Non c’è pace per il Movimento Cinque Stelle. Diciamo che, tra Roma e Palermo, il gioco finisce in parità. La Palermo grillina, per esempio, è divisa in due parti. Sono due, infatti, i gruppi penta stellati che operano nella nostra città. Uno è quello che fa riferimento agli indagati della Procura di Palermo per l’affaire delle firme false  presentate alle comunali del duemila dodici a Palermo. L’altro gruppo fa riferimento all’onorevole Trizzino, deputato all’Assemblea Regionale Siciliana.

Tiziana Di Pasquale

Tiziana Di Pasquale

Tutti e due i gruppi hanno già un proprio candidato per la poltrona di sindaco di Palermo, riconducibili all’ingegnere Tiziana De Pasquale per il gruppo nutiano, mentre all’avvocato Ugo Forello per quello trizziniano.

Due gruppi che si fanno la guerra con tanto di coltelli tra i denti, per ora sulla gestione di simboli e di siti che gestiscono gli aderenti al M5S palermitano. Una guerra che difficilmente potrà essere mitigata  e appianata, la quale sommata a quella romana pone il movimento in una situazione di instabilità nei confronti degli elettori e diventa difficile pubblicizzare patenti di assoluta integrità di linea etico- politica.

E, mentre a Roma si consuma la debacle grillina con le nomination raggiane, il passaggio di una consigliera penta stellata del XII municipio tra le file di Fratelli d’Italia e la bocciatura del bilancio preventivo del 2017-2019, gli aficionados del pensiero grillino stanno zitti e muti aspettando una qualche indicazione del guru del movimento, Beppe Grillo.

Il capo grillino, però, in questo momento si trova tra l’incudine e il martello perché, se da un lato potrebbe esercitare il principio di veto verso la Raggi e gli indagati palermitani, da un altro lato non crediamo possa permettersi di perdere il gruppo nutiano e quello trizziniano assieme alla città di Roma, dopo avere perso Parma con Pizzarotti. E allora, la migliore strategia diventa quella del silenzio su tutte le situazioni. Silenzio da parte di Grillo, ma anche dai principali portavoce, Di Maio e Di Battista, con la magra figura acquisita dopo l’arresto di Marra.

Dopo i fattacci di qualche anno a questa parte, appare sempre più chiaro che il Movimento 5 Stelle sembra utilizzare due pesi e due misure quando deve attaccare gli altri, diventando accondiscendente quando si tratta di fatti e misfatti dimoranti dentro le proprie mura.

A Palermo, per esempio, sembra che i cosiddetti sospesi dai probiviri partecipino ad attività pubbliche del movimento stesso. Questo non dovrebbe essere possibile, perché se  sospesi dal movimento, seppure in via cautelare, dovrebbero girare al largo dai banchetti. Non si può, quindi, giustificare il fatto che, essendo cittadini possono essere partecipi in quanto tali. A Roma, quanto combinato dalla Raggi ha messo il movimento alla berlina e alla mercè di coloro che vogliono farne pezze da piedi.

Possiamo dire che in fondo, se andiamo a visionare i principi di intransigenza dei grillini, vi troviamo tutti quei punti che in altre occasioni avrebbero adoperato nei confronti dei propri militanti eletti in parlamento e rei di avere trasgredito questi ferrei principi. D’altronde i Cinque Stelle sono abituati di fare degli avversari politici dei nemici a trattare con odio e terrore verbale, mentre con  la loro forme di etica irreprensibile, dove solo loro, con il loro non partito azienda, sono i buoni e tutto il resto è marcio e fanno come se nulla fosse accaduto.

Liborio Martorana