzatore sociale a zero ore, ossia 100 per cento, per diventare esuberi strutturali, destinati ad un sicuro licenziamento.” A che punto è la trattativa con il Governo? L’incontro dell’altro ieri presso il Ministero del Lavoro a Roma non ha registrato sostanziali avanzamenti. Il Governo si è impegnato a presentare entro poche ore una nuova proposta che possa essere accettabile anche sulla base delle rivendicazioni sindacali. Silvia Cammarata lavora ad Almaviva dal 2001; è stata assunta in occasione della commessa Alitalia. Come vivono la crisi i lavoratori? “Il grado di professionalità del personale Almaviva è altamente qualificato; tutti professionisti del settore forniti di più che adeguato titolo di studio. Nel tempo, abbiamo gestito con efficacia tutti i mercati esteri di Alitalia, e molti di noi parlano più lingue. Che queste professionalità vengano svilite o peggio annichilite da questa offerta indegna è un depauperamento del tessuto sociale, umano e personale. Da un lato, Covisian vuole spendere poco; ha vinto la commessa sul prezzo. Dall’altro, chiede alta professionalità. Bene: quella professionalità in Almaviva c’è. E deve essere rispettata e adeguatamente retribuita. Noi siamo tutti pronti a fare la nostra parte. Più di 600 famiglie vivono nell’incertezza; ci sono casi di moglie e marito che lavorano nella stessa azienda, o di famiglie monoreddito. Non voglio neanche pensare alla profonda disperazione nella quale tutti noi rischiamo di cadere. Siamo consapevoli della difficoltà della trattativa, ma anche dei nostri diritti.”